Sanità in coma, salviamola senza giri di parole

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LA CURA PER IL COMA VIGILE? In uno stato di minima coscienza comparso dopo il trauma privatistico che diventa sempre più invasivo portando un insufficiente apporto di ossigeno al cervello del paziente, due sono le strade: o accompagnare piangendo il paziente alla morte assistita, oppure rianimarlo con forti dosi di lotta diretta contro il virus della privatizzazione, interrompendo così la causa e consentire il risveglio cosciente del paziente.

Nello scorso numero ho titolato il mio editoriale: Quante parole vuote sulla sanità in coma! ricevendo critiche da alcuni sindacalisti confederali e amici di settori del PD e Sinistra Italiana.
La loro critica è così sintetizzabile: c’è bisogno di unità di fronte al governo di destra e le critiche ai nostri sforzi di creare attenzione tra i cittadini rischiano di aumentare la sfiducia verso la politica dell’opposizione parlamentare e sociale.
Va beh, siamo al solito richiamo a “tacere e combattere” senza un minimo di autocritica per aver creato queste condizioni tragiche che hanno portato la sanità pubblica sull’orlo del baratro; sia sul fronte dell’erogazione dei servizi, sia su quello dell’organizzazione e del lavoro. Pronto soccorso affollati come supermercati, posti letto spesso insufficienti e molte volte inesistenti, liste d’attesa infinite come le code dei poveri di fronte alla Caritas, esosi costi delle cure, eccessivi anche per uno stipendio da impiegato, da indurre sempre più famiglie a rinunciare.

Amici e compagni politici non ci siamo capiti o, cosa più probabile, non volete riflettere! Gli sbagli, se di sbagli involontari si tratta, vanno corretti da scelte contrapposte alle politiche che avete imposto come governi nazionali e locali di centrosinistra.

Amici e compagni sindacalisti ritornate a fare il vostro mestiere e siate autonomi da ogni governo, e non solo da quelli di destra esplicita, imponendo all’agenda governativa i bisogni sociali che sono stati messi alla berlina sfruttando il vostro silenzio, a prescindere delle leggere mobilitazione che avete messo in campo senza costrutto alcuno.

Con diversa attenzione abbiamo assistito negli anni a tagli sistematici sui bilanci, a fronte di un aumento costante dei costi di esami e farmaci. nel mentre le assunzioni di personale sono sempre promesse ma chi promesse vive, di promesse muore, la sanità pubblica ne è la tragica dimostrazione.

Ecco alcuni numeri. Dal 2012 al 2019 il Servizio sanitario ha perso addetti. Dal 2019 ad oggi ha iniziato a riprenderne, ma molti professionisti sanitari assunti – in primis infermieri e medici – sono precari. Lo dice il documento della Ragioneria generale dello Stato sullo status degli addetti del Servizio sanitario nazionale. Tra il 2012 e il 2018 siamo crollati da 673.416 dipendenti a 648.502 con una perdita di quasi 25 mila unità, nel 2019 siamo stati stabili con una breve inversione di tendenza. Poi nel 2020 ecco 15 mila addetti in più, causa Covid-19, e nel 2021 altri 6 mila in più. Grazie all’allentamento dei vincoli di spesa sul personale, si è tornati ad assumere ed ora siamo vicini ai 673 mila addetti del 2012.
(Quadro completo su sanita33.it)

Per tornare al nostro “confronto”, vi è proprio difficile ammettere che la madre di tutti gli errori è stata l’aziendalizzazione della sanità, il passaggio da Unità sanitarie locali ad Aziende sanitarie locali; non è possibile gestire un bene importante e delicato come la salute con logiche aziendali, i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
E dentro questo processo aziendalistico Ci stanno i DRG (prezzo per singola prestazione medica effettuata), l’Intramoenia (attività dei medici nelle strutture pubbliche), la sanità integrativa (assicurazione privata per categorie di lavoro). Vi paiono forse cose da niente?

Purtroppo avete contribuito a questo processo di smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale da decenni, senza fare attenzione avete finito con il favorire sempre più la sanità privata. Neanche i morti e le difficoltà emerse durante la recente pandemia vi hanno fatto cambiare idea e la a salute è sempre più considerata una merce, acquistabile solo da coloro che possono permettersi le visite nelle strutture convenzionate, ormai per finta dato che continuano a prendere finanziamenti pubblici gestendoli per ampliare l’offerta privata.

Gli stessi “eroi” del Covid che voi stessi avete santifficato mentre si sottoponevano a un lavoro massacrante e precario, sono stati rispediti a casa con un vero proprio calcio nel sedere. Dico il vero o equivoco le vostre decennali intenzioni e le scelte conseguenti?

Ma veniamo all’oggi e alle vostre dichiarazioni e promesse du mobilitazioni. Dite, e su questo siamo ovviamente d’accordo, che con questo governo i fondi a disposizione sono sempre più scarsi. Perchè non dite che l’avete sempre fatto anche voi a al governo?

Ora chiariamo, distingendoci, la nostra idea sul tema dei finanziamenti.

Battete solo su questo nodo della carenza di risorse finanziarie, quello dei costi economici, non vi accorgete, forse, che è il linguaggio del management che ha affossato il SSN. Mentre siete inconsapevolei che in mancanza di interventi strutturali funzionali alla gestione diretta delle attività preventive e assistenziali fondamentali, più finanziamenti a fondo perduto consentirebbero di continuare a dare ossigeno alle asfittiche convenzioni utili solo a proseguire sulla strada di un SSN condannato ad essere committente e cliente del privato, favorendo una sanità solo medicalizzante e non preventiva, solo rivolta a produzione e consumo di prestazioni e non socialmente utile, solo terapeutica e non curativa, sempre più personale e meno collettiva, programmata sulla base dei costi e non sulle necessità epidemiologiche, solo orientata ad un profitto facile e comodo e senza rischiosi e impegnativi vincoli e obblighi sociali.

Vi rendete conto che si rivelerà un meccanismo perfetto per generare sempre più malattie e profitti sui bisogni di salute di milioni di persone sottoposte al deperimento sociale?

Almeno siamo d’accordo che in una sanità ormai regionalizzata dalla defroma dell’articolo V della Carta Costituzionale, anche se in alcuni, pochissimi, contesti si toccano punte di eccellenza con soddisfazione di operatori e utenti, in tutti gli altri viene calpestato quotidianamente un diritto costituzionalmente stabilito quale il diritto alla salute, con il ricorso obbligatorio al privato, al turismo sanitario?

Se concordate allora battiamoci concretamente nelle piazze, e senza dichiarazioni altisonanti, per fermare la secessione delle fasce ricche del nord tramite il DdL dell’Autonomia Regionale Differenziata. Ne benficierà l’unità della Repubblica e con essa le condizioni di vita degli italiani poveri se salvaguarderemo, almeno come principio, diritti uguali per tutte e tutti su sanità,scuola, lavoro, servizi pubblici e su tutte le altre materie previste dall’accordo firmato dal governo di centrosinistra con Gentiloni Presidente del Consiglio.

Prendete esempio dalla CGIL che pur tra ritardi e contraddizioni nelle sue parole d’ordine delle attuali mobilitazioni, non include la disdetta del welfare aziendale nei contratti (solo Lo SPI-sindacato dei pensionati è contro la sanità integrativa) e la messa in discussione dell’aziendalizzazione, intanto ha iniziato a muovere il suo potenziale di lotta, purtroppo frenato dalla testardaggine “unitaria” con la Cisl che è collaterale a questo governo di estrema destra, e con la Uil che si barcamena tra dichiarazioni sensate e immobilismo organizzativo. Questa fasulla unità sindacale ha contribuito fortemente a ritardare la presa di coscienza di quanto stava accadendo negli ultimi due decenni.

Perchè ho citato anche i corpi sindacali? Lo sapete fin troppo bene siccome gran parte dei dirigenti e funzionari nazionali e locali hanno come riferimento politico i vostri Partiti. Ovviamente non li catalogo come “cinghia di trasmissione” delle vostre scelte politiche, però è stata evidente una scarsa autonomia sindacale.

A prescidere, battiamoci per la ricostruzione di un Servizio Sanitario Nazionale, partiamo da questi presupposti:

  1. Gestione pubblica e partecipata dai cittadini.
  2. Ritorno alle Unità Sanitarie Locali escludendo ogni forma di aziendalizzazione.
  3. Riduzione progressiva – fino al principio previsto dalla Legge 833 del 1978 – dell’accreditamento alle strutture private e reinternalizzazione nel pubblico di strutture e personale.
  4. Abolizione dei ticket sanitari e dell’attività privata intramoenia.
  5. Utilizzo, tramite ritrutturazione, di ospedali e poliambulatori territoriali abbandonati.
  6. Ritorno nella programmazione al principio operativo della Prevenzione come strumento di controllo e intervento in tutti i luoghi di lavoro.
  7. Pianificazione urgente per l’assunzione, tutte/i a tempo indeterminato, di 70.000 operatori tra medici, infermieri e OSS.
  8. Abolizione del welfare aziendale in tutti i Contratti collettivi di lavoro Pubblici e Privati.
  9. Fine del numero chiuso all’Università per medici e infemieri
  10. Contratto nazionale unico della Sanità.

Che ne dite, amici e compagni, può funzionare come base di confronto per la ricostruzione della sanità pubblica ,come diritto inalienabile, nata con la Legge 833 del 1978?
Non è il passato ma il presente!

Franco Cilenti

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