SE/DICI

Massimo Granchi
Arkadia, 2022

Versione interattiva http://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-giugno…/

Archivio PDF http://www.lavoroesalute.org/

Massimo Granchi si presenta con una raccolta di racconti che hanno come tematica principale il viaggio inteso come spostamento fisico, un viaggio che anche ha grandi elaborazioni di pensiero, di sentimenti, di sensazioni, di gioie e di dolori.
Racconti dentro uno spazio vivo dove sono ben visibili i contorni, i luoghi, i riferimenti passati e presenti, uno spazio che diventa immenso dentro la mente.

Sono esperienze di vita, un processo in progress che trascina i personaggi dentro un percorso evolutivo dove si coglie con profondità il percorso della vita: il senso della giovinezza e della vecchiaia attraverso il lungo cammino dell’esistenza.

In questi racconti Massimo Granchi crea un’opera corale che spazia a 360°, indagando sui problemi che colgono impreparata la nostra società e che sono una lacuna grave del nostro aspetto più interiore: il concetto di diversità e di integrazione, di comprensione, di solitudine, dove emergono senza sconti e senza nascondersi le nostre paure.
E in questi racconti il tempo ha un percorso circolare e molte volte ci si trova al punto da cui si è partiti.
L’inizio non ha fine.

Toccante il racconto “Una casa grande, come una piazza”, dove avviene un processo di formazione di un bambino che con il trascorrere degli anni scopre, nel corso del tempo, le trasformazioni avvenute.
Qui compare la figura di un anziano che muove il suo ricordo dentro il passato e insegna al giovane quanto il tempo porta continue evoluzioni cui non si può restare indifferenti.
“Sono cresciuto temendo di inciampare negli imprevisti della vita, non potevo accorgermi di come, inciampando, riuscissi a prevenire il rischio di cadere ancora, ma soprattutto, come mi istruissi sulla capacità di risollevarmi per procedere spedito con minore paura.”

Anche il racconto “Profughi” dove un bambino si interroga con innocenza sul concetto di diversità, si chiede cosa significhi integrazione perché il mondo a cui appartiene è un mondo non molto diverso da quello degli ospiti e le distanze non possono ancora annullarsi perché restano dubbi da dissipare, ma si restringono notevolmente.
“Hai incontrato i profughi, babbo?” Gli ho chiesto la sera a cena ,“Sì.” “Com’erano?” “Erano uomini.” “Come noi?” “Sì certo.” “Parlano la nostra lingua?” “No.” “Allora come hai fatto a capirli?”

C’è un rigoroso minimalismo in questi racconti, alcuni brevi, densi, quasi a voler scartare il superfluo e lasciare soltanto l’essenziale, per mandare un messaggio diretto, ovvero quello di confrontarsi sui propri principi e possa fare una riflessione sul percorso di una vita lungo una strada dove si trovano speranze deluse, progetti mai realizzati.

Questi racconti forgiano un universo del tutto peculiare, prestando fede alle convenzioni letterarie.
La scrittura è lucida e non ha contaminazioni che si perdono in tentativi di portare il racconto in un contesto fantastico. Dentro una realtà, quindi, con riferimenti certi, dove la coscienza indaga con scrupolo in equilibrio sull’abisso dell’esistenza.
Un sé che deve essere inteso con una ricaduta collettiva costituito dai personaggi, un soggetto plurale ripreso e immerso nella storia che ogni cosa modifica e stravolge, zone in ombra che hanno improvvisi sprazzi di luce, vite che chiedono di continuare ad esistere e per farlo si interrogano di continuo e interrogano il mondo.

SE/DICI è una raccolta animata da un forte senso della narrazione, dallo spirito di uno scrittore militante nel senso che abilita la scrittura in uno specchio letterario di dinamiche che sembrano portarsi sulle spalle una grande esperienza personale che filtra attraverso i personaggi.

In questi racconti, pur dentro concrete realtà e mondi in opera, si insinua una vena intima, componente che spesso passa in secondo piano e che qui invece affiora con una grazia straordinaria.
Le pagine di queste storie sfilano veloci e lasciano nel lettore una profonda riflessione, un’esortazione a pensare non soltanto sulla realtà della vita, ma anche nel suo aspetto più intimo, quello ripiegato dentro se stessi, in un mondo che sembra non avere più spazio né tempo, dove la lotta per la sopravvivenza tocca territori sociali che pensavamo fossero a una certa distanza.

Sono narrazioni come questa che ci aprono gli occhi sul mondo in cui ci troviamo e sul suo mutamento, un mondo che per indifferenza siamo soliti ignorare.

Giorgio Bona

Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute

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