Sanità pubblica e sicurezza sul lavoro: chiacchiericcio mortifero
In Versione interattiva http://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-febbraio-2023/
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Fino all’inizio della pandemia eravamo pochissimi a parlare, con cognizione di causa, di disfacimento programmato del Servizio Sanitario Nazionale con inchieste, studi e interventi di medici e infermieri, con contributi di esimi studiosi di politiche sanitarie, (Come Lavoro e Salute lo facciamo senza pause da 40 anni, perchè è dalla metà degli anni 80 che è stato evidente il boicottaggio della Legge 833 del 1978 che ha istituito il S.S.N.).
Oggi ne parlano tutti, troppi in un quotidiano blob infodemico, persino il PD che è da decenni il maggior responsabile della privatizzazione in corso di definitiva ottimizzazione per l’affarismo privato e della disperazione per i milioni di italiani che non hanno adeguato reddito per curarsi.
In parallelo si svolge la commedia infodemica di tanti coccodrilli ora tanto preoccupati, addirittura scaldalizzati, per l’aumento, senza alcuna soluzione di continuità, degli infortuni e delle morti sul lavoro. Delle migliaia di malattie professionali all’anno, con conseguenti morti ad esse collegate e ignorate, non rischiano a parlarne perchè per loro è argomento troppo difficile da affrontare dato che non gli viene sbattuto in faccia.
La perplessità istintiva di molti a queste mie considerazioni potrebbe essere “ Ma non è positivo che finalmente tutti ne parlano?”
La risposta la si trova nella stessa domanda dei perlessi: appunto, se ne parla e basta senza che i decisori politici, le istituzioni, e la loro informazione, si predispogono ad intervenire con atti concreti, come è nelle loro competenze e possibilità. In cosa dovrebbero consistere questi atti risolutivi?
Di atti risolutivi è utopico parlarne oggi con il gap di democrazia e partecipazione delle cittadine e cittadini in genere, e delle lavoratrici e lavoratori in particolare. Quindi nessuna pretesa di cambiamento radicale (per le rivoluzioni sociali è essenziale costruire condizioni propedeutiche al consenso di grandi masse di sfruttati), ma la pretesa di riforme concrete e applicabili sostenute da tutto l’arco sindacale e da un largo campo sinceramente democratico, nei fatti e non a parole, non consociativo con le rappresentanze dei poteri dominati, è cosa possibile e fattibile.
Oggi questa ipotesi di riforme è nelle intenzioni di quello che ho chiamato “campo largo”? Se guardo alla tragica commedia sulla secessione, definita, secondo il linguaggio mistificante della politica in auge, “Autonomia Differenziata” mi pare proprio di no, anche perchè uno degli attori politici, il PD, che dovrebbe ricollocarsi anche culturamente in questo democratico campo largo, è il principale sostenitore del sogno leghista di dividere l’Italia dopo oltre 150 anni dall’unità (17 marzo 1861) mettendo definitivamente in soffitta l’atto storico più alto della nazione Italia: La Costituzione, (27 dicembre 1947) nata dalla resistenza contro il nazifascismo, che recita “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Ho sottolineato “definitivamente” perchè gli attacchi all’integrità della Costituzione e, guarda caso, tutti sotto l’egida dal PD, ricordiamo, solo per esempio, il referendum di Matteo Renzi e la “deforma” (ovvero, Riforma involutiva) dell’art. V che ha permesso l’attacco ai Servizi Pubblici, ad iniziare dalla sanità. E troppi hanno dimenticato lo sdogamento del neofascismo da parte di Luciano Violante (PD) e di Gianpaolo Pansa (La Repubblica), con esplicita negazione del dettato costituzionale.
Ecco perchè oggi è addirittura problematico sperare in atti riformistici concreti da parte dei grossi Partiti -siano essi esplicitamente di destra, di centro come il PD, di vaga e ipocrita collocazione politica come i 5Stelle- allora cosa sperare per FARE E NON CHIACCHIERARE contro il disfacimento della sanità pubblica e per la ripresa di prevenzione attiva contro infortuni, morti e malattie professionali?
La speranza di ridurre nel tempo i danni alla salute e alla stessa vita dei settori popolari più sofferenti è quella storicamente provata più efficace: la lotta di piazza, liberandosi della narrazione delle televisioni e di giornali in mano agli ingordi ricchi di tutto (ma anche di quella dei propri simili e di quelli che hanno qualcosa in più di te che hai poco o niente ma ci relazioni comunque per amicizia o parentela e quindi più subdoli). Lotta di piazza con le organizzazioni politiche e sindacali che ci stanno accanto, a prescindere dalla loro consistenza elettorale. Lotta di piazza per gridare ai responsabili delle nostre misere condizioni:
“Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti”.
Franco Cilenti
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