SBATTI I PROF IN PRIMA PAGINA: BASTA CON QUESTO CLIMA INTIMIDATORIO.

A SCUOLA INSEGNIAMO, IN PIAZZA MANIFESTIAMO. E QUINDI?

Siamo insegnanti, personale della scuola di ogni ordine e grado, di ruolo o precari/e; entriamo ogni giorno in classe cercando di appassionare, istruire, informare, far ragionare studenti e studentesse. 

Molti e molte di noi, al di là del lavoro, hanno un passato e presente di attivismo e impegno sociale; di militanza, di volontariato, di associazionismo, di partecipazione politica. Queste esperienze ci hanno arricchito e hanno contribuito a fare di noi gli insegnanti che siamo.

Quando non lavoriamo è tempo personale in cui abbiamo tutto il diritto di esprimere la nostra opinione. Quanto sta succedendo a Gaia Righetto, insegnante precaria di Treviso, è un caso destinato a creare un ulteriore spartiacque. Dopo il  professor Raimo, sanzionato per le critiche al ministro Valditara, la professoressa Righetto viene usata come nuovo cavallo di Troia in previsione di un’ulteriore stretta autoritaria del codice di comportamento dei dipendenti pubblici. In discussione non è più solo quello che sui social si scrive (non importa se dieci anni fa, o ieri: Dio perdona, Internet no!), ma ogni comportamento che chiunque, in modo anche pretestuoso, additi come “non idoneo”. 

Gaia Righetto ha accettato una supplenza presso una scuola secondaria di primo grado, da pochi giorni; non ha fatto nemmeno in tempo ad entrare in classe che si è già guadagnata una campagna diffamatoria, a suon di articoli di giornale, ad opera di esponenti della Lega locale e nazionale, nonché una segnalazione all’ufficio scolastico regionale: “Righetto come Salis, non può insegnare”. Ci sembra questo, piuttosto, un sogno distopico di chi vorrebbe che la giovane docente venisse trattata come la Salis; di chi si esalta nel vedere persone attiviste, antifasciste, incatenate.

La colpa di Gaia Righetto è quella di essersi sempre esposta politicamente e di avere, come molti e molte di noi, partecipato ad azioni di disobbedienza civile, a manifestazioni a difesa dei diritti e dei più deboli. Gaia Righetto ha sempre detto chiaramente ciò che pensava, facendo nomi e cognomi, se necessario.

In un clima di caccia alle streghe, la deriva autoritaria che si sta delineando all’orizzonte è pericolosissima. L’obiettivo, lo ripetiamo, è la modifica del codice etico: chi sta zitto, chi la pensa come chi governa, ha i requisiti per stare in cattedra. Gli altri, diffamati, sbattuti in prima pagina, ostacolati. Raimo, Righetto, Salis, ne sono solo degli esempi. Se questo ennesimo caso non solleva indignazione e non viene creata una seria opposizione, il futuro è un codice etico che vada a minare ulteriormente le nostre libertà personali, a causa del lavoro che facciamo. 

Chiunque conosca la scuola non può che essere consapevole di quanto questo attacco sia pretestuoso. Lavoriamo sottopagati, facendo fronte a problematiche socio-economiche crescenti; in classi-pollaio, in strutture fatiscenti, con tecnologie obsolete o, al contrario, cercando di arginare gli sprechi del PNRR. La scuola media italiana, insomma, ha molti mali. L’antifascismo e l’attivismo per i diritti non sono tra questi. Ed è ipocrita e pretestuoso tirare in ballo l’inadeguatezza rispetto a ragazzini di 11 anni che vanno in scuole sempre più fatiscenti; che hanno appena visto sottrarre milioni di euro, destinati all’istruzione, per il riarmo. Da educatori ed educatrici, vogliamo sottrarci anche a questo pensiero che dipinge i/le minori con cui lavoriamo come esseri manipolabili, confusi, da indottrinare e traviare. Siamo tutti i giorni in classe con loro. Ne condividiamo fatiche, gioie, solitudini, ricerca di identità. Hanno bisogno di confronto, di scontro, di coerenza e solidità. Sortirne da soli è l’avarizia, diceva Don Milani. Sortirne insieme è la politica. Qualcuno vorrebbe cancellare questa parola dalla scuola, eliminando in primis chi si mette in gioco in prima persona. Se vogliamo che il nostro rimanga uno stato di diritto, dobbiamo agire ora. A partire, sì, proprio dalla scuola, perché è un’istituzione importante, in uno Stato che civilmente si definisca tale, ma viene costantemente strumentalizzata a fini politici. Basti pensare alle nuove indicazioni nazionali: la scuola diventa un capro espiatorio dove, qui sì, emanare normative fortemente ideologiche. Non possiamo continuare ad essere delle pedine in questo gioco al massacro.

SOLIDARIETA’ PER GAIA RIGHETTO

LIBERTA’ DI PENSIERO E DI INSEGNAMENTO PER TUTTI E TUTTE

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23/3/2025 Lanciata da Antonella Bellero

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