«Ricordi Rosarno?»: XI rapporto MEDU sulle condizioni dei braccianti stranieri a Gioia Tauro

La nuova denuncia sulle condizioni di vita e di lavoro

A undici anni dall’inizio del lavoro di Medici per i Diritti Umani (MEDU) in Calabria, l’organizzazione denuncia come i braccianti stagionali continuino a vivere negli insediamenti informali sovraffollati e lavorino perlopiù con contratti fittizi, sfruttati e malpagati.
Nel maggio del 2024 l’organizzazione ha pubblicato un nuovo rapporto 1.

Nelle tendopoli tra Rosarno, San Ferdinando e Taurianova le condizioni abitative restano precarie e fatiscenti. Nell’aria e sui muri riecheggiano i nomi di Becky Moses e Soumaila Sacko, uccisi nel 2018, la prima in un incendio, il secondo a colpi di fucile. Violenze sistematiche in un territorio in cui la Grande Distribuzione Organizzata detta i prezzi delle merci e della forza lavoro.

Per i lavoratori nella Piana di Gioia Tauro – sia stagionali che non – le prospettive socio-abitative restano scarse e insufficienti. «L’essere umano abita la casa quando non si limita a subire l’esistenza e le fatiche del vivere. In questo modo abitare assume il senso del prendersi cura di sé e degli altri», dice l’antropologo Andrea Staid nel suo volume “La casa vivente”. Gli insediamenti informali sparsi nelle campagne italiane impediscono tutto questo, nonostante alcuni passi in avanti compiuti sul territorio calabrese negli ultimi mesi.

Osservatorio Rosarno: il lavoro di MEDU sul territorio

Da undici anni l’organizzazione umanitaria Medici per i Diritti Umani (MEDU) fornisce assistenza sanitaria nella Piana di Gioia Tauro, nell’ambito del progetto “Campagne aperte. Laboratorio di pratiche territoriali per promuovere dignità di vita e di lavoro2, finanziato dalla Fondazione con il Sud. La clinica mobile di MEDU, nel corso del 2023, ha assistito 160 persone attraverso consulti medici e colloqui di orientamento legale nei tre insediamenti informali della Piana: la Tendopoli di San Ferdinando, il Campo Container di Rosarno e i casolari abbandonati di Contrada Russo, a Taurianova.

Fonte: MEDU

Il progetto di assistenza sanitaria si colloca all’interno di un lavoro congiunto in diversi Comuni della Piana che ha come obiettivo il «rafforzamento dei processi di affrancamento dallo sfruttamento lavorativo e dall’isolamento sociale dei lavoratori agricoli stranieri nel territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria», spiega l’associazione.

L’ampia rete vede come soggetto responsabile il Centro Regionale d’Intervento per la Cooperazione (CRIC), e come partners la stessa MEDU, Mediterranean Hope, il CSC Nuvola Rossa, l’Università della Calabria e la Rete dei Comuni Solidali (RECOSOL).

L’importanza dei dati nel monitoraggio del fenomeno

L’associazione spiega che coloro che abitano gli insediamenti informali della zona sono giovani lavoratori, per lo più stagionali, tutti di sesso maschile. La maggior parte di essi proviene dal Mali (44%), a seguire Gambia (17%) e Ghana (14%). Il 60% dei braccianti non vive stabilmente nella Piana, ma dimora nella zona in modo stagionale, dal mese di ottobre fino a marzo-aprile, per poi trovare impieghi saltuari alle stesse condizioni di sfruttamento in altre zone del Paese: raccolgono i pomodori in Puglia e Basilicata nei mesi estivi, le fragole nel Casertano, le mele in Piemonte.

È significativo notare come si tratti nella quasi totalità (92%) dei casi di persone regolarmente soggiornanti. Il 33% dei migranti è in possesso di un permesso per motivi di lavoro subordinati: «un dato – scrive MEDU – in considerevole crescita rispetto al 2022, quando i permessi di questo tipo si attestavano al 15%». Nonostante la regolarità sul territorio – come se essa, poi, fosse precondizione essenziale di diritti e di vita dignitosa – alla maggioranza dei lavoratori nella Piana non vengono garantiti accesso alla casa, al lavoro regolare, all’inclusione sociale sul territorio italiano.

I dati più preoccupanti, ma non discordanti con altre situazioni simili, riguardano le condizioni lavorative. Alla quasi totalità delle persone assistite non vengono registrate le giornate di lavoro effettivamente svolte: «solo due persone hanno dichiarato di avere in busta paga le 102 giornate necessarie per poter accedere alla disoccupazione agricola», racconta l’associazione. I migranti nella Piana lavorano 5 o 6 giorni alla settimana, per 8 ore al giorno, con una paga giornaliera che oscilla tra i 40 e i 50 euro. La modalità di pagamento più diffusa rimane quella mista, parte in contanti, parte bonifico.

Per ciò che concerne l’assistenza sanitaria, fulcro del lavoro di MEDU sul campo, emerge una stretta correlazione tra «le condizioni di salute e le condizioni igienico-sanitarie, lavorative e abitative in cui vive la popolazione bracciantile della Piana». Sono prevalenti le patologie dell’apparato osteo-articolare, quelle cioè strettamente correlate a traumatismi diretti, così come le patologie della cute odontoiatriche e nella zona orecchio-naso-gola, riconducibili alle precarie condizioni igieniche. Non mancano, però, disturbi psichici e comportamentali, così come stati di malessere generali, tutti causati dallo stesso fattore: la mancanza di politiche reali di accoglienza sociale e abitativa nella zona.

L’accesso alla medicina di base, a causa della precarietà e dei frequenti spostamenti interregionali dei braccianti, è difficile e sporadica. Si aggiunge il malfunzionamento del servizio sanitario in generale, e di quello calabrese in particolare, che presentano complesse procedure burocratiche, la quasi totale assenza di mediatori culturali, l’isolamento dei luoghi di dimora dei braccianti, così come la necessità di richiedere ore o giorni di permesso che vengono direttamente detratti dallo stipendio.

Tra nuove strutture di accoglienza e vecchi insediamenti informali

Negli ultimi mesi i comuni della Piana hanno finalmente inaugurato una serie di progetti fermi da diversi anni: il 22 maggio scorso è stato aperto il “Borgo sociale3, una nuova struttura di accoglienza sorta in un terreno confiscato alle mafie, proprio di fronte ai casolari fatiscenti di Contrada Russo. Un primo gruppo di 20 persone è stato trasferito nei moduli abitativi, a cui seguiranno altre nei prossimi mesi. «Segno che il territorio sta dando una risposta abitativa adeguata, sebbene transitoria, in vista di quell’integrazione definitiva che consiste nel riconoscimento dei diritti e della lotta allo sfruttamento dei lavoratori», ha dichiarato il Prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro. Finanziato dalla Regione Calabria attraverso il Fondo Asilo Migranti Integrazione (FAMI), potrà ospitare fino a 96 persone quando tutta la struttura sarà dotata di allaccio alla corrente.

L’apertura del progetto segue quella del “Villaggio della solidarietà” a Rosarno 4: anch’esso sorto su un bene confiscato, ospita oggi coloro che vivevano nel Campo Container di Testa dell’acqua, un insediamento informale nato all’indomani della rivolta di Rosarno. I lavori per la nuova struttura sono cominciati per la prima volta nel 2010, sospesi per dieci anni e poi ripresi nel 2021. Per quattro volte la gara per la gestione del complesso abitativo è andata deserta: oggi è composto da 16 unità abitative con 96 posti letto.

Altri progetti virtuosi messi in campo da associazioni, enti ecclesiastici e dalla società civile rappresentano passi in avanti importanti per il territorio. È il caso dell’Ostello Dambe So 5, che in lingua bambarà significa “Casa della dignità”. Qui l’associazione Mediterranean Hope ospita al suo interno 40 lavoratori stagionali che corrispondono un canone mensile equo. «Un modello innovativo basato sulle reti di acquisto solidali e sulla responsabilità sociale delle cooperative di produttori che impiegano parte dei guadagni per sostenere l’accoglienza dei lavoratori», racconta Giovanni D’Ambrosio nel podcast “Fuori dal Ghetto” 6. Nella frazione di Drosi, poi, grazie all’intervento della Caritas locale che si è posto come garante, si è avviato un progetto di abitare diffuso all’interno delle case sfitte. Ugualmente, grazie all’Agenzia per l’abitare, nel territorio di Taurianova si è avviato un progetto di inserimento abitativo delle persone migranti sul territorio 7.

Gli insediamenti informali però restano: 400 persone vivono ancora nella Tendopoli di San Ferdinando. Qui, racconta MEDU, le condizioni di vita sono drammatiche: «assenza di servizi essenziali quali l’illuminazione centrale, carenza di acqua fredda e assenza di acqua calda, assenza di un regolare servizio di smaltimento dei rifiuti e pochissimi servizi igienici rispetto al fabbisogno della popolazione». In ogni tenda vivono 4 persone, in spazi limitati, e dal 2023 non sono più presenti né Vigili del Fuoco né Polizia. Altri 100 braccianti hanno trascorso la stagione presso il casolare abbandonato di Contrada Russo, tra Taurianova e Rizziconi: qui non è presente un servizio di smaltimento di rifiuti e l’unico punto acqua disponibile si trova a cinquecento metri dalle abitazioni.

Cosa manca e cosa resta a undici anni dall’arrivo di MEDU

Undici anni fa, come è stato detto, cominciò il lavoro di MEDU sul territorio. «Le condizioni di vita e di lavoro dei braccianti che ogni anno raggiungono la Piana per trovare impiego nella raccolta agrumicola – raccontano – non sono molto diverse da quelle di allora». Le soluzioni messe in campo negli ultimi mesi, seppur virtuose e necessarie, riguarderanno solo una minima parte dei braccianti. Le condizioni di sfruttamento permangono, così come le precarie condizioni sanitarie e abitative.

Appare allora inderogabile la predisposizione di un piano di accoglienza strutturato e duraturo per i lavoratori stagionali, così come l’individuazione di soluzioni concrete e efficaci, a livello numerico, economico e politico. Manca l’accesso alle cure e alla sanità: a tal senso, MEDU propone «l’allestimento di ambulatori temporanei di prossimità, che offrano prestazioni di medicina di base e ad alcuni servizi specialistici – in particolare oculistici e odontoiatrici – per tutta la durata della stagione agrumicola». E poi la riduzione dei tempi di attesa per il rilascio e la consegna dei documenti, così come trasparenza e chiarezza nei processi burocratici di conversione dei permessi di soggiorno. Nella Piana come nel resto del Paese.

  1. Leggi il rapporto
  2. La descrizione della campagna
  3. Migranti: inaugurato a Taurianova il “Borgo sociale” – RaiNews (22 maggio 2024)
  4. Rosarno, una casa per i migranti, RaiNews (marzo 2024)
  5. La descrizione del progetto
  6. Ascolta il podcast
  7. Informazioni sul progetto

Albertina Sanchioni

13/6/2024 https://www.meltingpot.org

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