Questa Europa è tutta da rifare

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Heinz Bierbaum è sociologo ed economista, responsabile della commissione internazionale del partito Die LINKE (Germania). Nel dicembre 2019 è stato eletto presidente del Partito della Sinistra Europea. Bierbaum è stato segretario del sindacato IG Metall dal 1980 al 1996, il suo impegno accademico è focalizzato sulla politica industriale e sociale. Heinz, con la sua solita disponibilità, ha voluto interloquire con Lavoro e Salute su alcuni temi che riguardano l’Europa e la politica e per questo lo ringraziamo.

Alberto Deambrogio – Il recente vertice G7 si è concluso con un riposizionamento internazionale, che ha visto gli U.S.A. al centro di una nuova strategia di contenimento, in particolar modo verso la Cina. Qualcuno ha parlato di rilancio, in altre condizioni, della guerra fredda. In realtà sotto questi sommovimenti si celano forti squilibri economici e commerciali, con gli U.S.A fortemente indebitati e con la Cina che continua ad accumulare crediti. L’Europa, che pure persegue una strategia mercantilista, è stata al seguito di Biden, pur senza particolari entusiasmi, restando attenta a non mettere troppo in difficoltà i progetti e le partnership esistenti con l’oriente. Qual è l’idea che ti sei fatto su questo passaggio? L’Europa poteva e potrebbe giocare un ruolo differente nello scacchiere internazionale?

Heinz Bierbaum – La posizione dell’Europa nello scacchiere internazionale è davvero una questione fondamentale. La situazione mondiale è caratterizzata dalla concorrenza tra gli Stati Uniti e la Repubblica populare cinese. C’è una guerra commerciale che rischia di trasformarsi in una nuova guerra fredda. Con Biden abbiamo un nuovo presidente statunitense che fa un’altra politica rispetto a Trump. Questo riguarda in particolare la politica interna con interventi pubblici enormi per affrontare le sfide strutturali dell’economia americana. Per quanto riguarda la politica estera però non c’è molta differenza. Chiaro, Biden ha riconosciuto l’accordo climatico di Parigi sospeso da Trump. Ma anche Biden persegua una strategia geopolitica che punta alla supremazia statunitense. Biden è sicuramente meno rozzo di Trump ed anche un po’ più sensibile nei confronti degli europei. E i governi Europei vedono nuove opportunità di collaborazione. L’Unione Europea e Europa intera sono una parte importante nella strategia geopolitica degli Stati Uniti e Biden vuole i governi europei come alleati fedeli. Questo veniva dimostrato chiaramente nel vertice G7 e anche nel vertice NATO recentemente dove Cina è stato qualificato come nemico principale.

Purtroppo la maggioranza dei governi europei hanno una posizione subordinata rispetto agli Stati Uniti. Noi siamo convinti che Europa deve uscire di questa subalternità perseguendo una politica più indipendente e autonoma in un quadro multipolare e non uni- o bipolare.

Abbiamo bisogno una politica internazionale non basata sul confronto ma sulla collaborazione. Questo riguarda anche la posizione rispetto a Cina anche se ci sono delle critiche per quanto riguarda la politica cinese.

A.D. – Lo scorso 14 giugno si è svolto anche il Summit Nato a Bruxelles. In quell’occasione si è firmata una Nuova Carta Atlantica che ribadisce l’impegno a “difendere i nostri valori democratici contro coloro che cercano di minarli” e sottolinea che la “Nato resterà un’alleanza nucleare”. Viene rafforzato il “legame transatlantico” tra Stati Uniti ed Europa su tutti i piani, con una strategia che spazia su scala globale e in tale assetto gli U.S.A. schiereranno tra non molto in Europa contro la Russia e in Asia contro la Cina bombe nucleari e nuovi missili nucleari a medio raggio. Infine, ma non certo meno importante, sarà l’aumento della spesa militare con Gli Stati Uniti che spingono gli alleati ad aumentarla. Come giudichi queste novità? C’è secondo te la matrice di una strategia della tensione che spinge l’Europa in una situazione sempre più pericolosa?

H. B. – Il vertice NATO che si svolto il 14 giugno a Bruxelles dimostrò che la NATO è una parte della strategia geopolitica deli Stati Uniti orientata alla supremazia statunitense. Assieme alla rete “No to war -No to Nato” la Sinistra Europea ha organizzato un Anti-Summit in cui la politica aggressiva e pericolosa della NATO fu molto criticato, in particolare sua espansione all’Est e contro Russia con la manovra “Defender”. Dobbiamo continuare e intensificare la nostra resistenza contro quelle pericolose esercitazioni militari.Siamo assolutamente contro un aumento della spesa militare fino al 2 % del PIL come vogliono gli Stati Uniti e la NATO. Al contrario, è necessario una riduzione drastica della spesa militare a favore della sanità e dei servizi pubblici, i cui deficit si sono fatti evidenti in particolare dalla pandemia. Occorre un impegno più forte per la pace e il disarmo. È in particolare urgente un disarmo nucleare. Una Nato con armi nucleari è un incubo.

Siamo contro la militarizzazione dell’UE e rifiutiamo il programma PESCO (Permanent Structured Cooperation). La solidarietà europea non si esprime con mezzi militari ma rafforzando strutture civili comuni. La NATO non è un’organizzazione che difende gli interessi degli europei. Con le sue attività aggressive è un’organizzazione pericolosa. La NATO deve essere sciolta a favore di un nuovo sistema di sicurezza collettiva, che includa anche la Russia.

A.D. – Negli ultimi tempi il Parlamento Europeo ha mandato qualche buon segnale. L’ha fatto intervenendo sul negoziato interistituzionale sulla Politica Agricola Comune (contro una PAC al servizio dell’agricoltura capitalistica e intensiva), sul tema delle migrazioni, sulla necessità di salvare vite umane e superare l’accordo di Dublino, sulla revoca dei brevetti per i vaccini Covid 19. Il problema, a fronte di questi sussulti positivi, continua ad essere quello di un Parlamento che non viene ascoltato nel momento delle decisioni. E’davvero sconcertante, a proposito di vaccini e di pandemia globale irrisolta per la stragrande maggioranza dell’umanità, che l’Europa rimanga baluardo fondamentale (e fondamentalista) a difesa della proprietà intellettuale. Come è possibile valorizzare di più questa istituzione, magari all’interno di rapporti politico-sociali e di movimento, a fronte dei suoi attuali limiti?

H. B. – Come sappiamo tutti l’influsso del Parlamento Europeo è abbastanza limitato. Le decisioni più importanti vengono presi dalla Commissione Europea e dai governi europei. Questo è chiaramente un grande deficit per quanto riguarda la democrazia in Europa. Credo che sia necessario di dare più potere legislativo al Parlamento Europeo. Ma devo anche dire che nella Sinistra Europa esistono posizioni molto diversi rispetto all’Unione Europea. Non sono tutti d’accordo di trasferire più competenze al livello europeo. Dall’altro lato vedono tutti nel Parlamento Europeo un terreno importante del confronto e del dibattito politico. E ci sono anche alcuni successi per la sinistra. Così il gruppo della sinistra (”Left Group”) grazie a una campagna lunga e tenace è riuscito a ottenere che i brevetti sui vaccini vengono aboliti. Un altro elemento di gran rilievo per cui si batte il gruppo ed ancora irrisolto, cioè la questione della migrazione. Fino adesso non c’è una politica migratoria umana da parte dell’Unione Europea – una vera vergogna. Anche per quanto riguarda l’obiettivo di un Europa sociale siamo ancora molto lontani. È molto interesante dall’altro lato che combattendo le consequneze della pandemia alcuni elememti importanti della politica neoliberista predomiante come il Patto di Stabilita e di Crescità sono stati sospesi. Il “Recovery Fund” significa una certa svolta della politica europea che deve essere preso da parte della sinistra per propagare un cambiamento fondamentale della politica europea.

A.D. – Dopo molti rinvii nello scorso mese di marzo ha preso il via la Conferenza sul futuro dell’Europa. Dopo il fallimento del percorso per la Costituzione, ora si vorrebbe un “dialogo coi cittadini per la democrazia” per “costruire un’Europa più resiliente” con un’enfasi posta sulla partecipazione attiva diffusa, in particolare dei giovani. L’impianto pare ambizioso, ma per converso non è possibile rintracciare una unanime prospettiva sugli obiettivi da raggiungere. L’oggetto del contendere si può riassumere nella questione della modificazione dei Trattati. Alcuni esponenti politici ne parlano apertamente, ma altri Paesi si sono affrettati a dire che l’attuale equilibrio inter-istituzionale, compresa la divisione delle competenze non si deve toccare. Tu pensi che ci sia uno spazio di azione vero, al di là di quello occupato dalle solite élites di potere interne al sistema capitalistico, che la sinistra europea potrebbe occupare con la qualificazione delle proprie proposte per un altro modello di società?

H. B. – La “Conferenza sul futuro dell’Europa” è un’iniziativa congiunta del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione europea. È iniziato il 9 maggio con una dichiarazione congiunta e dovrebbe concludersi entro la primavera del 2022. Secondo la dichiarazione, la conferenza “aprirà un nuovo spazio di dibattito con i cittadini per affrontare le sfide e le priorità dell’Europa”. È inteso come un approccio dal basso incentrato sui cittadini. Non è ancora detto che questa conferenza diventi davverro una opportunità per rafforzare la democrazia o rimanga solo un evento alibi. Il successo dipende da come sarà organizzata. La partecipazione dei cittadini è fondamentale, così come il coinvolgimento dei movimenti sociali, dei sindacati e dei partiti. La pandemia ha chiaramente dimostrato il fallimento del modello politico neoliberista. Dobbiamo superare questo modello socio-economico. La conferenza deve essere colta come un’opportunità per un dibattito ampio e profondo sul futuro sviluppo europeo. È ovvio che si deve anche disutere il necessario cambiamento dei Trattati. Sui questi Trattati non è possibile L’Europa che vogliamo,cioè un Europa sociale, democratica, ecologicas e di pace. La Sinistra Europea è impegnata in questo dibattito.

A.D. – Tu sei Presidente del Partito della Sinistra Europea, cioè di una soggettività che fa rifermento a una serie idee-forza e valori ispiratori come il socialismo, il comunismo, l’anticapitalismo, il pacifismo, l’ecosocialismo, il femminismo. I partiti e le soggettività che compongono la Sinistra Europea sono sia membri effettivi, sia osservatori. Questa esperienza, ormai in piedi da 17 anni, dimostra come, pur tra difficoltà e bisogno continuo di aggiornamento di analisi, sia possibile un percorso unitario e democratico a sinistra; di più: dimostra che è possibile farlo a scala continentale. Se penso alle vicende della sinistra in Italia, mi viene da dire che troppo poco si è tentato di guardare al Partito della Sinistra Europea non come un modello pronto da replicare senza residui, ma come esperienza ispiratrice, feconda. Vuoi dirci quali sono alcuni nodi problematici che state affrontando e quali sono invece alcune linee di sviluppo futuro su cui intendete puntare per far crescere la Sinistra Europea?

H. B. – La Sinistra Europea ha elaborato un documento politico sul futuro dell’Europa dal punto di vista della sinistra. Gli elementi centrali riguardano la protezione delle persone, la trasformazione ecologica-sociale, il rafforzamento dei diritti sociali, la difesa della democrazia e l’impegno per il disarmo e la pace.

La pandemia determina in gran parte le nostre condizioni di lavoro e di vita. Gli effetti economici e sociali della crisi causata dal coronavirus sono drammatici, colpendo in particolare i poveri e le persone che lavorano e vivono in condizioni precarie. La disoccupazione aumenterà considerevolmente e anche la povertà. Ogni sforzo deve essere fatto per proteggere le persone. Questo è la prima cosa.

Ma non ci confrontiamo solo con la pandemia. Siamo di fronte a profondi sconvolgimenti economici, sociali e politici causati in particolare dalle sfide ecologiche come il cambiamento climatico. Il modo inproduciamo è in discussione. Abbiamo bisogno di una drastica riduzione delle emissioni di CO2. Una produzione basata sulle energie fossili non ha più futuro. Abbiamo bisogno di una nuova politica industriale europea incentrata su un’industria verde. Ciò include una nuova politica energetica basata sulle energie rinnovabili e anche una nuova politica di mobilità con particolare attenzione ai concetti di mobilità collettiva. La trasformazione socio-ecologica, o Green New Deal, è una componente chiave della strategia politica della Sinistra Europea.

Un Green New Deal di sinistra deve andare di pari passo con l’espansione dei diritti dei lavoratori. Ciò può essere collegato al pilastro dei diritti sociali adottato dalla Commissione europea, a cui ha fatto anche riferimento il recente vertice sociale. Tuttavia, il pilastro dei diritti sociali non deve rimanere un’intenzione non vincolante. Piuttosto,
questi diritti sociali devono essere vincolanti sotto forma di protocollo sociale nei Trattati dell’UE.

La crisi sanitaria si sta trasformando in crisi di democrazia. La pandemia sta emergendo come un banco di prova per la resilienza dello stato di diritto e la sfida ai diritti individuali e alle libertà democratiche. I pericoli per la democrazia sono evidenti e per questo è necessaria una risposta globale e un confronto da parte delle forze di sinistra progressiste, con iniziative e azioni comuni.

La Sinistra Europea è fortemente impegnata per la pace e il disarmo. Senza pace non c’è futuro per l’umanità. La pace e il disarmo dovrebbero essere messi al centro della politica. La spesa militare deve essere ridotta considerevolmente a favore dell’assistenza sanitaria e del soddisfacimento dei bisogni sociali. È ora di un’iniziativa per una nuova politica di distensione.

Con questo documento la Sinsitra Europea intende di intervenire attivamente nel dibattito sul futuro dell’Europa. Per questo, però, è necesario di espandere e rafforzare la cooperazione tra le forze progressiste -anche oltre il Partito della Sinistra Europea. Dal 2017 la Sinistra Europea assieme a ltre forze progressiste ed ecologiche sta organizzando il Foro Europeo che è una piattaforma per il dialogo politico in Europe. L’anno scorso questo Foro si poteva tenere solo on-line, speriamo che quest’anno si possa farlo come evento faccia a faccia.

La attuale crisi e gli sconvolgimenti economici, sociali e polictici non sono a favore della sinistra. Dall’altro lato però questa situazione offre anche delle opportunità per la sinistra perché è evidente il fallimento della politica neoliberista fino adesso predominate. Occorre un’altra politica. La sinistra in Europa deve cogliere queste opportunità rafforzando suo profilo politico e la cooperazione tra le forze progressiste e lanciando delle campagne.

Alberto Deambrogio

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

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