QUEI PALETTI CHE SIGNIFICANO PERSONE PER STRADA
Sui giornali, in tv e nei discorsi dei politici e degli intellettuali più in vista il 2021 viene dipinto come l’anno della ripartenza e dell’uscita dalla crisi sanitaria ed economica.
A Torino si aprirà con lo sfratto di Totta: una studentessa siciliana emigrata a Torino che durante il loockdown ha perso tutti quei lavori precari con cui già prima a malapena riusciva a pagare le tasse universitarie e il costo dell’affitto. Rimasta senza alcuna fonte di reddito e senza aver ottenuto il rinnovo del contratto, rischia ora di essere buttata per strada da uno dei tanti palazzinari di Torino.
La situazione di Totta però non è un caso isolato. In tutti questi
mesi infatti il governo, la Regione Piemonte, il Comune, l’Edisu ed
UniTo hanno messo in campo solo briciole e misure assolutamente inadatte
a far fronte alla situazione di enorme emergenza che le giovani
generazioni stanno vivendo. Tutti i miseri bonus per gli affitti degli
ultimi mesi non hanno per nulla risolto l’enorme crisi economica che
moltissimi di noi giovani stanno vivendo.
Ci ricordiamo bene come
quest’estate sia stata tanto sbandierata l’erogazione del Fondo morosità
incolpevole, una misura già esistente per cui non sono aumentati i
fondi; o ancora quando nella legge di bilancio targata PD-5Stelle sono
stati trovati 84 milioni per le università private, mentre per quelle
pubbliche solo pochi spicci, di cui appena 4 milioni per le residenze
pubbliche.
Ora nel decreto Milleproroghe sono stati inseriti dei
paletti che escludono i casi di “finita locazione” (ossia la scadenza
del contratto) dal blocco degli sfratti fino a giugno. Paletti che
porteranno presto allo sfratto tantissimi altri studenti, giovani
lavoratori e migranti. A loro infatti, per la condizione di costante
precarietà lavorativa, le agenzie immobiliari e i padroni di casa sono
soliti affittare un alloggio solo con contratti transitori e di
brevissima durata (un anno, 18 mesi al massimo).
Il blocco degli sfratti con questi paletti è assolutamente inadeguato
alla situazione emergenziale e dimostra che il governo non ha alcuna
volontà di risolvere strutturalmente le disuguaglianze acuite dalla
gestione di questa crisi.
Il caso di Totta è il simbolo della condizione della nostra generazione che da mesi è costretta a pagare questa crisi.
I problemi che ora si fanno sempre più evidenti hanno radici lontane:
sono il frutto delle politiche di smantellamento del pubblico e di
privatizzazione dei diritti sociali, come quello all’abitare e allo
studio, portate avanti negli ultimi trent’anni da tutti i governi di
destra e centro-sinistra.
Da anni a noi giovani viene ripetuto che questo è l’unico mondo possibile e che se vogliamo avere un futuro dobbiamo emigrare all’estero o nelle metropoli dove ci sono gli atenei più “quotati” e attrattivi; da anni ci dicono che se non troviamo lavoro e viviamo ancora dai genitori è colpa nostra perché non ci impegnamo abbastanza, perché non siamo abbastanza flessibili, competitivi o non aggiorniamo continuamente le “skills” che il mercato richiede.
Ma la realtà è ben diversa da come la narrazione dominante ci racconta.
Costretti a trasferirci nelle grandi città in cerca di migliori condizioni di vita, finiamo a cercare casa in un mercato immobiliare totalmente in mano a palazzinari ed agenzie che offrono stanze in appartamenti o in studentati privati a prezzi altissimi, mentre di investimenti in edilizia pubblica e di politiche di calmieraggio dei prezzi degli affitti non se ne sente mai parlare. Proviamo ad iscriverci negli atenei che si posizionano più in alto nelle graduatorie dell’ANVUR o nei ranking europei arrabattandoci con lavoretti per sostenere il costo gli studi, perché le tasse universitarie sono sempre più alte e non sono state abolite nemmeno in questa fase di emergenza economica; perché le borse di studio sono ancorate a criteri di merito e non di reddito da cui vengono esclusi soprattutto gli studenti lavoratori. Proviamo a cercare lavoro e lo troviamo precario, ultra sfruttato, in nero, fatto per lo più di contratti atipici che con il Job Act, firmato dai sindacati concertativi, sono diventati la norma e che in questa fase sono stati i primi a non essere rinnovati lasciando tantissimi giovani senza reddito ed esclusi dagli ammortizzatori sociali.
Le scelte che in questi mesi di pandemia sono state compiute dalle istituzioni nazionali e piemontesi hanno dimostrato di voler continuare sulla rotta di un’università sempre più escludente per larghe fasce sociali e di non avere alcuna volontà politica di tutelare il diritto allo studio e gli interessi della collettività.
La situazione di Totta deve accendere un allarme rosso non soltanto
per il governo e le amministrazioni pubbliche ed universitarie, ma
soprattutto per tutte le soggettività, le realtà sociali e i singoli che
non sono più disposti a subire passivamente le politiche di massacro
sociale con cui stanno negando il futuro a intere generazioni di
giovani.
Se non ci attrezzeremo per resistere e rispondere collettivamente ai continui attacchi del nemico, ci faranno pagare tutto.
Impedire lo sfratto di Totta e difendere il diritto all’abitare rappresentano una resistenza contro tutto quello che questo modello di sviluppo continua a negare a noi giovani.
Ci vediamo lunedì 4 alle h. 7 al picchetto antisfratto in via San Domenico 21.
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