Rapporto Consob: i cittadini italiani hanno pagato il record di profitti delle banche

Banche e assicurazioni hanno registrato un record di extraprofitti nel 2023 grazie all’impennata di mutui e polizze: è quanto riferisce il bollettino statistico dell’organo di controllo del mercato finanziario italiano (Consob), che evidenzia come gli utili siano aumentati del 67% per le banche, con un incremento a 26,2 miliardi, e del 66% per le società di assicurazione, con un utile netto pari a 5,4 miliardi. Profitti che, scrive il rapporto, sono dovuti «principalmente» alla «forte crescita degli interessi netti», che è stata «ben superiore a quella dei costi operativi». Tradotto: l’impennata dei tassi dei mutui e dei prezzi delle polizze assicurative, che hanno messo in difficoltà le famiglie, ha gonfiato i profitti aziendali.

Secondo la Consob, nel 2023 il patrimonio netto delle banche quotate è cresciuto del 6%, attestandosi a 191,8 miliardi di euro. Per quanto riguarda le assicurazioni, invece, la crescita è stata possibile grazie all’incremento dei proventi netti da attività di investimento (22,7 miliardi nel 2023 contro i -9 miliardi nel 2022) e dei ricavi assicurativi (+5 miliardi di euro rispetto al 2022), parzialmente compensati dall’aumento degli oneri relativi ai sinistri (+4,6 miliardi di euro rispetto al 2022) e delle spese amministrative e di vendita (25,7 miliardi di euro contro i 24,7 miliardi del 2022). A fine 2023, il patrimonio netto delle assicurazioni quotate è salito a 41 miliardi di euro rispetto ai 37,6 miliardi di fine 2022.

A pagare il prezzo maggiore sono stati gli italiani, che hanno visto aumentare notevolmente i tassi dei mutui. Questo aumento è stato causato dall’incremento del costo del denaro deciso dalla Banca Centrale Europea (BCE) per contenere l’inflazione, che nel 2022 aveva raggiunto il 9,9%. Tuttavia, l’aumento dei tassi d’interesse, invece di contenere un’inflazione causata da variabili esogene, prevalentemente geopolitiche, ha ridotto la domanda interna, provocando un rallentamento dell’economia e rendendo più difficile l’accesso ai mutui. Già nel 2022, un rapporto di Mutuionline spiegava che «la stretta del credito adottata dalla BCE, nel tentativo di riportare sotto controllo l’inflazione, è destinata ad avere pesanti ripercussioni su tutti i cittadini e le attività economiche». Secondo Confindustria, dopo la stretta della BCE sui tassi, sono stati pagati complessivamente 4,6 miliardi in più sui mutui.

Proprio per compensare l’aumento degli utili delle banche, nel 2023 il governo Meloni aveva approvato una tassa sugli extraprofitti la cui efficacia si è dimostrata inversamente proporzionale all’enfasi propagandistica con cui era stata presentata. L’esecutivo Meloni, infatti, aveva depotenziato la norma attraverso un emendamento con cui si consentiva alle banche di non pagare il tributo, purché destinassero un importo di 2,5 volte superiore al consolidamento del proprio patrimonio. È quello che hanno fatto i principali istituti di credito, tra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo, BPM, BPER, Credem, Mediobanca e Mediolanum, la banca controllata per il 30% dalla famiglia Berlusconi. I principali istituti di credito hanno deciso di non pagare, rafforzando invece il patrimonio. Non a caso, i patrimoni bancari sono ai massimi di sempre, cresciuti attorno al 15% degli attivi di rischio. Il governo Meloni ha finito così per rafforzare il capitale e gli utili degli istituti bancari con la complicità della BCE, che si era detta contraria alla tassa sugli extraprofitti e aveva incoraggiato l’approvazione dell’emendamento. Il risultato è che banche e assicurazioni sono sempre più ricche, mentre gli effetti dell’aumento dei tassi d’interesse decisi dalla BCE si sono riversati interamente sulle spalle di cittadini, famiglie e imprese.

Giorgia Audiello

21/7/2024 https://www.lindipendente.online/

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