Sanità/lavoro. Considerazioni di merito per i ministri Speranza e Catalfo
Un primo punto di vista su questo nuovo governo e sulla reale volontà di cambiamento del drammatico stato di cose in questa Italia abbruttita fino alla barbarie, e non solo dal governo 5Stelle/Lega ma anche dalle politiche dei governi precedenti che hanno seminato per la dissolvenza dei diritti sociali, dal lavoro alla salute fino a mettere in discussione il diritto alla vita, dei migranti, come dei lavoratori falciati da quotidiani infortuni, e morte con una media di tre al giorno.
Emotivamente, per chi come noi che ha una cultura, una storia e un impegno quotidiano di sinistra coerentemente sempre dalla parte degli sfruttati, deve dare attenzione alla nomina di Roberto Speranza a ministro della sanità? Chi la vive questa emotività legga i punti essenziali del programma di governo – ovviamente di stampo liberista come da natura del PD e pratiche governative dei 5Stelle – su lavoro e sanità dedurrà che siamo alle frasi di circostanza, senza nessuna articolazione concreta di come si debbano aggredire con atti legislativi urgenti – senza condizionamenti di ordine economico e di mediazioni di interessi altri – gli annosi problemi che stanno calpestando le condizioni di vita dentro i luoghi di lavoro, privati e pubblici, da decenni senza alcuna distinzione.
Le parole enunciate da Speranza sono, ovviamente, condivisibili, ne citiamo alcune più impegnative: rimuovere tutte le forme di diseguaglianza; assicurare un piano di assunzioni straordinarie di medici e infermieri; un piano strategico di prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, assicurando livelli elevati di sicurezza e di tutela della salute nei luoghi di lavoro; incrementare il Fondo previdenziale integrativo pubblico, includendo la pensione di garanzia per i giovani. Bene, ma i due ministri di riferimento su questi temi sanno che puoi cucinare un ottimo pranzo se hai un contesto di mezzi e condivisione favorevole alle lodevoli intenzioni e allora, per onestà intellettuale, avrebbero dovuto premettere un semplice avvertimento ” Se ci verrà permesso di operare in questa direzione”.
I vari punti enunciati dal nuovo ministro della salute, e dalla ministra del lavoro Nunzia Catalfo, vanno a cozzare, frantumandosi penosamente, con l’ultimo punto declinato come “autonomia differenziata giusta e cooperativa” su sanità e lavoro: È necessario completare il processo di autonomia differenziata giusta e cooperativa, che salvaguardi il principio di coesione nazionale e di solidarietà, la tutela dell’unità giuridica e economica.
Cari ministri stiamo scherzando?
Aggiungere “giusta e cooperativa” è come appiccare una etichetta a un patologia terminale su una mostruosità giuridica e politica come l’autonomia differenziata, è un découpage che non ci piace, e conferma la nostra opinione su questo governo.
Ci pare elementare capire, come hanno più volte scritto esimi studiosi, economisti e giuristi dall’approvazione da parte del governo Gentiloni, che la scelta di staccarsi dal Servizio Sanitario nazionale porterà le regioni del nord ad aprire sempre più spazi alla sanità integrativa e a quella privata, affermando, anche dal punto di vista legislativo, la deriva al particolarismo utile a scomporre l’unitaria struttura sociale ed economica del Paese.
Il regionalismo differenziato non solo non sarà a costo zero per lo Stato, contrariamente a quanto previsto dall’art. 5 delle stesse bozze di intesa, dove si afferma che “dall’applicazione della presente intesa non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica” (cfr. G. Viesti, Menabò, n. 102, 2019), ma, con evidente eterogenesi dei fini, finirà per rappresentare un costo per le regioni più povere, si pensi ad esempio alla richiesta di istituire fondi integrativi regionali favoriti da misure di defiscalizzazione che ancora una volta smentirebbe la neutralità perequativa delle misure. Ma si pensi anche alle richieste di autonomia nei percorsi formativi, nel reclutamento e nella retribuzione delle professioni sanitarie che avrebbe conseguenze addirittura ‘anti-solidali’ nel suo spingere logiche di ‘accaparramento’ delle migliori professionalità dalle altre regioni.
Ricordiamo al ministro Speranza che il referendum costituzionale del 2006 ha respinto il progetto di devolution della tutela della salute, riconfermando il ruolo fondamentale dello Stato quale garante della universalità del SSN.
Probabilmente, Speranza spera di stare tranquillo sulla poltrona di ministro beneficiando della sua vicinanza politica ai sindacati confederali, Cgil in particolare, i quali probabilmente assumeranno un atteggiamento di andamento lento nel valutare le dichiarazioni, i propositi e gli atti ministeriali, con la motivazione che bisogna dare tempo ai nuovi ministri e non lasciarsi andare ad atteggiamenti estremisti come potrebbero essere definite le richieste, dai luoghi di lavoro, di provvedimenti urgenti per iniziare a riparare i danni enormi degli ultimi governi. Infine, ci preme sottolineare che le enunciazioni sulla sanità sono, più o meno, simili a quelle delle ex ministre della salute Beatrice Lorenzin e Giulia Grillo.
Questo e quanto, oltre l’emotività sul nome.
CONSIGLI AI DUE MINISTRI.
Dieci passi ministeriali
1- Ripristino dell’Art. 18
2- Abolizione del Jobs Act
3- Revisione del Decreto Dignità sui contratti a termine.
4- Ripristino dei fondi per la sicurezza sul lavoro a iniziare da quelli tagliati dal precedente governo.
5- Indagine ministeriale sullo stato di applicazione della normativa sulla sicurezza con il D.Lgs. 81/08, funzionale a un suo sviluppo e applicazione senza proroghe e ritardi nei decreti attuativi.
6- Assunzione di nuovi tecnici della prevenzione in rapporto alle realtà produttive dei territori per stabilirne il fabbisogno.
7- Revisione delle modalità di formazione dei responsabili del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) esterni o interni.
8- Titolarità dei RLS come figura istituzionale, indipendente dalle aziende e sgravato da altri incarichi elettivi (RSU, etc).
9- Autonomia collaborativa degli organismi di prevenzione (Spresal, etc) dalle Giunte regionali.
10- Richiesta di Parte Civile dei ministeri della salute del lavoro in tutti i processi per morti sul lavoro.
Cari ministri Speranza e Catalfo, ve la sentite di incamminarvi su questa strada di civiltà del lavoro?
Redazione Lavoro e Salute
Dal numero di settembre 2019 del periodico cartaceo
Edizione web www.lavoroesalute.org
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