Secessione, Premierato: fare il Fronte non basterà se…

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Davanti alla crescita dell’estrema destra si viene inevitabilmente e spinti verso il frontismo, come sta accadendo in Francia.

Il problema è che anche se si vince ai voti, se non c’è un progressivo cambiamento radicale del “pensiero unico” capitalista e nella vita quotdiana, è comunque una vittoria “ degli altri”. Questa realtà dei fatti la raccontano anche decenni di “voto ultile “ a DS-PDS-PD e alleati, creando lo sfacello sociale e politico di oggi arando il terreno prima alla destra berlusconiana e al leghismo e poi ai neofascisti.

In tempi come quello di oggi con la non partecipazione politica attiva di tanti cittadine/i che fa mancare il radicamento sociale e quindi la forza della presenza sui luoghi di lavoro. di studio e di piazza, a prescindere degli eventi contingenti odierni, di costruire i rapporti di forza materiali per cambiare realmente le coordinate politiche, è illusorio prevedere una stabilità democratica che consenta la riconquista dei diritti perduti e un disegno governativo di cambiamento reale.

Allora non si può farlo questo fronte antifascista? Certo che si potrebbe fare, non dimenticando che Partiti come il PD hanno ormai un DNA sfaccettato di propensione anticostituzionale e, tanto per fare un esempio, sarebbe un atto di igiene mentale non dimenticare lo stupro dell’articolo V della Costituzione che visto nascere mostri come la secessione. Certo, non a parole ma nei fatti, basta ricordarsi delle scelte di guerra (anche con il commercio di armi) e della debilitazione legislative dei diritti sul lavoro, ad iniziare dalla precarietà, che ricordiamo fu propagandata come nuova “opportunità” ma non spiegarono ai loro elettori che era un assist per le imprese e non certo per i lavoratori e i disoccupati. Si potrebbe continuare con l’aziendalizzazione della sanità, della scuola e dell’università che ha spalancato la porta alla privatizzazione senza freni.

Un percorso di scelte politiche che oggi trova compimento nel disegno di secessione del governo di estrema destra. E’ credibile la Schlein dopo essre stata promotrice -come vice di Bonaccini- dell’Autonomia dell’Emilia Romagna?
Parteciperà al referendum abrogativo, bene, ma se si vince il PD riproporrà l’autonomia “solidale”, ovvero una confezione buonista di un pasto velenoso?
La risposta l’ha data lo stesso Bonaccini – dimissionario per fare il deputato europeo – dichiarando che il PD è autonomista.
A suo modo è coerente perchè non ha mai dichiarato di aver sbagliato e non ha mai ritirato la richiesta sottoscritta in accordo con Fontana e Zaia, fatta certificare dal governo Gentiloni (PD) nel 2018.

Su queste tragedie non vale il detto napoletano ““Scurdammoce ‘o passato”, quindi la credibilità la si insegue riparando ai danni epocali prodotti. Non lo faranno perchè inibiti dall’incondizionata ideologia liberista che li porta a rappresentare, in connivenza anticostituzionale con la destre ufficiali, la sacralità delle imprese in tutti i campi della produzione schiavista e mortale.

Mentre sul piano elettorale il bipolarismo Meloni-Schlein nei numeri rappresenta una parte minoritaria del Paese che resta impregnato dalla sfiducia di oltre la metà degli aventi diritto al voto, per i quali cambia sempre in peggio su lavoro, sanità, università e scuola (anche infestate dalla bieca propaganda guerrafondaia), ambiente, Servizi pubblici, trasporti. Se ne deduce che il voto di sinistra al PD e ai suoi alleati non servirà, come da decenni, a salvare il poco che rimane di salvabile dei diritti di civiltà costituzionale, anzi, votarlo rafforza l’idea che le condizioni di vita sono mercificabili ad uso e consumo di due schieramenti simili nei fatti (anche sulle carneficine in Palestina e Ucraina) ma litigiosi solo nelle campagne elettorali.

Fare come in Francia? Il lievito italiano è molto diverso per fare un impasto di pane nutriente.

Rifaccio la domanda: allora è possibile un fronte antifascista? Ripeto la risposta: su Premierato e Secesssione come vagiti di una terza via tra liberismo e neofascismo (facce della stessa medaglia) mirando a scardinarli senza però prendere lucciole per lanterne. Dirimente è che la Cgil è determinata a mettere un qualche freno alla corsa della locomotiva delle destre al governo, sia sul piano dei diritti sociali con quattro referendum e sul piano politico con l’immediato impegno per il referendum per annullare la Legge Calderoli, proposto insieme ai Costituzionalisti e ai Comitati “contro Ogni Autonomia Differenziata” che da sei anni, e spesso da soli, si mobilitano.

Su secessione e premierato l’Anpi e la CGIL riusciranno a mescolare le incompatibilità genetiche delle forze politiche, associative e sindacali che si mobiliteranno?

Franco Cilenti

Editoriale del numero 7 luglio 2024 del mensile Lavoro e Salute

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