PREVENZIONE, FARMACI PROIBITI E ASSICURAZIONI
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Vi scrivo in una sera di fine estate e l’idea di scrivere questo articolo è iniziato da una cosa che mi è successa e che poi ho voluto approfondire.
Ero in farmacia e un giovane uomo (era sui 30 anni circa) raccontava che la pillola per il colesterolo doveva comprarla ( prezzo sotto i 10 euro) perché per l’età e senza patologie, anche se con un’ipercolesterolemia con valori molto alti, la asl non passava il farmaco gratuitamente per una nota di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).
Ecco li ho pensato “e la prevenzione?” perché anche senza patologie e con un’età che non arriva ai 65 anni (a questa età e con patologie è gratis), le arterie possono ostruirsi e l’infarto arriva. Poi però ho pensato ai tempi di attesa che vanno da un anno all’altro per una mammografia in strutture pubbliche (chi mi ha letto in passato sa che scrivo dalla Puglia e credo che almeno nelle regioni del sud le cose non vadano meglio) e ho capito da tempo che la prevenzione, quella vera, riesce a farla chi accede a strutture private avendo una discreta possibilità economica o ha un’assicurazione sanitaria.
In questi giorni ho parlato con medici e direttori o ex direttori sanitari e con mia sorpresa da nord a sud le cose non sono tanto diverse o lo sono ma non in maniera abissale.
Da 20 anni il Servizio Sanitario Nazionale viene pian piano smantellato e al suo posto stanno nascendo forme di privatizzazione che riguardano non solo strutture ospedaliere private che fanno parte di “multinazionali della salute” ma ora anche le farmacie già sostituiscono e sostituiranno ancor di più servizi e prestazioni che prima erano delle ASL o semplicemente del medico di medicina generale, con tempi brevissimi ma a pagamento. Forse qualcuna/o storcerà il naso ma io non me la prendo con chi vuole fare impresa a livello sanitario ma con chi ci ha portato a dover scegliere se aspettare un anno per una tac con mezzo di contrasto o fare le rate con una finanziaria per pagarla nel privato.
Voi mi direte che ci sono tempi massimi di attesa, io vi dico di provare (almeno nelle regioni del sud) a chiamare il CUP in queste zone e ascoltare quello che vi dicono. Io mi chiedo, ma chi non ha soldi per pagare terapie o fare un’assicurazione sanitaria come fa? In tutto questo vorrei informarvi che le persone con disabilità hanno enormi difficoltà nello stipulare un’assicurazione sanitaria (a me hanno detto che avrebbero coperto tutto quello che non riguardava le mie patologie e le altre che potevano insorgere dovevo dimostrare non essere correlate, ho lasciato perdere).
Poi le assicurazioni sanitarie per gli ultra 65 sono costose e non molto convenienti (e comunque si deve avere una pensione più che dignitosa per poterla pagare).
Ritorniamo alla mia domanda “e la prevenzione?”…credo che se ci fosse realmente potremmo evitare gravi patologie e spese doppie per il SSN, ma qui si fa come la cicala e la formica.
Mi fa sorridere quando dicono che alla fine la nostra sanità pubblica finirà e faremo come l’America, perché chi lo dice non si è accorta/o che ci siamo già nel silenzio generale.
Se non torniamo a protestare in maniera forte e decisa, almeno per la nostra salute e quella dei nostri cari, provando almeno a chiedere dove sono i soldi delle nostre tasse che dovrebbero permettere a tutti e non solo i più abbienti a non aspettare su una barella per ore che qualcuno li visiti, stiamo condannando noi stessi e le future generazioni a vedere non la persone che sta male, ma prima se ha o meno soldi o un’assicurazione che possa coprire le spese…una società che non perdona il fatto che tu non sia benestante, giovane e senza disabilità.
Credo alla fine che “prevenzione” sia un’altra di quelle belle parole come “inclusione” quando si parla di persone con disabilità ma che rimangono belle ma vuote di azioni concrete per chi le vive.
Ivana Palieri
Associazione PugliAccessibile –Sportello FLC/Cgil lavoratori disabili – Attivista LGBTQIA+
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