Sanzioni penali ai senza dimora
La vergogna delle multe ai senzatetto, accusati di non rispettare l’ordinanza del ‘tutti a casa’, sta continuando in tutta Italia. Lo riferisce Globalist, che spiega: le associazioni che prima si occupavano di loro sono chiuse, perché mense e dormitori non rispettano le regole igieniche del metro di distanza. E allora come si fa? La onlus ‘Avvocato di strada’ denuncia l’assurdità e l’arbitrio di queste multe e scrive un accorato appello al premier Conte, ai sindaci e ai presidenti di Regione, chiedendo un intervento immediato: ”Bisogna occuparsi, e in fretta, di chi non ha un tetto sulla testa ed è costretto a vagare per le città. Diciamo da più di 20 anni che chi vive in strada ha bisogno di una casa e di una residenza per potersi curare, ma oggi, ai tempi del coronavirus, queste necessità assumono una drammatica urgenza. Ad aggiungere un carico su una situazione già paradossale stanno iniziando a fioccare i verbali redatti ai senza tetto per violazione dell’art 650 del codice penale. È già successo a Milano, Modena, Verona, Siena e in tante altre città. Siamo al lavoro per chiedere le archiviazioni ma intanto continuiamo a porre la nostra domanda”.
L’appello è firmato dal presidente, Antonio Mumolo, e da altri 60 avvocati che operano per la onlus nelle diverse città d’Italia. Gli Avvocati di Strada sono presenti in 66 diverse città italiane con mille volontari. I cittadini senza una casa, spiega la Onlus, sono “persone diventate talmente povere da finire in strada ed oggi non possono rispettare le ordinanze e decreti previsti dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, tanto da essere addirittura incriminate perché vengono trovate in giro senza giustificazione. Queste persone sono costrette a vivere in strada perché fino ad oggi pochi si interessavano di loro e perché le risorse destinate ai servizi di primaria assistenza e all’emergenza abitativa erano poche o inesistenti. Adesso però non si può più far finta di nulla”.
Stiamo duramente imparando, sostiene l’appello, che ci si salva solo insieme, ricchi e poveri, giovani e anziani, italiani e stranieri: “Adesso dobbiamo trovare una soluzione anche per gli ultimi, perché, in questa situazione drammatica, abbiamo compreso che ‘loro’ siamo noi”.
Le sanzioni alle persone senza dimora, comminate per il solo fatto di trovarsi “fuori casa” senza motivo, devono immediatamente cessare, affermano gli avvocati. Vanno stanziate subito le risorse necessarie per consentire ai Comuni di fornire un tetto alle persone senza dimora, utilizzando palestre, capannoni o altri edifici pubblici o privati; Va inoltre garantito il diritto alla salute di queste persone consentendo loro l’accesso immediato alle cure, ovvero assegnando loro un medico di base pur in assenza di residenza.
Per quanto riguarda i sindaci, l’Associazione chiede di: prolungare l’apertura delle strutture utilizzate per ricoverare d’inverno le persone senza dimora; velocizzare le procedure per iscrivere queste persone nelle liste anagrafiche in modo da poterle anche monitorare dal punto di vista sanitario.
Il caso delle multe assegnate nei pressi della Stazione Termini è stato invece raccontato dall’Avvenire. Il quotidiano precisa che i cinque, registrati dell’ostello della Caritas diocesana della Capitale, non erano insieme e sono stati fermati e controllati da Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza in cinque controlli diversi. Non avrebbero giustificato la loro presenza in strada ma avrebbero esibito il tesserino che viene rilasciato agli utenti dei servizi Caritas.
“Devi restare dentro, non puoi andare il giro”, hanno detto gli agenti. “Ma non li possiamo tenere chiusi, non è un carcere”, aveva avvertito alcuni giorni fa don Benoni Ambarus, direttore della Caritas romana, che ora si è offerta di pagare la multa dei cinque. È già stato contattato il prefetto Gerarda Pantalone, per segnalarle l’incredibile vicenda, inviandole copia di tre verbali, e per assicurare che comunque sarà la Caritas a saldare. Ma c’è un altro problema, ancor più grave di quello economico. “La violazione del decreto emergenza coronavirus – sottolinea don Ben all’Avvenire – è reato penale che resterà registrato sul casellario giudiziario. Spero davvero che i verbali possano essere annullati”.
In questo momento l’ostello sta ospitando 186 senza dimora e non possono essere rispettate le distanze prescritte dalle norme per l’emergenza coronavirus. Gli ostelli servono per dormire e certo non per starci tutto il giorno.
Alla Cittadella della Carità di Ponte Casilino, continua a spiegare il giornale di ispirazione cattolica, ne sono ospitati 94, altri 76 nell’ostello di Ostia e 70 nella struttura predisposta per il “piano freddo”. Sono 60 quelli che dormono, e ora vivono tutto il giorno, nelle parrocchie: erano un centinaio ma è stato necessario ridurli proprio per le norme sullo distanze. Sempre le parrocchie ospitano trenta rifugiati. Mentre la Caritas continua a gestire due Sprar (ora Siproimi), uno femminile ad Acilia, con 60 tra mamme e bambini, e uno maschile in via del Mandrione, con 80 persone. Per tutti i senza dimora vengono distribuiti circa mille pasti al giorno, come sempre, anche se ora per rispettare le norme sono da asporto, proprio per evitare la presenza contemporanea di molte persone in spazi limitati. Funziona ovviamente anche l’ambulatorio della Caritas, che si trova proprio a fianco dell’ostello.
R. C.
20/3/2020 comune-info.net
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