Sanità regressiva

Sanità: Sempre più uomini e sempre meno stranieri

Sanità regressiva. Il nuovo volto degli infermieri in Italia: una inversione di tendenza messa in evidenza dal Rapporto Ipasvi

Cambia il volto degli infermieri nel nostro Paese. Se fino a qualche anno fa era un mestiere tipicamente femminile con un consistente aumento della componente straniera, ora invece diventa scelta di vita fatta sempre più da uomini e da sempre meno stranieri. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto Ipasvi pubblicato a settembre 2013 relativo alle nuove iscrizioni ai Collegi provinciali Ipasvi che hanno il compito istituzionale della tenuta degli albi dei professionisti. Da considerare che lo studio fa riferimento solo agli Infermieri professionali (397.393) e non considera le Vigilatrici d’infanzia (10.493) e gli Assistenti sanitari (5.900).

Rispetto al 2007 la quota di iscritti come Infermieri professionali (IP) è cresciuta del 45,6% (9.644 nel 2007 e 14.040 nel 2012) con una crescita soprattutto nel Sud che vanta il maggior numero di iscrizioni (3.623).La professione di infermiere rappresenta una opportunità lavorativa sempre più attraente per gli uomini: il 27,9% dei nuovi iscritti sono maschi contro il 22,3% del 2007. Ancora una volta è il Sud a registrare il maggiore cambiamento. Inoltre l’età media degli iscritti è diminuita passando dai 32,2 anni del 2007 ai 29,8 anni del 2012.

Ma il dato più evidente è il calo delle iscrizioni di infermieri stranieri che sono passati dal 35,3% sul totale dei nuovi iscritti del 2007 all’attuale 15,3%. In questo caso l’Italia appare divisa in tre zone ben precise: il Nord Ovest dove gli stranieri rappresentano il 28,3% del totale dei nuovi iscritti, il Centro- Nord-Est dove la loro presenza è abbastanza sensibile (16-19%) e il Sud e le Isole dove gli stranieri sono una presenza trascurabile (4,5-5,1%). Poco meno della metà dei nuovi infermieri stranieri sono extracomunitari con punte significative in Valle d’Aosta (88,9%) e in Campania (60,0%) e a differenza dell’intera componente straniera in cinque anni sono aumentati di quasi 15 punti percentuali. Pur avendo conseguito il titolo all’estero più della metà (50,3%) degli infermieri stranieri sembra che negli ultimi anni si sia avuto una maggiore preferenza nei confronti dei corsi di laurea italiani (nel 2007 il 70,4% degli infermieri stranieri aveva conseguito il titolo all’estero).

Il Rapporto infine propone un “Piano della criticità regionale” che avvalendosi di due indicatori (l’età al conseguimento della laurea e la percentuale di laureati all’estero) evidenzia come le regioni meridionali sembrano godere di condizioni migliori in termini di qualità ed omogeneità delle risorse rispetto a quelle del nord (soprattutto Friuli Venezia Giulia e Liguria). In buone condizioni le regioni del Centro.

Maria Rita Porceddu

 Leggi il rapporto completo >>

5/10/2013 www.immigrazioneoggi.it

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