Pubblico impiego: la fiera del luogo comune

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Tra i ministri alla Pubblica amministrazione succedutisi nel corso degli anni esiste una linea di continuità rappresentata dalla campagna contro l’assenteismo e i cosiddetti fannulloni. Anno dopo anno ritroviamo decreti legislativi per colpire gli scellerati timbratori dei cartellini altrui presentando il fenomeno con dimensioni decisamente più grandi di quelle reali, giusto per motivare, agli occhi di una opinione pubblica giustizialista con i deboli e arrendevole con i forti e potenti, provvedimenti che mirano ad altri obiettivi. Impronte digitali, riconoscimento facciale per i dipendenti in entrata e in uscita, reperibilità 24 h su 24 tramite liste whatsapp, parte del salario accessorio legata al raggiungimento di obiettivi imposti da dirigenti e posizioni organizzative non sono certo misure per combattere l’eventuale assenteismo, del resto esistono già strumenti di controllo e di prevenzione di certi fenomeni.

Dopo 9 anni di blocco della contrattazione nella Pa, si annuncia un nuovo blocco contrattuale, magari per un solo anno, ma avere sottoscritto un ‘intesa (per 3,2 milioni di lavoratori\trici) senza certezze per l’anno successivo è stata una scelta elettorale (per le elezioni politiche di marzo e per quelle di rinnovo delle Rappresentanze sindacali unitarie) non certo una prassi sindacale coerente e conflittuale.

I tetti di spesa per la Pubblica amministrazione in materia di personale non sono stati rimossi, il pareggio di Bilancio in Costituzione o negli enti locali è ancora indiscusso, dove sarebbero allora le novità del Governo Conte?

Il decreto di fine estate della Ministra Bongiorno, oltre alle impronte digitali, annuncia assunzioni massicce nella Pa, magari concentrando in un anno e mezzo le assunzioni previste nel piano triennale di fabbisogno.

Intanto nella pubblica amministrazione c’è la forza lavoro piu’ vecchia del continente, il ricambio generazionale è diventato una esigenza insopprimibile soprattutto con l’arrivo della quota 100 che priverà gli enti pubblici di migliaia di dipendenti. Approvato allora il disegno di legge Bongiorno  in consiglio dei ministri, le assunzioni tornano al  al turn over al 100%, già previsto per i Comuni, anche per gli statali . Ma le assunzioni restano in linea con i dettami fin troppo angusti dei tetti di spesa imposti dalla Troika, eccezion fatta per le forze di polizia e gli enti giudiziari. Logica avrebbe imposto di fare altrettanto con la sanità per abbattere le liste di attesa, ma forse a prevalere sono altri interessi di classe come la sanità in convenzione e il colossale giro di affari che vi ruota attorno .

Esiste una emergenza nel Pubblico impiego legata non solo agli organici necessari ma al potenziamento di servizi abbandonati al loro tragico destino, sovente in stato di abbandono. Il grande errore dei sindacati pubblici è stato proprio avere separato le istanze della forza lavoro da quelle dell’utenza e della cittadinanza tutta, i tagli ai salari e agli organici vanno di pari passo con la riduzione dei servizi o la loro monetizzazione.
Per il 2019 si parla di 140mila nuovi ingressi negli uffici pubblici di ogni ordine e grado ma già con la quota 100 potrebbero essere altrettanti, se non di piu’, i lavoratori e le lavoratrici destinati alla pensione. E’ quindi questo il grande piano occupazionale annunciato dalla Bongiorno?

La macchina amministrativa poi non funziona, senza personale ianche le procedure concorsuali saranno al rilento, ormai tra bandire un concorso e la data di assunzione vera e propria trascorre un lasso di tempo decisamente piu’ alto del passato. E poi riusciranno gli uffici del personale a predisporre atti in tempi adeguati alle reali necessità. Un nuovo assunto costa  decisamente meno di un dipendente a fine carriera  (sarà per questo che vogliono ridurre al minimo le progressioni di carriera, per risparmiare ovviamente) del resto i calcoli sul turn over  dovrebbero  basarsi sugli effettivi costi e non sul numero dei dipendenti .

Sicuramente stanno già studiando alcune soluzioni come la possibilità di pescare dalle graduatorie delle altre Pubbliche amministrazioni senza cosi’ bandire nuovi concorsi, visto che esistono già graduatorie vigenti (ce ne sono migliaia) con tanti vincitori di concorso ancora in attesa della fatidica chiamata, ma anche questa soluzione potebbe non bastare se arriveranno le uscite di massa con la quota 100.

Fatti due conti, oggi il dipendente pubblico italiano negli enti locali è tra i meno pagati d’Europa, ha superato in media 51 anni di età quando ad inizio secolo era attorno a 44, in media non frequenta da anni un corso di formazione che non sia sulle solite materie obbligo di legge, non viene stimolata la mobilità interna anche quando richiesta dal singolo dipendente, nel corso degli anni  i colleghi andati in pensione hanno lasciato a chi resta in attività i loro carichi di lavoro, il potere di acquisto  dei salari è diminuito, il buono pasto fermo per legge a 7 euro quando ne servirebbero almeno 3 in piu’ per un pasto appena decente.

Una forza lavoro invecchiata, demotivata e con codici etici e disciplinari sempre piu’ ferrei, solidarizzare con un cittadino che protesta contro una lista di attesa in sanità puo’ costare il posto di lavoro all’operatore sanitario cosi’ come la dffusione di qualche informazione che per altro i cittadini dovrebbero conoscere in nome della trasparenza.

Questa è la impietosa fotografia della Pubblica amministrazione italiana con i vigili del fuoco ai quali mancano mezzi, strumenti ed organici nonostante siano ormai il solo baluardo contro incendi e devastazioni del territorio soprattutto dopo la inaudita soppressione del Corpo forestale voluta dal Pd. Intanto la quota 100 rappresenta un vero incubo, si pensa di aprire per la Pa le uscite solo a Luglio 2019 rinviando a fine anno o all’inizio del prossimo il pensionamento per quanti saranno in possesso d i requisiti nei mesi successivi; una scelta disperata per scaricare sull’anno successivo parte dei costi e delle facoltà assunzionali. Finestra posticipata o no che sia , la situazione nella Pa è disperata, le assunzioni previste non basteranno a colmare le uscite con la quota 100 per non parlare poi dquanti maturano, con la Fornero, i requisiti per lasciare il lavoro. Ma intanto i fondi destinati a Comuni e Regioni sono in continua diminuzione, insomma al peggio non c’è mai fine .

Federico Giusti

28/10/2018 www.popoffquotidiano.it

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