Romanzo breve. Inferno a Rosarno

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Che cos’ha di particolare questo romanzo? Si tratta del racconto in prima persona di un migrante proveniente da un non meglio precisato paese dell’Africa sub-Sahariana (che non dice il proprio nome in quanto rappresenta il “migrante universale”) che arriva in Italia per fare il bracciante agricolo. Nonostante sia riuscito a studiare e a laurearsi in materie umanistiche, la povertà e la disperazione che regnano nel suo Paese lo hanno convinto a investire i pochi soldi che lui e la sua famiglia sono riusciti a mettere insieme per tentare di emigrare in Europa.

L’inferno di cui parla il titolo, in realtà, comincia ben prima di arrivare in Italia, e anche ben prima di arrivare alla costa nordafricana del Mediterraneo. La prima prova che deve affrontare, infatti, è la traversata del deserto. Caricato sul retro di un pick-up, esposto al sole cocente e con pochissima acqua, assiste impotente alla morte di alcuni dei sui compagni di viaggio, ma riesce infine a raggiungere la Libia.

Qui viene rinchiuso in un campo di concentramento gestito con soldi italiani. Dopo avere assistito a torture indicibili, riesce a fuggire e a imbarcarsi su una barca che fa rotta verso la Sicilia. Anche qui diversi compagni di viaggio sono inghiottiti dalle onde, ma lui riesce miracolosamente ad approdare su una spiaggia siciliana, proprio quando la barca faceva già acqua e minacciava ormai di sfasciarsi.

Sul suolo italiano comincia la sua esperienza di bracciante agricolo, l’unico lavoro che riesce a trovare, essendo del resto un “clandestino”, cioè sprovvisto di quei documenti che è difficile o impossibile ottenere, e non a caso.

Spostatosi dalla Sicilia alla Campania, nel 2008 assiste alla strage di Castel Volturno, e partecipa poi alla successiva rivolta. Due anni dopo, si trova invece a Rosarno, in Calabria, proprio quando la rabbia dei migranti neri esplode di nuovo: anche qui si trova coinvolto nella rivolta. Deportato dalla polizia assieme a centinaia di altri, alla successiva stagione degli agrumi è però di nuovo a Rosarno.

Sebbene Inferno a Rosarno sia scritto sotto forma narrativa, ha molto del reportage. Il libro è infatti ampiamente basato su una ricerca condotta su libri, articoli, documentari, telegiornali e altre fonti dell’epoca. Le lettrici e i lettori di scarsa memoria potrebbero stupirsi sapendo che, in realtà, in questa storia d’inventato c’è molto poco.

In questa tragedia dei giorni nostri, tutto sembra atteso ma l’esito non è scontato.

Inferno a Rosarno offre una prospettiva profonda e umana sulla vita dei migranti e sulla loro lotta per la dignità e la giustizia. La storia del protagonista, sebbene sia una creazione letteraria, riflette la dura realtà che molte persone affrontano nella loro ricerca di una vita migliore. È un romanzo che sfida il lettore a riflettere sulle questioni complesse legate all’immigrazione, all’ingiustizia sociale e alla lotta per i diritti umani.

Inferno a Rosarno è un romanzo scritto col sangue, da parte di qualcuno che conosce in prima persona la situazione dei migranti in Italia. Il libro è corredato da una prefazione del sociologo Pietro Basso, autore di numerosi libri sul tema dell’immigrazione in Italia e curatore, tra gli altri, di Razzismo di stato. Stati uniti, Europa, Italia (Milano, Franco Angeli, 2010). L’illustrazione di copertina è dell’illustratore Stefano Cabula.

Presentazione di Calibano Editore

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