“Riforma” dell’Isee per togliere servizi
Mentre l’attenzione popolare viene costantemente deviata, il governo mette astutamente mano nelle tasche del lavoro dipendenti e in generale dei più poveri. E’ la stessa “manina” che voleva abbonare – anche sul piano penale – l’evasione fiscale fino al 3% per Berluska & friends…
La denuncia degli effetti della “riforma” dell’Isee – l’indice di reddito utilizzato per selezionare la platea di quanti possono usufruire di servizi e prestazioni legati alla situazione economica – viene dal presidente della Consulta dei Caf, ovvero dal vertice dell’associazione degli uffici che si occupano professionalmente di calcolare, tra l’altro, lo stesso Isee individuale. Insomma: se ne è accorto chi se n’intende, non il povero “contribuente” da spennare.
Dai primi calcoli sembra che quasi il 20% dei vecchi percettori di servizi pubbici sarà brutalmente fatto fuori.
Per prima cosa, manca ancora, al momento, la convenzione tra l’Inps e i Caf. Quindi questi ultimi non possono per ora accogliere le domande; il che significa che i cittadini interessati non possono presentare il documento necessario a vedersi confermare o intitolare un servizio.
Non si parla di piccoli numeri. Gli interessati, l’anno scorso, sono stati quasi sei milioni. Mentre per il momento solo poche migliaia sono riuscite ad inviare la richiesta (per vedersela accogliere ci vorrà altro tempo, naturalmente). Il nuovo Isee è legalmente in vigore dal primo gennaio, ma i Caf non registrano quasi nessuna domanda da inviare (il 90% delle richieste avviene in genere con questa modalità).
I problemi burcratico-dirigenziali si sommano a quelli normativi: l’Inps ha un direttore scaduto, il presidente designato (Tito Boeri) attende il parere delle commissioni parlamentari per entrare in carica. Quindi non c’è chi deve materialmente stendere e controfirmare la nuova convenzione con i Caf.
”Ci sono nuove procedure e nuove regole per l’Isee – ricorda il coordinatore della consulta dei Caf Valeriano Canepari – ci sono problemi di responsabilità. Se non c’è la convenzione su quale base operiamo?”.
In più, i Caf hanno chiesto un aumento del contributo statale (15 euro a pratica, invece dei 10-11 dello scorso anno). In fondo alla catena, nel “mondo di sotto”, bisognerebbe aspettare pazientemente che tutti gli impicci creati da Renzi & co. trovino una soluzione…
11/1/2015 www.contropiano.org
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