Processo per la strage di Viareggio: ci sarà pure un giudice a Berlino …. Purtroppo ve ne è uno anche a Roma.
APPELLO
Ci sarà pure un giudice a Berlino …. Purtroppo ve ne è uno anche a Roma.
Il riferimento al Giudice berlinese è una famosa invocazione verso la speranza nella esistenza di una giustizia imparziale.
Nel caso che ha interessato Medicina Democratica, e non solo, segnaliamo che purtroppo esiste un Giudice a Roma (la sezione penale della Corte di Cassazione) che prima nega che vi siano stati degli infortuni e violazioni in materia di sicurezza sul lavoro escludendo nel 2021 numerose associazioni e sindacati e poi, con il “secondo passaggio” in Cassazione il 15.01.2024 nega tale il diritto quale parte civile anche a Medicina Democratica dopo che il procedimento si è quasi concluso.
Medicina Democratica, assieme ad altre parti offese individuali e associative, ha richiesto di essere riconosciuta parte civile offesa nel processo relativo al crimine ferroviario di Viareggio del 29.06.2009 nella udienza del 4.04.2013 ed è stata presente in tutte le circa 140 udienze del processo dando un contributo tecnico-legale per il riconoscimento della verità e delle responsabilità.
La nostra costituzione in quel processo come in molti altri (Porto Marghera, Thyssen Krupp, Eternit, Montefibre, Ilva, Solvay ecc) non è un capriccio, il riconoscimento di parte civile nel processo penale va “conquistato” ogni volta dimostrando sia la lesione degli obiettivi statutari sia il radicamento nel territorio interessato dall’evento. E’ capitato che un Giudice di primo grado ci negasse questo riconoscimento (ad esempio a Brescia per il caso Caffaro) ma è la prima volta che questa negazione avviene “a posteriori”, dopo aver partecipato a tutti i gradi di un processo peraltro lungo e complesso come quello di Viareggio. A nove mesi dalla sentenza non conosciamo le motivazioni.
La beffa e il danno sono ancora più cocenti se si tiene conto che noi, e le altre associazioni, abbiamo avuto ragione: la responsabilità del crimine ferroviario è stata riconosciuta, anche se la pena è stata ridotta da un passaggio ad un altro, e riguarda soggetti di tutta la “filiera produttiva” e non solo l’ex amministratore delegato di FS, Mauro Moretti.
In altri termini, abbiamo “vinto” la causa ma dobbiamo farci carico delle spese integrali per aver contribuito a questo risultato e restituire l’importo versatoci a suo tempo da FS.
Questa ingiusta esclusione conferma un messaggio negativo nei confronti del ruolo delle associazioni nei processi penali, nonostante la palese utilità di questa presenza volta a sostenere le ragioni delle vittime e dell’accusa: i diritti dei danneggiati non possono e non devono soccombere alle ragioni del profitto ad ogni costo. Un messaggio che contrastiamo assieme a molti altri soggetti tramite la proposta di legge di parificazione dei diritti degli imputati con quelli delle vittime (modifica dell’art 111 della Costituzione Italiana).
Recentissima anche la decisione di azzerare la sentenza (di condanna) ILVA di Taranto ripartendo da capo nel processo, cancellando così l’impegno, la fatica e le spese sostenute da Medicina Democratica e da tutte le altre parti civili, associazioni, sindacati, lavoratori/lavoratrici e cittadini.
Nella pratica la sentenza di Viareggio “costa” a Medicina Democratica circa 110.000 euro, la metà dei quali rappresentate dalle spese legali inizialmente riconosciute, ora denegate e che ora dobbiamo restituire a Ferrovie dello Stato.
E’ facile capire che un tale impegno economico assorbe quasi integralmente le risorse a nostra disposizione per continuare l’attività associativa e ci costringerà a ridurre le iniziative nei prossimi anni oltre a rendere più difficile la partecipazione nei processi a sostegno delle vittime.
Il Consiglio Direttivo di Medicina Democratica
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