Se l’Italia diventa un laboratorio dei nuovi potenti
Lo tsunami Musk che sta sconquassando l’intero sistema della governance nazionale, imponendo surrettizie privatizzazioni proprio nel cuore degli apparati più delicati, come la sicurezza e le telecomunicazioni, rende l’Italia un laboratorio della nuova amministrazione Trump.
Tra le cose che si stanno sperimentando nell’esecutivo Meloni c’è anche l’innovativa procedura di concedere ad un personaggio extra europeo l’accesso a informazioni vitali per la sicurezza nazionale e la sopravvivenza degli uomini che sono sul terreno, mentre lo stesso accesso ad informazioni analoghe è stato negato allo stesso personaggio dal paese che lui sta governando, quali gli Usa. Insomma perché Musk può impicciarsi dei rapporti secretati della difesa italiana e invece non ha il nulla osta per quelli americani, nonostante che sia parte del nuovo esecutivo?
Il caso Elkann
Ma il gruppo spaziale di Musk non è l’unico che ha messo gli occhi sul bel paese.
Infatti insieme alle interferenze delle società spaziali del miliardario sudafricano, dobbiamo registrare la cooptazione dell’attuale unico capo del gruppo Stellantis John Elkann nel consiglio di amministrazione di Meta, la società di Mark Zuckerberg proprietaria di Facebook.
Sembra proprio che lo stellone italiano sia diventato un obbiettivo di insediamento dei principali gruppi digitali della Silicon Valley.
Ovviamente l’Italia presenta varie caratteristiche per proporsi come un tale laboratorio.
Intanto la sua struttura di gestione delle strategie tecnologiche è quanto mai vaga e indecisa. Siamo ancora imballati da almeno tre anni, diciamo dal governo Draghi, sul nodo dell’operatore della connettività di base dell’intero territorio nazionale, su cui si sta appunto avventando Musk. Non siamo messi meglio sulla politica del cloud nazionale, dove dovrebbero confluire i dati della pubblica amministrazione, che rimane un boccone prelibato per Amazon e Google, che si nascondono dietro il paravento di Tim.
Ma soprattutto non siamo un soggetto vitale nel ristretto consesso che sta elaborando una strategia europea per dare una spina dorsale digitale alla Comunità.
Per questo siamo stati prescelti come prototipo della nuova tecnodestra capeggiata appunto da Trump e Musk nel progetto di un ridimensionamento drastico di tutte le istituzioni pubbliche a favore delle proprietà private dei gruppi tecnologici.
Centralizzare i dati in mani private
L’idea che guida questa politica è proprio quella di centralizzare, a livello planetario, la raccolta ed elaborazione dei dati, e poterli poi elaborare, con una potenza di calcolo che si annuncia alla vigilia del salto quantico che moltiplicherà all’infinito la sua capacità di analisi delle informazioni. L’obiettivo finale è quello di applicare su scala globale quegli interventi predittivi che hanno già portato a manipolare prove elettorali negli Usa ma anche in altri paesi europei e asiatici.
Musk si candida come il nuovo monopolista di questa materia prima che sono appunto i dati e mira ad intromettersi nella rete europea usando proprio il nostro paese come back door.
Non meno insidiosa la politica di Facebook che tende a sostituirsi all’intero sistema giornalistico, sovrapponendo le sue capacità di raccolta delle informazioni ai tradizionali circuiti editoriali. Anche per Zuckerberg lo stivale è il punto di entrata nel più munito mercato europeo, dove sperimentare una ibridazione fra testate e social per guidare la transizione al digitale delle news.
Il ruolo di Repubblica nella strategia di Zuckerberg
L’alleanza con il gruppo Gedi, di proprietà degli Elkann, potrebbe preludere ad una mossa del cavallo in cui Repubblica diventerebbe la punta di lancia di questa strategia di combinazione fra editoria professionale e sistemi di profilazione degli utenti on line.
Sono progetti che presuppongono una visione globale di grande ampiezza, che investe la struttura stessa degli stati e la loro natura pubblica. Su questa visione sarebbe auspicabile che si innestasse una battaglia politica, in cui le forze più progressiste e democratiche mettessero in campo una strategia altrettanto globale che non si esaurisse nel ripristino delle precedenti forme della democrazia rappresentativa.
Proprio questa escalation da parte delle proprietà private del calcolo ci dicono che siamo nel pieno di una transizione che ci sta conducendo ad un nuovo modo di intendere le relazioni sociali e politiche.
Nulla può essere ripristinato, ma tutto deve essere ripensato alla luce di una nuova gamma di soggetti sociali e di tipologie di conflitti di potere.
Michele Mezza
771/2024 https://www.strisciarossa.it
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