SECONDO IL TRIBUNALE DI MILANO I “COLPEVOLI” SONO QUELLI CHE CHIEDONO GIUSTIZIA
Dopo poco più di un’ora e mezzo di Camera di Consiglio la Corte d’Appello della V Sezione Penale, composta di tre giudici, il Presidente Matacchioni, il relatore Arnaldi e dalla giudice Sola, hanno confermato la sentenza di primo grado nonostante il Procuratore Generale Nicola Balice nella sua requisitoria abbia richiesto condanne dai 2 ai 4 anni e 11 mesi per i dirigenti.
Ancora una volta la verità storica raccontata dagli operai, dall’ASL e dai consulenti del Procuratore Generale si è scontrata con la verità processuale.
Il Tribunale penale di Milano si è schierato contro i lavoratori morti d’amianto, di malattie professionali e di profitto,sostenendo in modo vergognoso padroni e manager che non rispettano per il profitto la vita umana mandando a morte centinaia di lavoratori e cittadini.
Il Palazzo di Giustizia di Milano, da tempo chiamato dai lavoratori PALAZZO DELL’INGIUSTIZIA, anche questa volta non si è smentito.
Fiducia nello stato e nei tribunali noi non ne abbiamo mai avuta; da decenni abbiamo sempre lottato in fabbrica e nel territorio e da anni anche nei Tribunali dei padroni a difesa dei nostri compagni di lavoro uccisi dalle sostanze cancerogene e dallo sfruttamento, sapendo di andare contro una giustizia che è di classe, che difende solo gli interessi dei padroni.
I giudici che hanno assolto i manager imputati dell’omicidio colposo di decine di lavoratori esposti alle sostanze cancerogene senza protezioni, hanno condannato noi e le altre associazioni parti civile a pagare anche le spese processuali sperando di farci stare zitti in futuro. Essi lanciano, per l’ennesima volta, un segnale chiaro: chi mette in
discussione il loro sistema economico-polico-giudiziario, chi porta sul banco degli imputati padroni e manager, chi ostacola il profitto, rivendicando sicurezza sul lavoro, ambienti d lavoro salubri, giustizia, sarà punito e pagherà un caro prezzo.
COME GIA’ SUCCESSO ALTRE VOLTE CERCAVAMO GIUSTIZIA E ABBIAMO TROVATO L’INGIUSTIZIA DI CLASSE.
Uno stato, una legge, una magistratura che difendono solo una parte dei cittadini, quella dei potenti e dei loro tirapiedi, non sono nostri.
Questa sentenza ci fa arrabbiare, ma non ci arrendiamo. La rabbia e l’odio contro la società e la giustizia dei padroni non ci porta alla rassegnazione ma infonde in tutti i nostri compagni ancora più determinazione nella lotta.
CONTRO SENTENZE E LEGGI INGIUSTE RIBELLARSI E’ UN DOVERE E COMBATTERE UNA RAGIONE DI VITA.
La lotta contro le morti sul lavoro e per la sicurezza nei luoghi di lavoro e nel territorio continua nelle strade, nelle piazze, nei luoghi di lavoro e anche nei tribunali, fino alla Corte di Cassazione.
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ASSOCIAZIONE ITALIANA ESPOSTI AMIANTO ODV
MEDICINA DEMOCRATICA, movimento di Lotta per la Salute
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
www.medicinademocratica.org
Milano, 19 gennaio 2021 e-mail: aiea.mi@tiscali.it
(ANSA) – MILANO, 19 GEN – Sono stati assolti sette manager della Breda Termomeccanica-Ansaldo imputati per le morti di una decina di operai, secondo l’accusa, esposti all’amianto nello stabilimento milanese di viale Sarca tra gli anni ’70 e il 1985.
Lo ha deciso la quinta sezione della Corte d’appello di Milano, che ha confermato la sentenza di primo grado.
Il sostituto pg di Milano Nicola Balice aveva chiesto condanne
tra i 2 anni e i 4 anni e 11 mesi di reclusione. Il processo era stato
riaperto, come da richiesta del pg e dei legali di parte civile, e sono
stati ascoltati due consulenti tecnici della procura.
Dopo la sentenza Michele Michelino, rappresentante del ‘Comitato per
la difesa della salute e nei luoghi di lavoro nel territorio’, ha
detto: “Volevamo giustizia ma purtroppo abbiamo trovato la legge, che
difende i potenti”.
Le motivazioni della sentenza arriveranno tra 90 giorni. Negli
ultimi anni già numerosi processi a Milano, che vedevano imputati
manager di aziende per morti per amianto, si sono conclusi con
assoluzioni.
La Corte oggi ha anche condannato le parti civili ricorrenti, tra
cui appunto il ‘Comitato per la difesa della salute e nei luoghi di
lavoro’, al pagamento delle spese processuali. “Dobbiamo pagare per
avere fatto ricorso in appello. Il messaggio è chiaro: non fatelo più”,
ha aggiunto Michelino, che però ha chiarito che il comitato andrà avanti
con la battaglia nelle aule di giustizia per rispetto dei “nostri
colleghi morti”. E ha spiegato che “solo nel 2020 sono morti altri 5 ex
operai della Breda Ansaldo” per malattie riferibili all’esposizione alle
fibre killer. Anche l’avvocato Laura Mara, che assiste Medicina
Democratica e l’Associazione italiana esposti amianto, ha sottolineato:
“Dopo l’apertura dell’istruttoria, speravamo in un ribaltamento della
sentenza. Così non è stato, purtroppo, leggeremo le motivazioni e poi
faremo sicuramente ricorso per Cassazione”.
Nelle motivazioni della sentenza di assoluzione di primo grado, il
giudice aveva scritto che non esiste una “legge scientifica” che possa
descrivere l’ipotesi, formulata dall’accusa, di un “nesso di causalità
tra una determinata condotta ascrivibile a un imputato e la malattia
insorta in un preciso lavoratore, successivamente deceduto”.(ANSA).
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