«Respinti, picchiati e lasciati morire»: oltre 120mila persone respinte alle frontiere UE nel 2024
Il nuovo regolamento UE sui rimpatri: regole comuni per i 27 Stati membri
Sono 120.457 le persone migranti sottoposte a respingimento alle frontiere dell’Unione Europea durante il corso del 2024, secondo un recente rapporto 1 di nove ONG, tra cui l’Associazione We Are Monitoring (Polonia), la Fondazione Mission Wings (Bulgaria) e il Comitato Helsinki ungherese 2.
I pushback rimangono una pratica sistematica: in diversi paesi europei, come Grecia, Bulgaria, Ungheria e Polonia, le forze di polizia di frontiera sono accusate di respingere le persone migranti senza permettere loro di fare domanda di asilo, in violazione del principio di non-refoulement sancito all’art. 33 della Convenzione di Ginevra del 1951.
Nella maggior parte dei casi di respingimento verso Libia e Libano sono le guardie costiere dei due Paesi a intercettare le imbarcazioni.
Tuttavia, il coinvolgimento economico e politico di Italia, Cipro e della stessa Unione Europea è così diretto e esteso – attraverso supporto finanziario e materiale, monitoraggio, coordinamento, formazione degli agenti – che queste azioni sono considerate allo stesso modo pushback compiuti da Stati membri dell’UE, anche se non accadono propriamente in territorio comunitario.
Da anni i collettivi, le associazioni, le ONG, avvocati e attivisti denunciano ciò che accade. I rapporti trimestrali del network intereuropeo Protecting Rights at Borders (PRAB) 3 raccontano di una situazione particolarmente grave tra Bosnia e Croazia, in Polonia e in Lituania. In questi luoghi, la polizia di frontiera utilizza spray al peperoncino, armi da fuoco, violenza fisica e verbale, sottrae documenti e vestiti.
«Un gruppo ha attraversato il confine con la Repubblica di Croazia nei pressi del villaggio di Šmrekovac a Velika Kladuša. Poco dopo aver attraversato il confine, sono stati fermati dalla polizia croata. Gli agenti […] erano vestiti con uniformi scure senza elementi di identificazione. Hanno immediatamente iniziato ad aggredire il gruppo con pugni, manganelli e uno degli agenti ha usato il calcio di una pistola per colpirli alla testa. In seguito all’aggressione, sono stati presi i loro telefoni, i soldi e tutti i gioielli che avevano con sé. Sono stati respinti in Bosnia-Erzegovina intorno alle 4 del mattino», hanno testimoniato sei cittadini della Sierra Leone in Bosnia-Erzegovina 4.

Fonte: Report “Pushed, beaten, left to die”. European Pushback Report 2024
La Bulgaria al primo posto per respingimenti forzati
Dall’aprile 2024, il governo bulgaro ha cominciato a pubblicare 5 i numeri di cittadini di Paesi terzi che, dopo essere stati fermati alla frontiera, «sono tornati volontariamente indietro e sono rientrati nel territorio dei Paesi vicini».
Quelli che il governo di Sofia registra come 52.534 “rimpatri volontari”, secondo le testimonianze raccolte dalle ONG locali sono invece respingimenti forzati, che avvengono attraverso percosse, l’uso di cani per attaccare e ferire le persone migranti, pratiche disumane come la svestizione, la confisca e il furto di effetti personali come telefoni cellulari e denaro da parte della polizia di frontiera.
Tra le persone sottoposte a respingimenti ci sono famiglie con bambini e minori non accompagnati, provenienti soprattutto da Siria, Afghanistan, Marocco ed Egitto. Le pratiche di respingimento vengono solitamente segnalate al confine turco-bulgaro e turco-serbo.
Un’inchiesta del Balkan Investigative Reporting Network (BIRN) di febbraio 2024 6 ha rivelato come gli agenti di frontiera di Frontex siano intenzionalmente tenuti lontani dalle autorità bulgare dai “punti caldi” dove di solito avvengono i respingimenti, affinché non vengano documentate le violazioni di diritti umani.
A dicembre 2024, le organizzazioni No Name Kitchen (NNK) e Collettivo Rotte Balcaniche hanno denunciato la morte di tre minori egiziani vicino al confine turco-bulgaro. Le autorità bulgare hanno ignorato le richieste di aiuto inviate da parte delle attiviste e hanno impedito alle squadre di soccorso di raggiungere i minori, che sono morti assiderati.
Vicino al corpo del primo minore, gli attivisti hanno ritrovato impronte di stivali e orme di cane: le autorità bulgare erano sul posto, ma hanno scelto di non prestare assistenza o di non recuperare il corpo. Dal 1° gennaio 2025, la Bulgaria e la Romania sono entrate ufficialmente a far parte dell’Area Schengen 7, nonostante le numerose denunce delle ONG sulle violazioni dei diritti umani che accadono nel Paese.
Libia: respingimenti finanziati dall’UE e violenze sulle persone migranti
In continuità con il passato, il report sottolinea come siano stati documentati ripetuti comportamenti violenti da parte della guardia costiera libica negli intercettamenti in mare delle persone migranti.
Sono 21.762 i pushback registrati sulle coste libiche: le testimonianze raccolte raccontano di speronamenti dei barchini, percosse e altri comportamenti violenti che in alcune occasioni hanno portato alla morte delle persone migranti intercettate.
Nell’aprile 2024, durante un salvataggio da parte dell’ONG Mediterranea Saving Humans, gli agenti della Guardia costiera libica, si legge nel rapporto, hanno «aperto il fuoco su una delle scialuppe di salvataggio della ONG, scatenando il panico e facendo cadere in acqua diverse persone». Alcune testimonianze riportano anche che i migranti sono stati frustati dagli agenti presenti sulla motovedetta libica.
Queste pratiche sollevano interrogativi sulle responsabilità del nostro Paese e dell’Unione europea, che continuano a finanziare e addestrare la Guardia costiera libica nonostante le numerose testimonianze, quasi quotidiane, raccolte da diverse ONG, tra cui Refugees in Libya.
Il nuovo regolamento della Commissione europea sui rimpatri: un altro passo indietro
Martedì 11 marzo la Commissione europea ha presentato un nuovo regolamento sui rimpatri dei cosiddetti “migranti irregolari” sul territorio comunitario 8. Il regolamento introduce disposizioni più stringenti sui rimpatri, attraverso misure che facilitano di fatto le espulsioni.
I rimpatri forzati diventano «obbligatori quando una persona soggiornante nel territorio UE non collabora» o «rappresenta un rischio per la sicurezza». I migranti che hanno ricevuto un ordine di espulsione potranno essere trasferiti nei “return hubs”, attraverso accordi a livello bilaterale o comunitario. Il periodo massimo di detenzione è esteso fino a 24 mesi, a fronte dei 18 attuali.
Tra le disposizioni introdotte, vi è il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio, consentendo a uno Stato membro di riconoscere ed eseguire direttamente una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro senza dover avviare un nuovo procedimento.
«Questa nuova proposta sarà dannosa e conferma l’ossessione dell’UE per le deportazioni, invece di prendere in considerazione misure che potrebbero davvero favorire l’inclusione sociale e la regolarizzazione», ha commentato Silvia Carta, responsabile advocacy officer per Platform for International Cooperation on Undocumented Migrants (PICUM). «Al contrario, possiamo aspettarci un maggior numero di persone rinchiuse nei centri di detenzione per migranti in tutta Europa, famiglie separate e persone inviate in Paesi che nemmeno conoscono».
Il quadro che si delinea sembra comunque confermare la volontà da parte degli organi europei, similmente a quanto sta accadendo quasi ovunque nei singoli stati comunitari, di contrastare la migrazione cosiddetta “irregolare”, attraverso un controllo capillare delle frontiere, un finanziamento a paesi terzi, come Libia e Tunisia, per fermare le partenze, e un rafforzamento delle procedure di rimpatrio.
A scapito dei diritti delle persone migranti, attraverso un costante uso della violenza da parte della polizia di frontiera, in modo quasi indistinto su uomini, donne e bambini, rendendo sempre più pericolose le rotte migratorie esterne e interne al continente europeo e non garantendo il diritto all’asilo.
Per questo le organizzazioni autrici del rapporto chiedono ai paesi europei di «fermare immediatamente tutti i respingimenti e le espulsioni collettive e permettere alle persone di chiedere protezione internazionale alla frontiera o al loro arrivo nel Paese», così come di «garantire il perseguimento degli agenti di frontiera abbiano usato o ordinato l’uso eccessivo della forza o altri maltrattamenti nei confronti di migranti, richiedenti asilo o rifugiati».
Le investigazioni interne continuano a essere irrilevanti (e nella maggior parte dei casi inesistenti) rispetto ai casi di violenza testimoniati: ad esempio, non un solo caso di respingimento è stato giudicato in un’aula di tribunale greca e non un solo agente della polizia di frontiera in Bulgaria è stato condannato, nonostante le numerose segnalazioni di violazioni in entrambi i Paesi.
Si chiede poi alla Commissione europea di sospendere immediatamente i finanziamenti alle guardie costiere libiche e libanesi finché «non avranno garanzie che il sostegno non venga utilizzato per operazioni che contribuiscono a espulsioni sommarie, arresti e detenzioni arbitrarie o maltrattamenti». Infine, la presenza di Frontex dovrebbe essere limitata al «monitoraggio negli Stati membri in cui le violazioni dei diritti fondamentali sono sistemiche e destinate a persistere».
- Pushed, beaten, left to die. European pushed report 2024 ↩︎
- Le ONG che hanno curato la stesura di questo report sono 11.11.11 (Belgio), Hungarian Helsinki Committee, We Are Monitoring Association (Polonia), Center for Peace Studies (Croazia), Lebanese Center for Human Rights (CLDH), Sienos Grupė (Lituania), Centre for Legal Aid – Voice in Bulgaria (CLA), Foundation Mission Wings (Bulgaria), I Want to Help Refugees/Gribu palīdzēt bēgļiem (Lettonia) ↩︎
- PRAB reports ↩︎
- La testimonianza è contenuta nel rapporto PRAB disponible qui ↩︎
- Qui i dati ↩︎
- Schengen in Sights, EU and Frontex Overlook Violent Bulgarian Pushbacks – BIRN (26 febbraio 2024) ↩︎
- La notizia su EuroNews ↩︎
- La Commissione propone un nuovo sistema europeo comune di rimpatrio ↩︎
Albertina Sanchioni
12/3/2025 https://www.meltingpot.org/
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