Sanità e Legge di bilancio

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Gentile Direttore
Intervengo nel dibattito che si è sviluppato su Quotidiano Sanità con una considerazione indotta da “Salute e Sanità – verso la legge di Bilancio”, a cura dell’Area Stato Sociale e diritti di CGIL, che allego. (1)

Il documento è stato redatto e diffuso nell’ambito della mobilitazione per la manifestazione del 7 ottobre, “La via Maestra – Insieme per la Costituzione”, cui ho partecipato, frutto della convergenza di CGIL con centinaia di associazioni di scopo, una per tutte in ambito sanitario, Medicina Democratica.

È un documento basato su robuste fonti documentali, con importantissime analisi e proposte, qua e là, a mio parere, “perfettibili”, ma sempre condivisibili per “direzione” politica e sindacale.
Tra le cose “perfettibili” del documento CGIL, c’è la questione della entità del finanziamento del FSN.
Appare evidente, infatti, che la richiesta di “aumentare il finanziamento pubblico, oltre a quanto già previsto, di almeno 5 miliardi l’anno, per i prossimi 10 anni” avanzata nel documento CGIL, pur politicamente significativa e positiva, appare insufficiente a coprire le necessità minime per il mantenimento in vita del SSN.
Solo per l’insieme degli incrementi di personale e dei rinnovi contrattuali, di tutte le professionalità necessari per dare dignità retributiva e rispetto dei diritti contrattuali e quindi fermare l’esodo verso il privato e verso l’estero, il fabbisogno è superiore ai 4/5 mld, come segnala C. Palermo, Presidente ANAAO su Fanpage.it., e lo è, segnalo, a “sistema organizzativo quali-quantitativo” del SSN attuale.

Il “sistema organizzativo quali-quantitativo” attuale del SSN eroga direttamente solo attorno al 60% delle prestazioni per acuti e meno del 25% delle prestazioni per lungo-assistenza e riabilitazione (Istat 2022).
Non è certo un SSN che garantisca la “copertura universale” come è nella sua “Mission” per il “combinato disposto” Costituzione / L. 833/78, e lo faccia secondo i modelli organizzativi più recenti, all’insegna delle tre integrazioni Ospedale-Territorio, Sanità-Sociale, Assistenza-Ricerca (Universitaria e del SSN).

Per gli amanti delle percentuali segnalo che l’incremento dei 134,734 mld del 2023 di – insufficienti – 5 mld per il 2024, porterebbe a 139,734 mld la dotazione 2024, e dal 6,2% al 6,5% di spesa sanitaria sul PIL 2024.
Con l’aumento invece di 10 mld, come pure alcuni hanno proposto, si arriverebbe a 144,734 mld ed al 6,7% del Pil.
In entrambi casi si sarebbe sotto la soglia del 7% il FSN, da molti indicata opportuna sino a pochi anni fa, con la quale si arriverebbe per il 2024 a poco oltre i 150,005 mld, con un incremento, di poco oltre i 17 mld.

Tali incrementi sarebbero comunque inferiori a quello di circa 27 miliardi di euro in più all’anno per raggiungere il livello della spesa media dell’Eurozona (a parità di potere d’acquisto), ed agli 80 miliardi per raggiungere la spesa pro- capite della Germania, stimati da CGIL!

Non si può certo senza adeguati investimenti sottrarsi allo sfascio del SSN a fronte dello sofferenze di milioni di persone (Istat 2023) ed al contemporaneo espandersi in Italia del mercato sanitario e socioassistenziale, caratterizzato dallo “shopping” e dagli investimenti della finanza francese (Korian), della finanza araba (Gruppo San Donato) di quella americana (Cinven) delle banche e delle assicurazioni italiane, di De Benedetti e dei capitali del Bahrain (KOS) di Unipol (S.Agostino), degli Elkan/Agnelli (Exor Lifenet), e di quant’altre espressioni del “private equity”, senza contare i ricatti di Big Pharma sui farmaci e la privatizzazione multinazionale delle farmacie (cfr. Emilia Romagna) e la bufala del loro essere spoke della medicina territoriale nel contesto della collaborazione pubblico-privato.

Non si può lasciare che “i buoi scappino dalla stalla “, e poi piangere sulla impotenza dello stato democratico italiano ad arginare la pressione sul PIL della spesa sanitaria privatizzata e finanziarizzata, in USA giunta al 18% del PIL (Ocse 2023) e quella sulle istituzioni democratiche della “Privatocrazia”.

Di fronte a queste esigenze, lo scorso 03.10 a Torino, al “Festival delle Regioni e delle Province autonome”, il ministro Giorgetti è stato autorizzato a procedere con i tagli in bilancio 2024 dal presidente G. Meloni che è ricorsa, con la consueta irridente retorica, ad un argomento sino a qualche tempo fa di moda anche su QS: “Un sistema sanitario efficace è l’obiettivo di tutti però sarebbe miope concentrare tutta la discussione sull’aumento delle risorse. Bisogna avere un approccio più profondo anche su come vengono spese. Non basta necessariamente spendere di più per
risolvere i problemi se poi i fondi vengono usati in modo inefficiente”.

Se si aggiunge l’ulteriore sua dichiarazione, irridente ed eversiva della realtà del SSN regionalizzato: «L’autonomia regionale proseguirà senza stop, è l’occasione per costruire un’Italia più unita» ce ne è a sufficienza per uno sciopero generale – CGIL non lo esclude – per più di ulteriori 5 mld, per idonee politiche fiscali e di bilancio (altroché “flat tax” ed esenzioni dei superprofitti delle banche, delle multinazionali anche sanitarie e della finanza, e 2% per la spesa militare) e contro l’autonomia regionale differenziata.

Gianluigi Trianni

8/10/2023

(1) https://binaries.cgil.it/pdf/2023/10/04/095449012-4b8b23d4-e022-4b21-ad5f-118bc4fdbbb5.pdf

NB. Articolo inviato anche a QuotidianoSanità

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