Psichiatria LombardiaTERRA DE BANDIDOS

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Le nostre strade sono sconnesse/I nostri figli ridotti in schiavitu’/I nostri cuori senza amore/Ho paura di restare

Questa e’ una poesia di Elena, la ragazza brasiliana che sognava di studiare filosofia in Europa e dedicarsi alla poesia e alla musica, sue grandi passioni, la ragazza di vent’anni che scriveva poesie, la ragazza fragile che aveva paura di restare in Brasile e che e’ venuta a morire in un ospedale in Italia.

Il giorno 13 agosto 2019 Elena Casetto , una ragazza di venti anni ricoverata presso il reparto di psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, moriva in conseguenza ad un incendio divampato nella sua stanza mentre era sottoposta a contenzione meccanica attraverso legatura al letto con fasce contenitive. Questa terribile condizione non ha consentito alla ragazza di allontanarsi dal letto e di fuggire dalle fiamme che l’hanno poi arsa viva.

Elena era in una stanza da sola, sedata, legata mani e piedi e fissata al letto con una fascia toracica . I sanitari hanno poi dichiarato come legarla ed immobilizzarla ad un letto fosse stata la scelta migliore per far fronte al suo stato di agitazione affermando che Elena voleva suicidarsi attorcigliandosi delle lenzuola intorno al collo. Elena invece voleva solo uscire e tornare a casa sua ed era agitata e arrabbiata come ogni persona a cui viene impedita e bloccata ogni via di fuga.
Per contrastare la sua agitazione nel moderno ed efficiente ospedale di Bergamo, nel cuore della tanto
decantata e sopravvalutata eccellenza sanitaria lombarda, hanno messo in atto l’ antico strumento medioevale pensato per costringere le persone private della loro liberta’ a rimanere immobilizzate con le mani e con i piedi legati ad un letto di contenzione. Pratica barbara che andrebbe vietata per legge e condannata duramente e che invece viene normalizzata, legalizzata e inflitta nelle istituzioni sanitarie, assistenziali e penitenziarie italiane.

Cosa sia successo in quella stanza d’ospedale quel 13 di agosto non ci e’ dato sapere. Di sicuro, comunque si sia sviluppato l’incendio (che e’ gia’ assurdo per conto suo), non han funzionato i rilevatori di fumo e tutto ha preso fuoco alla faccia dei materiali ignifughi di cui si presume sia dotato un ospedale.

La macchina della giustizia si e’ mossa, il processo e’ in corso, ma da subito si e’ capito che questa vicenda ha gia’ i suoi capri espiatori e cioe’i due addetti della ditta che aveva in appalto il servizio di pronto intervento antincendio dell’ospedale. La prossima udienza e’ il 14 settembre prossimo , ma le premesse non fanno ben sperare in una sentenza di Verita’ e Giustizia.

Ma noi sappiamo gia’ chi sono i veri colpevoli:
La giovane Elena e’ stata uccisa dalla politica che toglie risorse alla sanita’ pubblica, dall’incuria degli impianti, dalla carenza ormai patologica di organici, dallo sfruttamento dei lavoratori, dal menefreghismo nei confronti delle persone piu’fragili, dall’indifferenza verso la sistematica sottrazione dei diritti .
Veri ” bandidos” espressioni di questa terra promessa dove aveva creduto di potersi fidare.

Pia Panseri

Tavolo per la Salute Bergamo

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Immagine: Elena Casetto

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