Salvare gli operatori sanitari

Il 13 febbraio scorso è stata pubblicata una lettera su Lancet intitolata: “Protecting health-care workers from subclinical coronavirus infection”[1]. Gli autori sottolineavano quanto il tributo pagato dal personale sanitario in precedenti epidemie fosse stato immenso. Hanno menzionato la SARS che ha contato ben 1707 casi (21%) tra i sanitari sul totale di 8098 infettati con un tasso di letalità del 9,6%. Essi poi dimostravano con documentati esempi circostanziati che il coronavirus COVID-19 in Cina è stato trasmesso al personale sanitario anche da casi pauci-sintomatici o del tutto asintomatici e concludevano: “Questi risultati giustificano misure di protezione aggressive (come occhiali protettivi, maschere FFP2 e camice idrorepellente) per garantire la sicurezza di tutti gli operatori sanitari durante la presenza di un focolaio di epidemia da COVID-19 – o future epidemie – soprattutto nelle fasi iniziali in cui le informazioni sono ancora limitate su trasmissione e potenza infettiva del virus”.

Pochi giorni dopo è stato diagnosticato il primo caso di Coronavirus in Italia. E a tre settimane dal primo caso possiamo tristemente contare i troppi medici, infermieri e altro personale sanitario infettati. Il motivo di questa drammatica situazione è da ascriversi a due grandi problemi.

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13/3/2020

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