Recovery Plan: totale assenza della ragione pubblica

L’elaborazione con la quale si è arrivati alla presentazione del Recovery Plan, fino alla plateale crisi della maggioranza di governo, con tanto di braccio di ferro pubblico fra i diversi partiti che lo supportano, fra spettacolarizzazione di dichiarazioni e ricatti reciproci, danno la misura dello scarso livello della nostra classe politica e di quella economica che la condiziona. Segno che chi comanda in questo periodo storico nel paese non è all’altezza della situazione.
Lo stesso modo con il quale è stato dicusso, senza coinvolgimento pubblico e partecipazione democratica, bensì all’interno di vari gruppi tecnici, di specialisti, nonché dei ministeri, la dice lunga sulle difficoltà di idee e l’incapacità di reggere un confronto politico reale che sussite da parte di tutti i partiti e delle stesse lobby economiche.

Quello che è stato finora scritto del Recovery Plan, anche con le variazioni aggiunte, dopo i singolar tenzoni fra Renzi e Conte, rcol passaggio da 196 miliardi a 222 miliardi, contina a presentare delle evidenti silenzi in tema di occupazione, già solo per l’assenza di un piano di assunzioni sia nel settore pubblico come nel privato, guardando già solo agli assi strategici del Recovery (digitalizzazione-innovazione, rivoluzione verde, infrastrutture e mobilità, scuola, formazione e ricerca, coesione sociale, sanità).
Infatti gli interventi sul mercato del lavoro sono risibili, andando contro le stesse indicazioni della UE in fatto di coesione sociale.
Nella Sanità si passa dagli iniziali vergognosi 9 miliardi ai 19,7 miliardi attuali, spalmati comunque su 5 anni.
A questi vanno aggiunti altri 4 miliardi di innovazione tecnologica e digitale, per complessivi 23,7 miliardi per la Sanità, considerando però che su formazione e aggiornamento si continua ad investire poco, in rapporto alla massa dell’investimento tecnologico. La sottovalutazione del fattore umano (capitale lavoro..) in un settore che si poggia principalmente su questo, la dice lunga sulla ideologia dei politici (alieni) e dei tecnici (astratti) che gli stanno dalle spalle.

Sull’innovazione la parte da leone la fa ancora l’industria 4.0 a svantaggio di R&S di parte pubblica, che risulta ancor più sacrificata a favore della ricerca e innovazione del privato, segno di indubbia chiarezza politica: il pubblico può sussitere solo a dosi omeopatiche senza disturbo per il mercato.

Scarso risulta l’investimento per il pubblico su cultura e turismo, preferendo anche qui il privato. Nel complesso si è passati dai primi 3,1 miliardi per l’industria turistica e culturale agli attuali 8 miliardi, sempre comunque sbilanciati sul settore privato.

Altro caso di sviluppo squilibrato riguarda la messa in sicurezza dei territori sul piano antisismico, risultante sottostimato. Altrettanto vale per l’investimento di rinnovamento e manutenzione di strade, ponti, viadotti che risulta risicato. Qui c’è da rilevare un intervento della UE che ha richiamato l’Italia al rispetto dell’idea di sviluppo sostenibile vero, il che significa più strada ferrata che strada normale. Malgrado questo, nella versione corretta “prodomo Renzi” si ha un aumento delle risorse per strade ed alta velocità di rete.
La proposta di innovazione fiscale fondata sulla famiglia risulta pericolosa, in quanto rappresenta una vecchia idea – anche qui renziana – di azzeramento delle detrazioni da lavoro dipendente a favore di quelle a carico delle famiglie. Una proposta che rischia di essere poco coesiva e molto sperequativa, specie se rapportata ai separati o ai singol poveri, statisticamente in crescita.

Guardando alle attribuzioni dei ministeri si direbbe che si sia perseguita pilatescamente una distribuzione dei finanziamenti secondo l’importanza politica dei partiti di riferimento e non sulla base del peso dei ministeri nell’assetto strategico del paese, per cui la scuola prende poco ma sicuramente più della sanità, i trasporti prendono molto ma a vantaggio dei privati, senza alcun esplicita rimessa in discussione del vecchio modello di mobilità fondato sui mezzi privati contro quelli pubblici (qui manca l’inversione del famoso “paradigma”).
Un governo che risulta contradditoriamente di sinistra e sicuramente populista-democristiano nelle sue scelte, fino al capolavoro di ridurre l’investimento al Sud a pochi spiccioli per le imprese dell’innovazione e per… la Sardegna. Decisamente penoso. Per fortuna con l’intervento di riequilibrio richiesto da alcuni partiti della maggioranza e dalla UE si è ancorato il 40% degli investimenti complessivi al Mezzogiorno.

Nel complesso, anche nella sua forma novata, rimane un piano influenzato da un forte sguardo al passato, rafforzando e partendo da quello che già esiste, dunque l’indotto manifatturiero del nord d’Italia, reinvestendo su vecchi progetti di infrastrutture e di digitale terrestre oggi veramente indietro nell’impianto rispetto al resto d’Europa e con una grave difficoltà rispetto alla scelta su quale gestore se semi-pubblico (Open Fiber) o privato (Tim).

L’assetto strategico economico del paese non è minimamente rimesso in discussione. Rimaniamo con questo piano appesi all’Europa centrale, senza sviluppo di altre prospettive, senza sfruttare meglio altre vocazioni, in questo piano dimenticate, come quello di essere un paese con un potenziale di interscambio col Mediterraneo assolutamente depresso, sottostimato, senza alcun investimento sulle grandi rotte che lo attraversano evitando la nostra penisola.
Più che un Nex Generation UE sembra questo un Old Generatione UE. Valido per un paese che invecchia e che si pensa come la Florida dell’Europa (sempre più luogo di villeggiatura) ma senza un sistema sanitario che sappia ancora accompagnare, curare e supportare l’invecchiamento, derubricato ancora una volta a un problema “privato” delle famiglie (laddove sussistono, in presenza di una forte crescita dei single anziani sempre più soli) che fa gola al mercato della sanità privata, dove le grandi fondazioni finanziarie che investono sempre più con rese di guadagno crescenti.

Le polemiche e correzioni di Renzi di questi giorni cambiano relativamente questo assetto, se non ottenendo più soldi per la Sanità e per l’industria turistica e la cultura con una riduzione della porzione dedicata anomalmente a sussidi, come ad es. gli ecobonus (incentivazione alla spesa di innovazione del mercato privato di riconversione ecologica), che si riducono al 30% della spesa del Recovery.
Dal risicato dibattito fatto, sottotono e di vertice, il grande assente è stata la proprostra di una riforma fiscale radicale incentrata su una patrimoniale che garantirebbe sicuramente quei maggiori investimenti pubblici necessari per i settori fondamentali anche dal punto di vista occupazionale come sanità, scuola, enti locali, e in altri settori strategici quali digitale, meccatronico, ferroviario, mobilità, porti, logistico, navale, energetico, bio-medico e farmacologico.

SCHEDA: Leggiamo il Recovery sui numeri:

222 miliardi totali messi a disposizione dal R.P. divisi in
6 linee di sviluppo o assi portanti, così come previsto dalla UE nel Next Generation UE:

48,7 miliardi per la digitalizzazione-innovazione passano a 37,9 miliardi

Voci:
digitalizzazione innovazione PA 10 miliardi a 11,3 miliardi
di cui:
modernizzazione e digitalizzazione della PA 2,51 miliardi
innovazione organizzativa, lavoro agile e “capitale umano” della PA 2 miliardi
innovazione organizzativa della Giustizia 0,75 miliardi
tecnologie e pagamenti digitali 4,75 miliardi
Innovazione competitività digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione 35,5 miliardi a 26,6 miliardi?
di cui
transizione 4.0 24,8 miliardi
patentbox 5,8 miliardi
agricoltura digitale 0,14 miliardi
editoria 5.0 0,22 miliardi
Banda Larga, 5G e monitoraggio satellitare 3,53 miliardi
innovazione e tecnologia dei microprocessori 0,6 miliardi
internazionalizzazione 0,45 miliardi
Cultura e turismo 3,1 miliardi iniziali passati a 8 miliardi
di cui
sviluppo accessibilità dei grandi attrattori turistico-culturali 1,73 miliardi a 2,7 miliardi
cultura e turismo siti minori nelle aree rurali e periferiche 0,67 miliardi a 3,4 miliardi
cultura 4.0 formazione e sviluppo servizi turistici e di imprese creative e culturali 0,72 miliardi a 1,9 miliardi
Innovazione, ricerca, digitalizzazione assistenza sanitaria 4 miliardi
di cui
ammodernamento tecnologico e digitale 2,97 miliardi
ricerca e trasferimento tecnologico 0,8 miliardi
potenziamento della formazione del personale SSN 0,23 miliardi

Ambito e obiettivi dichiarati :
-Digitalizzazione e innovazione dell’amministrazione della PA

  • Reingegnerizzazione dei processi come fattore abilitante della semplificazione e digitalizzazione dei procedimenti amministrativi
    -Sviluppo delle infrastrutture e servizi digitali del Paese (datacenter e cloud)
    -Efficientamentodella Giustizia
    -Identità digitale unica per cittadini e imprese
    -Completamento rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica
    -Interventi per lo sviluppo delle reti 5G
    -Innovazione tecnologica, digitalizzazione e sostegno alla competitività delle filiere strategiche (settore agroalimentare, industriale, patrimonio culturale e turistico) nonché del sistema editoriale
    -Interventi per una digitalizzazione inclusiva contro il digitaldivide
    -Transizione X.0
    -Investimenti in R&S, tecnologie emergenti e trasferimento tecnologico
    -Politiche per l’attrazione di idee a favore del reshoring
    -Rafforzamento del Patto per l’export e sostegno all’internazionalizzazione delle filiere strategiche (settore agroalimentare, industriale e turistico)
    -Potenziamento degli strumenti finanziari per la maggior competitività delle imprese sui mercati internazionali
    -Potenziamento e promozione dell’industria culturale e del turismo

74,3 miliardi per la rivoluzione verde e la transizione ecologica (nuovi modelli energetici e risparmio energetico)

Voci:
impresa verde economia circolare 6,3 miliardi a 5,5 miliardi
di cui
agricoltura sostenibile 1,8 miliardi
economia circolare e gestione rifiuti 4,5 miliardi a
transizone energetica e mobilità sostenibile 18,5 miliardia 18,2
di cui
produzione e distribuzione di rinnovabili e sostegno filiera 8,68 miliardi
investimenti nella filiera dell’idrogeno e progetti europei 1,34 miliardi
trasporti locali sostenibili, ciclovie e rinnovo parco rotabile 8,45 miliardi
efficienza energetica e riqualificazione degli edifici 40,1 miliardi a 30,7
di cui
efficienza edifici pubblici 17,71 miliardi
efficienza edilizia privata 22,4 miliardi
tutela valorizzazione del territorio e della risorsa idrica 9,4 miliardi a 14,7 miliardi
di cui
interventi sul dissesto idrogeologico 3,97 miliardi
digitalizzazione rete di monitoraggio e manutenzione 4.0 0,45 miliardi
forestazione e tutela dei boschi 0,9 miliardi
invasi e gestione sostenibile delle riserve idriche 3,42 miliardi
sviluppo aree portuali per gestione rifiuti raccolti a mare 0,65 miliardi

Ambito e obiettivi dichiarati :
-Investimenti finalizzati a conseguire obiettivi EuropeanGreen Deal(inclusa la strategia «From farm to fork»)
-Infrastrutture per la graduale de-carbonizzazionedei trasporti e mobilità di nuova generazione
-Adozione di piani urbani per il miglioramento della qualità dell’aria e forestazione urbana
-Miglioramento efficienza energetica e antisismica degli edifici pubblici, privati e degli stabilimenti produttivi
-Gestione integrata del ciclo delle acque (anche ai fini irrigui) e monitoraggio della qualità delle acque interne e marine ai fini degli interventi di contrasto all’inquinamento
-Protezione ambiente e mitigazione rischi idrogeologici e sismici, rimboschimenti e ricostruzioni boschive
-Riconversione produzione e trasporto energia in chiave sostenibileInvestimenti per economia circolare (rifiuti, fonti rinnovabili)
-Sostegno alla transizione ecologica per l’agricoltura, l’industria e la siderurgia (Taranto)
-Valorizzazione sostenibile del patrimonio culturale, paesaggistico e naturale
-Promuovere l’adozione dei criteri ambientali minimi e la fiscalità di vantaggio per le imprese sostenibili

32 dai 27,7 miliardi per infrastrutture e mobilità sostenibile

Alta velocità di rete e manutenzione stradale 4.0 23,7 miliardi a 28,3
opere ferroviarie per la mobilità e la connesione veloce del paese 21,7 miliardi
messa in sicurezza e monitoraggio digitale di strade, viadotti, ponti 1,98 miliardi
intermodalità e logistica integrata 4,1 miliardi a 3,7 miliardi
porti e intermodalità collegata alle grandi linee di comunicazione europee 0,88 miliardi
altri interventi su porti, infrastrutture e reti TEN-T 3,2 miliardi

Ambito e obiettivi dichiarati:
-Rete ferroviaria: completamento dei corridoi TEN-T
-Alta velocità di rete per passeggeri e merci
-Sviluppo della rete stradale e autostradale, ponti, viadotti e portualità
-Smart districtse intermodalità logistica integrata
-Mobilità pubblica e privata a impatto ambientale sostenibile

19,1 miliardi per istruzione e ricerca

Potenziamento della didattica e diritto allo studio 10,7 miliardi
accesso all’istruzione e contrasto ai divari territoriali 3,89 miliardi
potenziamento della didattica, STEM e multilinguismo 3,94 miliardi
ricerca, istruzione professionale e ITS 2,82 miliardi
Ricerca di impresa 8,5 miliardi
di cui
rafforzamento di R&S e delle iniziative IPCEI 4,28 miliardi
trasferimento di tecnologia 2,9 miliardi
sostegno all’innovazione per le PMI 1,29 miliardi

Ambito e obiettivi dichiarati:
Istruzione e relativi strumenti
•Digitalizzazione dei processi e degli strumenti di apprendimento
•Adeguamento competenze a esigenze dell’economia e della cultura, nonché agli standard internazionali
•Miglioramento delle conoscenze digitali, economiche, istituzionali, per la sostenibilità e per la tutela ed il restauro del patrimonio culturale
•Promozione del diritto allo studio e di contrasto all’abbandono scolastico
•Politiche mirate ad aumentare la quota di giovani diplomati o laureati
•Riqualificazione, formazione e selezione del personale docente
•Innalzamento della qualità degli ambienti di apprendimento
Potenziamento della ricerca
•Ricerca di base
•Piani ed infrastrutture di ricerca per le sfide strategiche
•Lab Teche innovationecosystems
Infrastrutture scolastiche, universitarie e per la ricerca
-Riqualificazione o ricostruzione in chiave di efficienza energetica e antisismica
-Cablaggio con fibra ottica
-Potenziamento 0-6 asilie infanziaInfrastrutture per e-learning

17,2 miliardi per parità di genere, coesione sociale e territoriali.

Parità di genere 4,5 miliardi
di cui
sostegno all’occupazione femminile, conciliazione vita, lavoro e asili nido 4,52 miliardi
Giovani e politiche del lavoro 2,8 miliardi
di cui
politiche attive e formazione per occupati e disoccupati 2,1 miliardi
servizio civile universale 4,5 miliardi
Vulnerabilità inclusione sociale, sport e terzo settore 5,9 miliardi
di cui
servizi socioassistenziali e disabilità 0,56 miliardi
rigenerazione urbana e housing sociale 5,03 miliardi
sport e periferie 0,36 miliardi
Interventi speciali di coesione territoriale 3,9 miliardi
di cui
resilienza aree interne e montagna 1,01 miliardi
interventi aree terremotate 2009 e 2016 1,78 miliardi
energia elettrica da fonti rinnovabili per Sardegna e le piccole isole 0,22 miliardi
ecosistemi dell’innovazione al Sud 0,27 miliardi

Ambito e obiettivi dichiarati:
-Sostegno alla creazione di posti di lavoro e tutela del reddito dei lavoratori
-Sostegno alle transizioni occupazionali, rafforzamento delle politiche attive del lavoro ed investimento sulle nuove competenze.
-Lifelonglearning e formazione lavoratori e cittadini inoccupati
-Contrasto al lavoro sommerso e tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
-Politiche attive per il lavoro e l’occupazione giovanile
-Empowerment femminile: formazione, occupabilità, autoimprenditorialità, gender pay gap
-Attuazione di un nuovo piano sociale nazionale per le fasce vulnerabili, child guarantee e vita indipendente delle persone con disabilità
-Attuazione del Piano per la Famiglia (Family Act) raccordata a riforma IRPEF
-Attuazione del Piano Sud 2030 e della Strategia Nazionale delle Aree Interne
-Rigenerazione e riqualificazione di contesti urbani, borghi ed aree interne e montane, piccole isole, anche con interventi nel settore culturale
-Investimenti nel settore sportivo per l’inclusione e l’integrazione sociale

19,7 miliardi per la sanità

Assistenza di prossimità e telemedicina da 4 miliardi a 7,9 miliardi
di cui
potenziamento assistenza sanitaria e rete territoriale da 3,1 miliardi a 7 miliardi
salute, ambiente e sicurezza alimentare 0,9 miliardi
Innovazione ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria da 5 a 11,8 miliardi
di cui
ammodernamento tecnologico e digitale 4,0 miliardi
ricerca e trasferimento tecnologico 0,8 miliardi
potenziamento della formazione del personale del SSN 0,23 miliardi

Ambito e obiettivi dichiarati:
-Rafforzamento della resilienza e tempestività di risposta del sistema ospedaliero
-Sostegno alla ricerca medica, immunologica e farmaceutica
-Digitalizzazione dell’assistenza medicae dei servizi di prevenzione
-Rafforzamento della prossimità delle strutture del SSN
-Integrazione tra politiche sanitarie e politiche sociali e ambientali
-Valorizzazione delle politiche per il personale sanitario

La tasck force degli esperti legati al mondo imprenditoriale è stata cancellata rimettendo al Mef il ruolo di stretto coordinamento e controllo sul modo e i tempi di attuazione del Recovery, così come previsto
dagli indirizzi del Next Generation UE, con l’aggiunta di un controllo da parte del Parlamento.

Marco Prina

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute http://www.lavoroesalute.org

10/1/2021

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *