Roma 7 gennaio: mobilitazione generale dei dipendenti pubblici. Roma Capitale, confermata l’assemblea sindacale di domani. Dipendenti sul piede di guerra
L’assemblea indetta domani, 7 Gennaio, per tutto il personale del Campidoglio rimane confermata. Nonostante il tentativo di Roma Capitale di fermare la mobilitazione dei lavoratori, promossa da Usb, con il motivo del mancato preavviso agli utenti, l’appuntamento verrà mantenuto. Il clima quindi sul fronte sindacale si va surriscaldando. Ieri, sul caso delle “assenze” dei vigili sono arrivati gli ispettori del ministero della Funzione Pubblica e i primi 30 casi considerati più “chiari e gravi” sono già stati portati all’attenzione della Commissione disciplinare del Campidoglio. Che potrà prendere sanzioni che vanno da una sospensione di 11 giorni fino al licenziamento.
Intanto, continua la guerra di cifre sull’entità delle “assenze” la sera del 31 dicembre. “Gli operatori di Polizia locale sono stati chiamati in reperibilità in base ad un vecchio elenco, con l’invio di chiamate e sms anche a pensionati e malati gravi, visto che l’elenco aggiornato era indisponibile per un virus nel sistema informatico – sostiene il segretario generale della Uil Fpl Sandro Bernardini. Grottesco, quindi, arrampicarsi su dati che includono tra gli assenti anche i pensionati”. Anche per la Cgil è arrivato il momento di dare un taglio alle strumentalizzazioni sulla pelle dei lavoratori “che non fanno altro che esasperare gli animi dei 24.000 dipendenti capitolini”. “La politica e il sindaco ascoltino le ragioni assumendosi la responsabilità di comprendere le motivazioni che hanno portato a questa situazione così esplosiva nel Corpo della Polizia Locale e nel resto del personale del Comune di Roma”, ha dichiarato Marco D’Emilia, segretario della Fp Cgil di Roma e Lazio.
Indubbiamente, la vicenda dei vigili urbani ha avuto l’effetto di mettere sul piede di guerra i dipendenti, che nel mentre aspettano di vedere gli effetti della cosiddetta riforma del salario accessorio. Questa estate ci furono alcune avvisaglie, con l’invasione in massa del Campidoglio per una assemblea spontanea. Senza contare il clima di mobilitazione permanente che c’è nella più grande azienda capitolina, l’Atac. “Siamo certi che lavoratori, lavoratrici e semplici cittadini testimonieranno con la loro lotta – sottolinea Roberto Betti, coordinatore Usb al Comune di Roma – di non temere l’arroganza di una giunta che se avesse usato la stessa energia per fronteggiare i potenziali reati venuti alla luce con l’inchiesta su “mafia capitale”, avrebbe potuto rappresentare meglio gli interessi della città” “In modo particolare presteremo attenzione alla dirigenza dell’ente – lautamente remunerata – ma incapace di interpretare le esigenze di servizio e trincerata dietro valutazioni “ad personam”, che non migliorano di una virgola l’efficienza del personale: i lavoratori sono stanchi di pagare per i loro errori e per le loro inefficienze” conclude Betti.
I vigili accusano il comandante Clemente, che tra l’altro prende più di centocinquantamila euro l’anno, di essere l’autore di una campagna di stampa contro loro stessi, tacciati di essere addirittura dei corrotti in toto, con conseguente applicazione della legge anticorruzione (che stabilisce dei normali avvicendamenti di funzione tra i vari reparti di ogni gruppo municipale).
I Cobas, infine, ricordano che a febbraio è in agguato il riordino della pubblica amministrazione, mentre nella contrattazione decentrata degli enti locali, “stanno passando a raggi x il salario accessorio al solo fine di ridurre la spesa di personale”. “In questi anni, è innegabile che le politiche securitarie abbiano trasformato i vigili in una sorta di copro omnibus – scrivono ancora i Cobas in un comunicato – costruendo progetti incentivanti per accrescere la flessibilità oraria e l’ impiego a 360 gradi. In questo contesto hanno spesso beneficiato di un trattamento di favore con le amministrazioni locali che hanno scavalcato ogni contrattazione sindacale degna di questo nome per destinare loro quote di salario accessorio cospicue, spesso a svantaggio di tecnici, amministrativi ed educatrici sulle quali incombe la minaccia continua delle privatizzazioni ed un uso improprio del contratto atempo determinato (a vita)”.
Secondo i Cobas, conti alla mano, il dipendente pubblico ha perso oltre 6 mila euro in sei anni di blocco contrattuale ma ci perderà ancora di piu’ se pensiamo ai mancati scatti di carriera, ai contributi previdenziali piu’ leggeri, a un salario accessorio ridotto ai minimi termini con le continue intrusioni della Corte dei conti e del MEF nella contrattazione sindacale”.
“A nessuno viene in mente – concludono i Cobas – che il pubblico impiego vede in larga parte negato il diritto di sciopero? Che da quasi 10 anni non vede un euro in più nelle buste paga il cui potere d’acquisto è crollato? Che il settore è stato decontrattualizzato con la volontà di gestirne l’agonia in forme autoritarie e disciplinari? Che le parti appetibili sono state progressivamente dilaniate e regalate (ricordiamo che erano pubbliche cioè proprietà di tutti noi) al “mercato” degli amici e amici degli amici dei politici/imprenditori/banchieri? Che le continue riorganizzazioni sono fatte non per renderlo più efficiente ma per impedire la corretta erogazione dei servizi? Che quanto veniva offerto ai cittadini è oggi volutamente reso incerto, di difficile accessibilità, di minore qualità?”.
Fabio Sebastiani
6/1/2015 www.controlacrisi.org
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