Quando il lavoro uccide? Le silenziose malattie professionali

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Quando si parla di morti sul lavoro l’attenzione si concentra, o meglio, viene artatamente concentrata dai mezzi di informazione mainstream (sulla stampa dei padroni, si sarebbe detto un tempo), sulla mortalità causata da infortuni. In particolare, se ne parla quando ci sono le periodiche “stragi” sul lavoro. Infortuni sul lavoro “di gruppo”, potremmo definirli. Pochi conoscono i dati reali sulle cosiddette “morti bianche”: causate da infortuni sul lavoro, ma anche da malattie occupazionali e, tra queste, i tumori (circa il 60% del totale). Pochi sanno che, a fronte di circa settecento morti per infortuni sul lavoro (al netto delle morti “in itinere”) si stimano, molto probabilmente per difetto, circa settemila- ottomila morti per tumori occupazionali all’anno. Un altro fatto di cui essere consapevoli è la differenza tra infortunio e malattia professionale.

L’infortunio è un fatto violento, immediato. Provoca uno (o più) cadaveri immediatamente visibili. La causa di morte è evidente, lampante. Un tumore occupazionale mortale provoca anch’esso un cadavere. Ma è il risultato di esposizioni a cancerogeni che risale, mediamente, a trenta – quaranta anni prima della diagnosi. La causa di morte molto più complessa da individuare e chiarire. Usando una metafora: la diagnosi di tumore occupazionale è la luce di una stella: la vediamo oggi, ma la sua origine è avvenuta molti anni prima e si perde nelle nebbie del tempo. Quando si parla di esposizioni a cancerogeni occupazionali il pensiero corre all’amianto: anche i non addetti “al lavoro” sanno che l’amianto è cancerogeno per la pleura (e, aggiungo, per il polmone). Molti non sanno, però, che la I.A.R.C. (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) di Lione, nella sua qualità di organo tecnico della O.M.S (Organizzazione Mondiale per la Salute) ha individuato ben altri 120 agenti certamente cancerogeni per l’uomo (classe 1) e 82 agenti probabilmente cancerogeni per l’uomo (classe 2 A), molti dei quali presenti in ambienti di lavoro.

Fatte le premesse torniamo al titolo. Quando il lavoro uccide? Certamente i tumori occupazionali sono la prima causa di morte “da lavoro”. Ma… c’è una “stranezza”: il fatto, cioè, che solo meno del dieci per cento di questi tumori viene individuato e notificato a INAIL e Procura della Repubblica. Siamo di fronte ad una clamorosa sottonotifica. Di fronte al cadavere di un morto sul lavoro lo Stato si comporta in modi differenti a seconda che la causa di morte sia un infortunio (causa violenta, immediata, individuabile) ovvero una malattia tumorale occupazionale (causa remota nel tempo e di complessa analisi). Il risultato di un infortunio mortale è evidente e non c’è bisogno di cercarlo. Il risultato di un tumore occupazionale mortale è lo stesso, ma il cosiddetto nesso di causa è molto meno immediato, a meno che le cause non vengano cercate attivamente da medici del lavoro esperti. Ma questo avviene molto raramente.

Si può affermare, pertanto, che non esista tanto un tumore occupazionale, quanto un malato di tumore occupazionale. Non esiste nessuna differenza “istologica” (visibile al microscopio) tra un tumore del polmone causato da esposizioni a cancerogeni occupazionali, e lo stesso tipo di tumore del polmone causato da esposizione a cancerogeni non occupazionali. Per il fatto che un tumore è un tumore: la differenza la fa la risposta alla domanda: “Che lavoro ha fatto?”. Conclusioni: nove-diecimila mila morti all’anno per tumore occupazionale si configurano, sicuramente, come un grave problema di salute per gli italiani. Individuare le cause dei tumori occupazionali è fondamentale per la prevenzione; per evitare, cioè, future esposizioni rischiose e cancerogene in ambiente di lavoro. Ma pongono anche un enorme problema di giustizia penale e civile per le vittime di questa strage silenziosa: lavoratori e lavoratrici che si ammalano e muoiono per pregresse esposizioni cancerogene sul lavoro. Tra i tumori meno notificati spiccano quelli che vengono tecnicamente definiti “a bassa frazione attribuibile (a esposizione a cancerogeni occupazionali)”. Per fare chiarezza sia sulle cause sia sui numeri di questa sottonotifica la Commissione Salute e Sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Ordine dei medici di Torino ha curato la stesura di un apposito documento scientifico e divulgativo di cui pubblichiamo il testo.

Buona lettura.

Dott. Riccardo Falcetta

Medico del Lavoro. Torino

Segue testo del documento da pag. 30 del numero

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