“Sanità, altro che tagli non lineari, l’attacco alla sanità c’è tutto”. Sui tagli del Governo nel settore della Sanità intervista a Nando Mainardi, della segreteria nazionale del Prc e responsabile Welfare.

Da quanto si è capito, la sanità subirà un bel taglio, anche se poi la propaganda di Renzi parla di tagli “non lineari”. Cosa vuol dire?
Innanzitutto è difficile dare una valutazione compiuta. Per ora il taglio che è stato annunciato viene definito una sforbiciata di un miliardo sul 2014 e non riguarderebbe i tagli lineari ma l’acquisto di beni e servizi sanitari e i cosiddetti costi standard. Dovremo vedere per bene cosa dirà il documento finanziario perché non è affatto detto che quando non si interviene con i tagli lineari e sui servizi sanitari si tagliano poi le spese inutili. Bisogna capire qual è la programmazione più complessiva della spesa perché comunque la Lorenzin ha fatto riferimento a 10 miliardi da tagliare nei prossimi 3 o 4 anni.

Quindi non cambia niente.
Il segnale è che si prosegue nella riduzione strutturale della spesa sanitaria con una operazione il cui impatto viene di fatto rappresentato come non dannoso rispetto al 2014 ma all’interno di uno schema che prevede una serie di ulteriori tagli. C’è comunque una grande preoccupazione in attesa di vedere il Def. Anche perché come abbiamo detto se tu vai ad incidere sul taglio dell’Irpef ma lo finanzi con tagli ai servizi bisogna vedere qual è il vantaggio per i cittadini. E poi va detto che i tagli di cui si parla nella sanità, tenendo conto che la stessa Lorenzin non ha fatto dichiarazioni rassicuranti, vanno ad aggiungersi ai tagli di Berlusconi e Monti tra il 2010 e il 2013, e siamo già a 30 miliardi di euro su una spesa complessiva che è di 107 miliardi di euro. Ovvero ai sensi della legge sul servizio sanitario nazionale lì’intervento è più che sostanzioso e prevalentemente alcune voci come il personale, e la spesa farmaceutica. La spesa non aumenta quindi ma diminuisce. In più nel novembre scorso la corte costituzionale è intervenuta mirando ai ticket del governo Berlusconi le cui entrate erano pari a due miliardi di euro. E quindi Renzi doverebbe aggiungere queste risorse.

Privatizzazione e decadimento del servizio vanno di pari passo.
Nel momento in cui viene avviato questo trend tra riduzione della spesa sanitaria pubblica e privatizzazione è chiaro che si definisce una fuoriuscita dal servizio sanitario pubblico.

Nei territori c’è molto fermento sulla sanità, almeno ogni volta che qualcuno vuole chiudere un ospedale.
Ho seguito alcune vicende legate all’Emilia Romagna dove non si colgono ancora le conseguenze piene dei tagli. C’è un processo di ristrutturazione che ha creato alcuni luoghi di sofferenza come il ridimensionamento di alcuni ospedali. L’impressione è che sulla sanità pubblica ci sia una forte attenzione, che però emerge quando riguarda il servizio sanitario territoriale mentre il nostro compito è far crescere una sensibilità generale. Questi due aspetti vanno inevitabilmente coniugati.

E’ tutto in mano alle Regioni che vanno al confronto con il Governo cercando però di limitare i danni.
Va detto intanto che non c’è stato l’accordo sull’adeguamento del fondo sanitario nazionale al 2013 ed è altrettanto evidente che sulla sanità c’è la conferenza Stato-Regioni in cui è lo Stato il soggetto forte e le Regioni con il compito di ridurre il più possibile il danno provocato dai tagli. Non si riesce ad invertire la direzione. Il tema è come far si che la difesa della sanità pubblica diventi una lotta a livello nazionale. Anche perché qui andiamo ben oltre la cosiddetta razionalizzazione.

Fabio Sebastiani

8/4/2014 www.controlacrisi.org

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