SANITA’. I RICCHI INGORDI DELLA PADANIA
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Lo Stato dà ogni anno alle regioni del Nord e del Centro 17.065 euro per abitante, mentre a quelle del Sud 13.394 euro. Ma il Nord vuole ancora di più
In Campania il personale delle ASL è pari a 70,6 dipendenti ogni 10.000 abitanti. In Toscana sono quasi il doppio: 130 dipendenti ogni 10.000 abitanti. Le ASL della Campania sono quelle con meno risorse umane.
L’Emilia Romagna ha 126 dipendenti ogni 10.000 abitanti, il Piemonte e l’Umbria 122, 118 le Marche, 117 il Veneto, 97 la Liguria, 87 la Lombardia (che ha però “appaltato” al privato molte attività delle ASL). La differenza tra Campania (e in generale il Sud) e le altre regioni (in particolare quelle del Nord e del Centro) riguarda tutte le figure professionali presenti nelle ASL: i medici e odontoiatri sono 15,2 ogni 10.000 abitanti in Campania, contro una media nazionale di 16,7; il personale infermieristico è pari a 31,1 per 10.000 abitanti in Campania e del 41,9 in Italia). Il Friuli Venezia Giulia ha un infermiere ogni 8 pazienti, la Campania uno ogni 17. La causa di tale scandalosa disparità tra regioni di uno stesso Stato è l’altrettanto scandalosa ripartizione delle risorse.
Come finanziamento per la sanità lo Stato nel 2020 ha dato 1.802 euro per ogni abitante della Campania; alla Liguria ha dato 1.940 euro, alla Toscana 1.907, all’Emilia Romagna 1.900, al Piemonte 1.899, alla Lombardia 1.882, al Veneto 1.880. Se lo Stato avesse dato alla Campania la somma per abitante data alla Liguria, la Campania avrebbe avuto 807 milioni di finanziamenti in più; se avesse dato quella della Toscana avrebbe avuto 609 milioni in più, se quella dell’Emilia-Romagna 572 milioni in più, se quella del Piemonte 567 milioni in più.
Insomma lo Stato dà molti più soldi alla regioni ricche e molti meno soldi alle regioni povere (quelle del Sud); dà molti più soldi alle regioni dove le condizioni di salute dei cittadini sono migliori rispetto a quelle con condizioni peggiori (i campani vivono in media circa 1 anno e mezzo meno dei cittadini del Nord e Centro Italia, l’aspettativa di vita in buona salute è di circa 5 anni in meno per gli abitanti del Sud Italia rispetto al resto degli italiani, l’aspettativa di vita libera da disabilità è di circa 3,5 anni in meno per gli abitanti del Sud Italia rispetto al resto degli italiani. Tale situazione data da decenni: da decenni lo Stato dà più soldi per la sanità alle regioni del Nord e del Centro e meno a quelle del Sud (va detto che l’Abruzzo e il Molise sono trattate quasi come regioni del Sud: forse perché facevano parte del Regno delle due Sicilie?).
Se ogni anno la Campania ha 807 milioni di euro in meno della Liguria, in 30 anni ha avuto 24 miliardi di euro in meno.
Quando siete vittime di lunghe liste di attesa per avere un visita o un ricovero, della scarsa assistenza medica o infermieristica sappiate che ciò non dipende dal caso o dal fatto che i napoletani sono “geneticamente o antropo-logicamente scansafatiche e scostumati” (come taluni ancora credono), ma da una cronica carenza di finanziamenti, perché i fondi, già scarsi, vanno a finire soprattutto alle regioni del Nord e del Centro. E’ facile far funzionare bene ospedali e ASL se si ha quasi il doppio del personale (medici, infermieri, personale amministrativo, ecc.) e tanti soldi in più, è molto difficile farlo con poco personale e pochi soldi. La situazione è analoga per quanto riguarda l’istruzione (nidi, scuole dell’infanzia, scuola dell’obbligo, istruzione superiore), la cultura (biblioteche, soprintendenze, ecc.), i trasporti, la giustizia (magistrati, cancellieri ecc.), la tutela dell’ambiente ecc. La Liguria ha 6.246 dipendenti pubblici ogni 100.000 abitanti, la Campania 4.958 (cioè la Campania ha 1.288 dipendenti in meno ogni 100.000 abitanti); la Toscana ha 5.814 dipendenti pubblici ogni 100.000 abitanti, l’Emilia Romagna 5.280, il Piemonte 5.089. E questo senza contare le regioni e province autonome del Nord che hanno una quantità di dipendenti pubblici tra i 9.409 della Valle d’Aosta e i 6.929 del Friuli Venezia Giulia.
Questi dati sono del Ministero dell’Economia e Finanza che ogni hanno pubblica il Conto Annuale, con i dati dei pubblici dipendenti nelle regioni italiane [5], eppure sui giornali o in TV non si dice mai che Toscana, Emilia, Piemonte, Friuli hanno molti più dipendenti pubblici della Campania. Si sente solo esecrare la Sicilia perché ha un enorme numero di dipendenti pubblici, la qualcosa è una mezza bufala perché ha 5.778 dipendenti ogni 100.000 abitanti, cioè meno della Toscana, Liguria, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Sardegna, Molise.
Lo Stato dà in media ogni anno alle regioni del Nord e del Centro 17.065 euro per abitante, mentre alle regioni del Sud 13.394 euro, cioè 3.671 euro all’anno di meno. Se lo Stato facesse parti uguali tra tutti i cittadini il Sud avrebbe 61,5 miliardi di euro all’anno in più e il Centro e il Nord 61,5 miliardi di euro in meno [6]. Le regioni ordinarie che ricevono più soldi dallo Stato sono la Lombardia (16.979 euro per ogni cittadino), l’Emilia-Romagna (16.375 euro pro capite), il Veneto (14.188 euro pro capite), quella che riceve meno è la Campania (12.084 per ogni cittadino, cioè 4.895 euro in meno di quanto riceve la Lombardia), seguita da Puglia e Calabria.
Se si considerano anche le regioni a statuto speciale il diverso trattamento da parte dello Stato appare ancora più evidente: ogni cittadino della Val d’Aosta riceve 25.492 euro all’anno dallo Stato (cioè 13.408 euro in più di quelli campani), quelli di Trento 21.353 euro, quelli di Bolzano 20.695, quelli della Sicilia 13.686 euro [6]. Uno dei casi più eclatanti riguarda i finanziamenti dati dallo Stato per gli asili nido a Reggio Calabria e a Reggio Emilia: 90.000 euro all’anno al primo comune e 9 milioni di euro al secondo, cioè Reggio Calabria riceve un centesimo di quello che viene dato a Reggio Emilia [7]. Eppure il numero di bambini di 0-3 anni è quasi uguale. Una situazione scandalosa. Ma quello che è ancora più vergognoso è che si fa credere che è il Nord penalizzato e il Sud inondato di finanziamenti. Addirittura c’è un partito politico (la Lega) che ha come suo obiettivo fondante quello di ridurre i finanziamenti al Sud per darne di più al Nord [8].
Per giustificare tale paradossale pretesa si è ripetuto a più non posso il luogo comune che il Sud è inefficiente e sprecone e il Nord virtuoso. Una bufala, una fake news a cui credono quasi tutti, ma che è smentita dai dati. Infatti il Ministero dell’Economia e Finanza, insieme all’ISTAT, nel 2010 e nel 2013 ha valutato l’efficienza di comuni e regioni [9]. Il quadro che ne è uscito è stato, per molti, inaspettato: Napoli, Bari, Foggia, Torino e Genova erano i comuni più efficienti, Firenze e Padova tra i più inefficienti e spreconi. La regione più efficiente e virtuosa il Molise, seguita da Piemonte, Lombardia, Veneto, Puglia, Calabria, Campania, Marche e Abruzzo, agli ultimi posti la Toscana e il Lazio (ma il Lazio, avendo la capitale, deve svolgere funzioni che non possono non peggiorare l’efficienza).
Ci si aspettava che ogni 2-3 anni il MEF e l’ISTAT avrebbero ricondotto l’indagine sull’efficienza di comuni e regioni, e invece niente: dal 2013 non ve ne sono state altre. Forse perché i dati contraddicono troppo i luoghi comuni e non servono per giustificare le scandalose sperequazioni tra fondi dati al Sud, da una parte, e al Nord e Centro Italia, dall’altra? Sperequazioni che si vorrebbero rendere perenni e accentuare, tramite due strumenti: il federalismo fiscale e l’autonomia differenziata.
Associazione Marco Mascagna
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22/8/2022
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