Semiliberi i responsabili della strage ThyssenKrupp
Chi pensava che i manager della Thyssenkrupp , una volta condannati, scontassero la loro pena in qualche carcere tedesco si sbagliava. Nei giorni scorsi infatti il tribunale di Essen ha concesso la semilibertà ad Harald Espenhahn e Gerald Priegnit, due manager ritenuti direttamente responsabili per il rogo che è costato la vita a 7 operai.
Sono trascorsi 13 anni da quando prese fuoco la fabbrica torinese, l’inchiesta appuro’ gravi inadempienze in materia di sicurezza dello stabilimento che ricordiamo era in via di dismissione per il trasferimento degli impianti a Terni. Ma gli impianti nel frattempo continuavano ad essere operativi e avrebbero avuto bisogno di tutti gli accorgimenti necessari a tutela dela sicurezza degli operai.
I due managers sono stati condannati da un Tribunale tedesco a 5 anni di reclusione per omicidio e incendio colposo, il Pg di Torino aveva annunciato alle famiglie dei morti e dei feriti che i responsabili avrebbero scontato la pena in un carcere tedesco ma cosi’ non sarà.
Allora, come diceva Mao Tse Tung, ci sono morti che pesano come montagne e altre come delle piume, la iniquità della giustizia borghese è sempre piu’ evidente, anzi possiamo asserire senza timore di smentita che davanti alla Legge non siamo tutti uguali. Per piccoli reati è possibile trascorrere anni in qualche istituto di pena, i due manager tedeschi condannati per omicidio non trascorreranno un solo giorno in prigione, liberi di vivere con tutti i privilegi attribuiti alle calssi dominanti.
Siamo in presenza di una giustizia ingiusta a uso e consumo delle classi sociali dominanti, per anni le famiglie degli operai avevano chiesto verità e giustizia per i loro cari e i colleghi di lavoro usciti sfigurati dal rogo, il silenzio davanti alla sentenza del Tribunale tedesco dimostra tutta la subalternità del Governo Italiano ai poteri forti dell’economia.
Eppure dovrebbe essere scontato lavorare in sicurezza, e in salute , nel rispetto di normative elementari che alla Tyssen sono stati invece disattese. Ogni qual volta che si vanno ad intaccare i privilegi delle classi dominanti e i loro interessi economici, la Giustizia è a senso unico, accondiscendente e debole verso i poteri forti . Non è la prima e non sarà l’ultima volta.
Dobbiamo scongiurare la impunità per i contagi da covid cosi’ come la impunità per infortuni e morti sul lavoro che in Italia sono tra le piu’ elevate della Ue,
Le circolari Inail e le normative vigenti rendono praticamente impossibile dimostrare il contagio avvenuto nei luoghi di lavoro eccezion fatta per gli operatori sanitari, il contagio a detta degli industriali puo’ essere avvenuto in qualsiasi posto e per questo se adottati i protocolli anti Covid, managers pubblici e privati potranno dormire sonni tranquilli. E con loro anche i politici responsabili di scelte scellerate che hanno favorito i contagi.
Nel frattempo. al 12 Giugno, le denunce all’Inail (
https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/news-ed-eventi/news/news-denunce-contagi-covid-31-maggio-2020.html
Covid-19, i contagi sul lavoro denunciati all’Inail sono 47mila. Online le schede regionali – INAIL
Alla
data del 31 maggio il quarto report sulle infezioni di origine
professionale, elaborato dalla Consulenza statistico attuariale
dell’Istituto, registra circa 3.600 denunce in più rispetto al
monitoraggio del 15 maggio. I decessi sono 208 (+37) e quasi sei casi su
10 (58,7%) ricadono nel Nord-Ovest, con il primato negativo nella
provincia di Bergamo www.inail.it
) superavano quota 47 mila, ” 3.600
denunce in più rispetto al monitoraggio del 15 maggio. I decessi sono
208 (+37) e quasi sei casi su 10 (58,7%) ricadono nel Nord-Ovest, con il
primato negativo nella provincia di Bergamo
Ai padroni che invocano la riduzione del costo del lavoro ricordiamo che non si risparma sulla nostra pelle facendoci lavorare in condizioni precarie e insicure, perchè dietro alla riduzione dei costi non ci sono solo interventi fiscali ma anche il disinvestimento in materia di prevenzione
Basterebbe raffrontare i dati relativi agli infortuni nel primo quadrimestre del 2020, ci sono solo 34 mila denunce in meno rispetto al 2019 in mesi nei quali gran parte delle aziende ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per la pandemia. In percentuale, stando all’Inail, il decremento è del 15% ma le ore lavorate nel periodo preso in esame sono diminuite in percentuale assai maggiore. Questi pochi dati dimostrano quanto abbiamo sempre sostenuto ossia che non esiste alcun calo degli infortuni e delle morti in rapporto alla forza lavoro attiva e alle ore effettivamente lavorate. Anzi, alla luce dei dati sui contagi Covid, possiamo concludere che infortuni e morti sono in costante aumento.
Federico Giusti
21/6/2020 http://www.controlacrisi.org
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