Rete 5G tra rischi, cancerogenesi e sindrome da microonde
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Rete 5G e pericolo per la salute
Da anni ormai organizzazioni ambientaliste, tra cui Medici ISDE, segnalano che l’installazione della Rete 5G può essere rischiosa per la salute umana e per quella degli ecosistemi, evidenziando che ad oggi è meglio attuare il principio di precauzione e non liberalizzare questa pratica come se fosse totalmente innocua.
Già nel 2017 oltre 350 scienziati di tutto il mondo, tra i quali i maggiori esperti sugli e sanitari dell’elettromagnetismo ad alta frequenza, hanno sottoscritto un appello che ricorda i rischi del 5G e richiama alla prudenza. Nel 2019 lo SCHEER, la Commissione Tecnico Scientifica della Comunità Europea, ha inserito il 5G tra i 14 massimi fattori di rischio emergenti per la salute e l’ambiente, richiamando l’attenzione soprattutto in termini di rischio sanitario e ambientale. A marzo 2020, il Parlamento Europeo ha pubblicato il documento “Effects of 5G wireless communication on human health” nel quale si sottolineano gli elevati costi di realizzazione delle infrastrutture, le incertezze sui possibili effetti ambientali e sanitari, la carente diffusione, da parte degli Stati membri, di informazioni adeguate sui rischi del 5G, il problema dei limiti normativi e la possibile alternativa, più sostenibile, della fibra ottica.
I rischi generici dell’elettromagnetismo ad alta frequenza – quelli delle esposizioni già ora presenti – sono ben noti e la possibilità di cancro è solo l’ultima paura in termini epidemiologici: altre possibili conseguenze sanitarie documentate sono le alterazioni della riproduzione, del neurosviluppo in età pediatrica, del comportamento e del metabolismo.
Non solo, legato alla Rete 5G si aggiungono un possibile incremento della densità espositiva e dell’utilizzo delle onde millimetriche. In riferimento a queste particolari frequenze, studi preliminari hanno mostrato conseguenze su espressione genica, capacità di stimolare la proliferazione cellulare, di alterare le proprietà delle membrane cellulari e dei sistemi neuromuscolari, di indurre stress ossidativo, capacità di indurre aneuploidia – fenomeno ben noto come predisponente al cancro – e possibili danni oculari. “Tutte cose molto preoccupanti dal punto di vista biologico, che dimostrano come l’esposizione al 5G quasi sicuramente non avrà effetti inesistenti, come molti si affannano a sostenere” – aveva sostenuto il Dottor Agostino Di Ciaula, Presidente del Comitato Scientifico Nazionale di Medici per l’Ambiente ISDE e del Comitato Scientifico dell’International Society of Doctors for Environment (ISDE).
Tecnologia 5G e cancerogenesi
Ad oggi non ci sono studi che negano la correlazione tra esposizione alle Rete 5G e la cancerogenesi. Anzi, appiamo che la correlazione tra cancro ed esposizione ad onde elettromagnetiche avviene anche con molto meno: nel gennaio 2020 una sentenza della Corte d’Appello di Torino ha riconosciuto il nesso causale fra insorgenza di un raro tumore del nervo acustico (neurinoma) in un lavoratore esposto a telefono cellulare e l’uso per un tempo stimato di 12.600 ore nel corso di 15 anni. La Corte d’Appello di Torino ha conferma integralmente la sentenza del Tribunale di Ivrea del 2017 in favore di Roberto Romeo, dipendente Telecom: “esiste una legge scientifica di copertura che supporta l’affermazione del nesso causale secondo criteri probabilistici “più probabile che non”. “Già la sentenza di primo grado aveva riconosciuto come malattia professionale la patologia in oggetto e questa ulteriore sentenza, che conferma quella di primo grado e rigetta il ricorso in appello avanzato dall’Inail, rende indubbiamente giustizia di tante reiterate prese di posizioni negazioniste sull’argomento” – aveva affermato l’oncologa Patrizia Gentilini.
Si tratta di una pietra miliare che ha messo in discussione il Rapporto “Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche” dell’Istituto Superiore di Sanità il quale, facendo un’operazione di rassicurazione sociale, affermava con una presunta “certezza” che l’uso dei cellulari a lungo non aumentava il rischio tumori. Nel 2021, la Corte d’Appello di Firenze condanna l’Inail al risarcimento per la malattia professionale a tre ex dipendenti Enel della provincia di Lucca, uno già morto, nel primo riconoscimento giurisprudenziale per malattie ematiche causate dall’esposizione a onde elettromagnetiche: si tratta di un tumore da elettrosensibilità.
“Esiste un’elevata probabilità che fu il cellulare a causare il tumore anche in relazione all’esclusione dell’intervento di fattori causali alternativi. (…) in assenza di possibili cause, vi è la presenza di un unico fattore di rischio costituito da un’esposizione prolungata a radiofrequenze”. Così il 2 Novembre 2022 una sentenza della Corte d’Appello di Torino ha confermato il nesso causale tra l’uso prolungato del telefono cellulare e l’insorgenza di un neurinoma del nervo acustico, ovvero un tumore all’orecchio, dando ragione a Michele Nania, un pensionato di 63 anni ex dipendente dell’Acciai Speciali Cogne, un’azienda della Valle d’Aosta, che per 13 anni per motivi di lavoro ha usato per una media di tre ore al giorno il cellulare, più un’ulteriore ora per uso personale, per un totale stimato tra 12 e 14mila ore complessive di wireless sulla testa tra il 1995 e il 2008. Si tratta di un tumore intracranico causato dall’uso di telefono cellulare, schwannoma vestibolare, ovvero un tumore dell’VIII nervo cranico che ha come conseguenze: “Sordità sinistra, impianto cocleare a destra, paresi del nervo facciale, disturbo dell’equilibrio, sindrome depressiva e danno biologico permanente 57%” – è scritto nell’ultimo verdetto. Riconosciuta dai giudici la malattia professionale col 53% di invalidità, all’ex dipendente l’INAIL dovrà adesso percepire un indennizzo mensile di circa 350 euro per sordità sinistra, paresi del nervo facciale, disturbo dell’equilibrio e sindrome depressiva, ovvero gli effetti biologici da elettrosmog già riconosciuti in primo grado dal Tribunale di Aosta, confermati in secondo grado dalla Corte d’Appello di Torino sezione lavoro presieduta dal presidente Michele Milani. Si tratta dell’ennesima sentenza in favore di danneggiati da radiofrequenze, l’ennesimo verdetto che sconfessa le obsolete teorie negazioniste del danno. L’INAIL, ricorsa in giudizio nell’appello perso, è stata poi condannata a 10.000 euro di soccombenza, oltre alle spese legali e perizie tecniche.
Gli avvocati Bertone e Renato Ambrosio stanno seguendo anche altri cinque casi di persone che si sono ammalate di neurinoma o sono decedute per glioblastomi. Secondo l’ultimo rapporto dell’agenzia di sanità pubblica francese Santè Publique France rispetto al 2018 c’è stata un’impennata di ben 4 volte del glioblastoma, maligno tumore al cervello studiato in Italia dall’Alleanza contro il Cancro (fondata nel 2002 dal Ministero della Salute) nella relazione con l’irradiazione di radiofrequenze e campi elettromagnetici.
Nel 2012, la Corte Suprema di Cassazione aveva invece dato ragione all’ex manager bresciano Innocente Marcolini, anche lui colpito alla testa da cancro provocato da elettrosmog: “sentivo un gran calore stando al telefonino. Non avrei mai pensato che quel fastidio mi avrebbe rovinato la vita” – affermava Marcolini. “Un rischio aggiuntivo per i tumori cerebrali è documentato dopo esposizione per anni (>10) a radiofrequenze emesse da telefoni portatili e cellulari”, sentenziò la Corte.
Nel 2017, il Tribunale di Firenze sezione Lavoro condanna l’INAIL all’indennizzo in rendita per inabilità permanente in favore di Alessandro Maurri per malattia professionale nella misura del 16% per un neurinoma ipsilaterale del nervo acustico dopo aver “prestato attività lavorativa presso varie imprese, svolgendo mansioni che comportavano il prolungato uso di telefoni cellulari”. Sempre nel 2017 la sezione lavoro della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo sentenzia poi in favore della vedova di un agente della Polizia di Stato deceduto, ‘vittima del dovere’, cioè morto per causa di servizio nello svolgimento di attività di intelligence, a “contatto, giorno e notte con i propri uomini con apparecchiature elettroniche di ricezione “ usando “pressochè costantemente il telefono cellulare”. L’agente muore nel 2010 a 44 anni per glioblastoma, tumore maligno alla testa.
Nel 2019, il Tribunale di Monza condanna l’INAIL riconoscendo ad un addetto di Linate e Malpensa la malattia professionale con inabilità permanente (misura del 38%) per neurinoma del nervo acustico da irradiazioni di radio-frequenze emesse da telefoni cordless e cellulari. Questo solo per citare i casi italiani, senza dilungarsi sui numerosi casi internazio-nali. E pensare che nella scorsa legislatura dal Senato della Repubblica, prima che nel Governo Meloni (ennesimo governo al soldo delle multinazionali) diventasse Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’innovazione, Alessio Butti ha avuto il coraggio di dire: “la scienza lo ha spiegato nel dettaglio (…) i rischi sanitari e ambientali sono “del tutto immaginari e del tutto ipotetici”.
Se è bastata una quantità minore di onde elettromagnetiche per incidere sulla formazione di cancro, la tecnologia 5G non può essere esente da rischi in questo ambito, essendo molto più impattante e potente.
Elettrosensibilità e sindrome da microonde.
Lo studio di Lennart Hardell
Altro tema legato alla Rete 5G è l’elettrosensibilità, patologia legata all’insorgenza di sintomi, alterazioni biologiche e compromissione dello stato di benessere e della qualità di vita in caso di esposizione ad elettromagnetismo, anche per livelli di esposizione compatibili con i limiti di legge. Ciò che scienziati, medici ed esperti in salute pubblica affermano è che con la densità espositiva legata al network 5G e con l’introduzione, nella vita di tutti i giorni, di nuovi dispositivi e di sistemi di ricezione e trasmissione, sarà praticamente impossibile impedire o ridurre volontariamente l’entità dell’esposizione ad elettromagnetismo ad alta frequenza e, dunque, potrebbero comportare un significativo peggioramento della qualità di vita nei soggetti riconosciuti come elettrosensibili.
“Due persone precedentemente sane, un uomo di 63 anni e una donna di 62 anni, hanno sviluppato i sintomi della sindrome da microonde dopo l’installazione di una stazione radio base 5G per la comunicazioni wireless sul tetto sopra il loro appartamento” – comincia così il caso clinico che descrive l’aggravamento di salute di una coppia di inquilini abitante al settimo piano in uno stabile svedese sul cui tetto un’antenna 3G e 4G è stata implementata e aggiornata dalla fine del 2021 con tecnologia 5G, portandoli ad una serie di malesseri con evidente peggioramento dello stato di salute. “I sintomi rapidamente emergenti dopo l’implementazione del 5G erano tipici della sindrome da microonde con ad esempio sintomi neurologici, tinnito, affaticamento, insonnia, disagio emotivo, disturbi della pelle e variabilità della pressione sanguigna.
I sintomi erano più pronunciati nella donna. A causa della gravità dei sintomi, la coppia ha lasciato la propria abitazione e si è trasferita in un piccolo locale.” Il caso clinico è stato seguito scientificamente dal noto oncologo svedese Lennart Hardell dell’Università Ospedaliera di Orebro, pubblicato il 10 Gennaio 2023 negli Annals of Case Reports, gli annali del Journal of Medical Case Reports, una rivista medica peer-reviewed fondata nel 2007 ed editata da BioMed Central. Una volta cambiata l’abitazione, la coppia ha iniziato a stare meglio e a riprendersi, a testimonianza della correlazione causa-effetto tra esposizione e sintomatologia: “Nel giro di un paio di giorni, la maggior parte dei loro sintomi si sono alleviati o sono scomparsi completamente.
Questa storia medica può essere considerata come un classico test di provocazione.”
Hardell è l’autorevole oncologo dello studio Interphone promosso e condotto dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Nazioni Unite), si tratta dello studio che nel 2011 ha portato la classificazione delle radiofrequenze onde non ionizzanti tra i possibili agenti cancerogeni per l’umanità. “Questi includono cancro, danni al DNA, stress ossidativo, neurologici e altri effetti biologici che possono danneggiare l’essere umano salute. La ricerca scientifica lo ha ripetutamente e abbondantemente dimostrato tali effetti si verificano a livelli ben al di sotto dei limiti termici”. Quanto alla ricerca appena pubblicata, si legge: “Il 5G viene implementato senza che nessuno studio dimostri che il 5G è sicuro per gli esseri umani e la fauna selvatica. A nostra conoscenza, questo è il primo studio sugli esiti sanitari nelle persone esposte a radiazioni 5G. Nel giro di un paio di giorni, una nuova stazione base 5G ha causato gravi sintomi in due persone precedentemente sane che corrispondono alla sindrome da microonde. L’implementazione del 5G ha anche causato un notevole aumento dell’esposizione massima (di picco) alle radiazioni a microonde, da 9 000 ?W/m2 a >2 500 000 ?W/m2. I sintomi si sono rapidamente invertiti quando la coppia si è trasferita in un’abitazione con un’esposizione molto inferiore. Questo caso è in linea con le scoperte scientifiche riportate già 50 anni fa sugli effetti dell’esposizione alle radiazioni a microonde e secondo cui la maggior parte dei sintomi scompare quando l’esposizione viene interrotta”.
La tecnofilia capitalista è autosabotaggio
In Italia, i 6V/m rappresentano un limite molto più restrittivo rispetto ad altri Paesi ed è fondato sulle evidenze scientifiche disponibili. Questo limite rappresenta in questo momento una barriera allo sviluppo del 5G, in quanto non tecnicamente compatibile con lo sviluppo di un network ad elevata densità espositiva. Per questo c’è una forte pressione da parte delle compagnie telefoniche – e non solo – per adeguare i limiti attualmente esistenti in Italia a quelli di altri paesi, innalzandoli da 6 a 61 V/metro. La stessa AGCOM ha giudicato esplicitamente i limiti italiani come un “ostacolo” all’implementazione del 5G. Però non è bastato il braccio di ferro delle Telco prima con il Governo Draghi (grazie anche alla presenza di Vittorio Colao) e poi con il Governo Meloni per innalzare di 110 volte l’elettrosmog nell’aria portandolo dalla media dei 6 V/m ai più pericolosi 61V/m: in questi giorni il miliardario transumanista Elon Musk ha annunciato attraverso Twitter di essere pronto ad irradiare l’Italia pure col wireless dal cielo, coprendo pure isole, zone scarsamente abitate e territori rurali. L’annuncio proviene da Starlink, l’Internet dal cielo di SpaceX. Nessuno potrà quindi sfuggire all’irraggiamento senza soluzione di continuità, compresi cittadini che soffrono di malattie ambientali come elettro-iper-sensibilità ed MCS. Si tratta di un attacco al diritto costituzionale della tutela della salute, oltre al rifiuto totale di applicare il principio di precauzione e di prevenzione del danno a fronte della forte incertezza su queste tecnologie per quanto riguarda la distruzione dell’ozono, gli effetti climalteranti, lo smaltimento dei satelliti stessi, effetti delle radiazioni RF sulla salute e molto altro. Il problema della nostra società rimane la tecnofilia, ovvero la manifestazione di un atteggiamento culturale e psicologico che nutre fiducia ed entusiasmo nei confronti della tecnologia, soprattutto verso le nuove tecnologie di cui spesso non si conoscono le conseguenze in ambito ambientale, sanitario ma soprattutto economico, sociale e riguardanti la capacità dell’essere umano di tessere relazioni.
Lorenzo Poli
Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute
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