PROCESSO ELETTORALE: REGOLARE SOLO SE VINCE IL NOSTRO CANDIDATO

Alla luce degli ultimi avvenimenti una domanda mi affolla la mente: perché continuiamo a svolgere le elezioni dato che  quando i risultati non ci piacciono le definiamo sempre illegittime o influenzate da paesi esteri?

La narrativa contemporanea definisce i paesi dove c’è un unico partito, vedi Cuba o la Corea del Nord, come dittature nelle quali gli elettori, al momento di votare, non possono scegliere tra un’infinità di partiti come avviene invece nelle nostre democrazie.

Se però alle elezioni vince, nelle nostre democrazie, un partito che non soddisfa le esigenze degli Stati Uniti o dell’ordinato giardino occidentale allora le elezioni sono state frodate, sono stati compiuti atti che anno portato al governo un partito non democratico oppure sono state influenzate da potenze straniere avverse ai nostri democratici principi di libertà e democrazia. Quei principi che ci ostiniamo a esportare nel disordinato mondo fuori dai  nostri confini a suon di bombe e guerre, quando non riusciamo a far vincere il nostro candidato alle elezioni.

Gli ultimi avvenimenti, e sottolineo ultimi avvenimenti perché la storia è piena di elezioni non riconosciute a livello internazionale, sempre dalla stessa parte, nelle quali si è gridato a brogli o frodi, devono farci riflettere.

In Georgia vince il partito Sogno Georgiano, ma siccome ha messo in dubbio l’adesione all’Unione Europea in tempi brevissimi, le elezioni vengono ritenute dagli Stati Uniti e dai loro vassalli europei influenzate dalla cattiva Russia, quindi sono illegittime e da ripetersi fino a quando non vince il nostro candidato. La presidente della repubblica georgiana, Salomé Zurabishvili, il cui mandato presidenziale scade il prossimo 29 dicembre, non riconosce le elezioni parlamentari, seguendo il copione imposto dall’occidente, quindi non riconosce neppure l’elezione del nuovo presidente, l’ex calciatore Mikhail Kavelashvili, unico candidato proposto da Sogno Georgiano perché il parlamento che lo ha eletto, secondo lei, non è legittimo.

In risposta alle dichiarazioni di Salomé Zurabishvili il primo ministro del paese, Irakli Kobajidze le ricorda che se non rispetterà la fine del suo mandato o chiederà la ripetizione delle elezioni verrà accusata di violazione del codice penale e rischia di essere incarcerata. 

Molto peggio è accaduto in Romania dove la Corte Costituzionale prima certifica le elezioni, poi le annulla. Anche qui al primo turno non ha vinto il nostro candidato. La motivazione dell’annullamento è sempre la stessa: interferenza russa. Infatti i servizi segreti rumeni a pochi giorni dal secondo turno elettorale che si doveva tenere il 6 dicembre scorso, hanno desecretato dei documenti che dimostrerebbero l’interferenza nella campagna elettorale da parte del Cremlino.

Per buona pace del nostro ordinato e democratico mondo la campagna elettorale su TikTok di Calin Georgescu, candidato vincitore al primo turno, non è stata pagata dalla Russia come sostenuto dai servizi segreti rumeni ma da un altro partito che ha partecipato al primo turno delle elezioni.

Il sito investigativo Snoop ha appreso che l’Agenzia nazionale per l’amministrazione fiscale (ANAF) ha recentemente concluso un audit dal quale è emerso che la “campagna «Equilibrio e Verticalità» su TikTok è stata pagata con i soldi del Partito Nazionale Liberale (PNL). 

I liberali volevano portare il loro candidato Nicolae Ciuca al secondo turno delle elezioni presidenziali, ma i loro piani sono stati minacciati dal crescente apprezzamento del candidato nazionalista, leader dell’Alleanza per l’unificazione dei romeni, George Simion. Allora si è deciso di introdurre nel gioco un altro candidato nazionalista, Calin Georgescu, che avrebbe dovuto prendere una parte dei voti di Simion, cosa che avrebbe permesso a Ciuca di raggiungere il secondo turno delle elezioni.

Ma questa ricostruzione non è una fake news, infatti Venerdì 20 dicembre, in seguito alle indagini del sito investigativo Snoop, la società Kensington, assunta dai liberali, ha ammesso che questa campagna è stata pagata dal PNL.

In Moldavia invece è andato tutto secondo i piani occidentali: ha vinto l’uscente candidata Maia Sandu, fervente sostenitrice delle politiche europee. Queste elezioni, siccome ha vinto il nostro candidato, sono del tutto regolari, nonostante che le stesse siano state vinte con i voti dei residenti moldavi all’estero. Non ci sarebbe niente di strano se non fosse che hanno votato prevalentemente i moldavi residenti in Canada, negli Stati Uniti e nei paesi che formano l’Unione Europea. In Russia, dove vivono circa 150 mila moldavi, sono stati organizzati solamente due collegi elettorali e consegnate solamente 10 mila schede elettorali. Evidentemente a Kisinau avevano paura che i moldavi residenti in Russia non votassero per Maia Sandu. Paradossale, ma del tutto prevedibile, il comportamento dei social alla diffusione dei primi risultati nei quali Maia Sandu non era in testa, si è subito gridato all’interferenza russa. Interferenza che però non c’è stata perché ha vinto proprio lei, infatti dopo che sono iniziati ad arrivare i risultati dei seggi all’estero che hanno visto ribaltare il risultato, non sono più apparsi post che denunciavano l’intromissione di Mosca nelle elezioni.

Una donna moldava mi ha riferito di aver visto votare in un seggio in Italia persone con il passaporto scaduto e di aver sentito dire dal personale presente al seggio alle persone che stavano per esprimere il loro voto se erano sicure di chi votare. Frase questa che voleva chiaramente indurre i votanti a scegliere tra i candidati Maia Sandu, visto che il personale dei consolati è espressione diretta del governo in carica. Ma questo sembra non essere un problema per l’occidente se vince il nostro candidato. Tutto è regolare. 

Fino ad oggi ci siamo limitati a definire le elezioni viziate da brogli e da interferenze varie solamente quelle celebrate al di fuori del nostro giardino dorato e ordinato. Ma quanto avvenuto in Romania deve farci riflettere. Se le pressioni e i falsi rapporti dei servizi segreti rumeni sono stati sufficienti a far cambiare l’opinione della Corte Costituzionale, allora questo potrebbe accadere in qualunque paese del nostro democratico occidente. Non è facile retorica, ma la constatazione di un reale rischio esiste. A meno che non consideriamo la Romania una nazione nella quale i processi elettorali sono a rischio. Forse essere un paese europeo della periferia, vicino alla staccionata che delimita il nostro dorato giardino, la mette in serio pericolo. 

Quindi cosa accadrebbe se in Germania vincesse Alleanza per la Germania, se in Spagna vincesse Vox, se in Francia vincesse la Le Pen? Anche in queste nazioni ci affretteremo a definire le elezioni manipolate da agenti internazionali che hanno la loro sede a Mosca o a Pechino? Fino ad oggi il nostro democratico sistema aveva censurato tutti i partiti che non si specchiavano nelle politiche imposte dalla NATO o dagli Stati Uniti impedendogli di entrare in parlamento con sbarramenti sempre più grandi, con la scusa che i partitini non permettevano una agevole governabilità. I più svegli, coloro che non credono alle fandonie, hanno visto in questo una limitazione nella partecipazione democratica alle scelte di governo, ovvio, perché non permettere a una forza politica di stare in parlamento significa di fatto relegarla ai margini della politica. 

Infatti con questa operazione si è voluto impedire a chi non la pensa come te di apparire anche nello spazio mediatico garantito a tutti i partiti rappresentati in parlamento. Una semplice astuzia che ha di fatto reso le piccole formazioni politiche ininfluenti e relegate a morte certa per l’impossibilità di veicolare le proprie idee al grande pubblico. Ma oggi un altro  importante salto di qualità è stato compiuto, siamo arrivati pure all’annullamento delle elezioni, Romania insegna.

E la volontà espressa dai cittadini con il loro voto? Non conta, se sbagliano a votare allora ripeteremo le elezioni fino a quando non vince il candidato giusto. Questa è la nostra democrazia che vi piaccia o meno. 

Rispondendo alla domanda iniziale mi viene davvero da pensare che sarebbe meglio impedire a tutti partiti che non rispettano le politiche imposte da Washington di presentarsi alle elezioni, eviteremo di fare le solite figure di m. 

Andrea Puccio

23/12/2024 www.occhisulmondo.info

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