Secondo esposto sulla morte di Muhammad Satta a Villa Verucchio

Alla Procura di Rimini
Oggetto: secondo esposto relativo alla luttuosa vicenda della morte di Muhammad Satta avvenuta a Villa
Verucchio del 31 dicembre 2024.

A seguito del primo esposto inviato a suo tempo abbiamo maturato ulteriori riflessioni ed approfondimenti sulla luttuosa vicenda;
riflessioni in particolare riguardanti la “valutazione del rischio” e il modo con cui affrontarlo ; si è trattato di rischio certamente esistente, che oltre ai danni-palesi- già provocati, avrebbe potuto creare ulteriori danni anche mortali (non intendiamo sottovalutare) ; partendo tuttavia da questo dato di fatto la domanda è: si poteva o doveva intervenire in maniera diversa? Il quesito non riguarda solo la condotta del carabiniere e quello che avrebbe potuto o dovuto fare ma riguarda anche il livello di formazione garantito a quell’operatore dal suo “datore di lavoro”; in altri termini pare ovvio che si debba prendere in considerazione se quell’operatore era adeguatamente formato e in grado di gestire al meglio la situazione di rischio che ha dovuto affrontare , in rapporto al suo “ruolo” ; constatiamo , senza essere “esperti” in materia di ordine pubblico , che esistono “tecniche” diverse per affrontare una emergenza come quella della notte del 31 dicembre a Villa Verucchio; le “tecniche” certo dipendono dalla disponibilità di mezzi e di personale e occorrerà valutare se mezzi e personale erano disponibili; questa osservazione preliminare non ci esime dal cercare di comprendere quali erano le condizioni psicosociali e psichiatriche del giovane morto e di cercare di comprendere se il suo disagio era stato adeguatamente preso in carico; da chi avrebbe dovuto essere preso in carico è questione da prendere in esame ; di recente lo psichiatra triestino Beppe Dell’Acqua (area culturale basagliana) , parlando da un territorio che riesce, da sempre, ad evitare ttssoo , ha sottolineato, correttamente, che la prevenzione dei metodi coatti in psichiatria non si può fare all’ultimi momento”; occorre , viceversa, fare PREVENZIONE; la citazione della esperienze nell’area basagliana non perché ci sia
un nesso tra psichiatria e “ordine pubblico” ma per dire che se si riesce a fare a meno , in un territorio, di trattamenti sanitari
obbligatori, pistole taser e peperoncino per eseguirli e successivamente di mezzi di contenzione per protrarli nel tempo, se questo è fattibile in una regione può essere fatto ovunque; dopo questa premessa occorre comunque chiedersi , a fronte di una situazione critica conclamata(a tempo scaduto per la prevenzione vera e propria) come si sarebbe potuto disinnescare una situazione che indubbiamente continuava ad essere a rischio, ma se era possibile e doveroso farlo in maniera diversa; peraltro dalle ultime notizia che giungono dal Villa Verucchio dobbiamo dedurre che la comunità cattolica locale ha espresso sentimenti ben diversi da chi ha dichiarato “eroe” l’autore della sparatoria (compreso il governo attualmente in carica);

come abbiamo detto l’ordine pubblico non rientra nelle nostre attività (siamo una associazione di volontariato) tuttavia semplici riflessioni e semplici ricerche evidenziano che esistevano alternative alla esplosione di tanti proiettili di pistola: bastoni/arti marziali con adeguati ddppii per gli operatori dell’ordine pubblico , intervento gestito da più persone (un “problema” che , detto per inciso, è “cronico” per la polizia penitenziaria) ma anche strumenti innovativi come la tecnica nota come “BOLA WRAP” ( lancio di una fune che blocca le braccia) ; ci fermiamo qui, anche per non affrontare, in questa sede, discorsi più “complicati” come ad esempio l’uso della pistola taser che (pure questa, a nostro modesto avviso) sarebbe stata un mezzo “sproporzionato” come gli effetti in altre e numerose circostanze in Italia, Usa e Canada (almeno) ha dimostrato

la complessità della questione ci induce quindi a porre un interrogativo ( a nostro avviso retorico): si è concretizzata una condotta “colpevole individuale” o è “colpevole” l’arma dei carabinieri (dunque meritevole di essere chiamata al “tavolo degli imputati”) per non aver fornito ai suoi membri mezzi materiali , formazione, addestramento adeguati?

in definitiva : la Procura di Rimini deciderà come procedere e valuterà se si siano concretizzati gli estremi dell’eccesso colposo di mezzi di difesa ma portare sul banco degli imputati “solo” il singolo operatore sarebbe, sempre a nostro modesto avviso, una incongruenza ;

esiste dunque una “colpa individuale” o una “colpa di organizzazione” ? ;

sia ben chiaro, va ribadito nonostante la chiarezza-che ci pare evidente- del nostro discorso: nessuno ipotizza che sia accettabile che un carabiniere o un agente di polizia siano esposti a rischi evitabili; tuttavia solo una adeguata e ben ponderata “valutazione del rischio” definisce quali sono i mezzi adeguati per la difesa, anche del carabiniere o del poliziotto in quanto “lavoratore” esercente una attività molto rischiosa;

ancora : l’uso di metodi non cruenti e ad impatto (ragionevolmente) ridotto è garanzia di salute psicofisica anche per chi gestisce gli interventi di ordine pubblico; infatti chi ha esploso molti colpi di pistola causando la morte della persona colpita si sentirà sempre a posto con la coscienza o sarà assalita dal “pentimento” in relazione agli effetti della sua condotta e anche al rammarico di essersi trovato in una situazione senza mezzi e strumenti per fronteggiarla in maniera congrua e , se così possiamo dire, “ergonomica” ?

Nella ipotesi che alla vicenda di Villa Verucchio del 31 dicembre segua un rinvio a giudizio (che ovviamente auspichiamo) la nostra associazione avanzerà istanza di costituzione di parte civile sia per motivi di giustizia sia per tenere viva la speranza per il futuro di un “ordine pubblico” gestito in maniera diversa anche alla luce del fatto che la povertà e il disagio psicosociale sono in crescita e che eventi luttuosi di questo genere rischiano di tornare a verificarsi.

Presteremo adeguata attenzione allo sviluppo degli eventi.

Vito Totire

Psichiatra, portavoce Centro Francesco Lorusso via Polese 30 41022
Bologna, 18.2.2025

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