Sempre più italiani poveri vengono curati dai volontari della salute
Ci sono le statistiche sulla nuova povertà con le sue malattie, poi ci sono le persone. La realtà. Chiamiamolo Giovanni. Giovanni ha una dermatite atopica su tutto il corpo, ha cinquant’ anni, ha appena perso il lavoro. Non ha i soldi per curarsi, semplicemente perché le cure per le malattie della pelle sono già tutte a pagamento (tranne una, la psoriasi) e senza nemmeno bisogno dei nuovi tagli annunciati dal ministro Beatrice Lorenzin. “Non riesce a pagarsi le pomate, lo sto curando con dei bagni di amido, costa poco e la madre gli presta la vasca”, dice il dottor Sergio Santini dell’associazione Medici Volontari Italiani di Milano. Tanto per capire di cosa stiamo parlando quando si dice che milioni di italiani non hanno accesso alle cure e che l’Italia si sta apprestando a smantellare il sistema sanitario nazionale.
L’associazione ha un ambulatorio in viale Padova 104, una unità mobile che si piazza davanti alla Stazione Centrale o dietro al Duomo e un container di fronte alla onlus Pane Quotidiano di viale Toscana, dove ogni giorno duemila persone vanno a rimediare un panino per tirare avanti. Nel 2014 ha visitato 2.803 persone, tra cui 367 italiani. “Dal 2012 l’aumento degli italiani è stato piuttosto rapido, per contro la crisi ha spinto gli stranieri a trasferirsi altrove per cercare lavoro — spiega Sergio Santini — ormai è evidente che sono le associazioni di volontariato a prendersi cura degli italiani poveri”. Le povertà sono variamente assortite, “molti malati psichiatrici provenienti dal sud Italia, persone con patologie da freddo, con traumi minori o artrosi”. Il dato sull’utenza straniera preponderante però non deve trarre in inganno: molti stranieri vivono a Milano da decenni, invecchiano, difficile non considerarli italiani. “I medici lo sanno a cosa stiamo andando incontro — dice Sergio Santini — la sanità pubblica in Italia ha come obiettivo un taglio sulla salute da 10 miliardi di euro, non lo dichiarano apertamente ma Italia e Spagna devono progressivamente smantellare il sistema sanitario nazionale”.
Anche Emergency, dal 2006, offre gratuitamente prestazioni mediche in Italia. I presidi fissi sono diversi, quasi tutti al sud: Palermo, Marghera, Polistena, Reggio Calabria, Castelvolturno, Napoli e Bologna. In questi anni l’associazione ha erogato 200 mila prestazioni (circa 300 al giorno). Dallo scorso agosto funziona anche una unità mobile a Milano. Gli italiani sono circa il 6% del totale. “Negli ultimi anni sono aumentati — spiega Andrea Bellardinelli, coordinatore del Programma Italia — intercettiamo molte persone senza fissa dimora, sono i più vulnerabili, non hanno nemmeno la tessera sanitaria. Poi arrivano centinaia di telefonate di italiani che non ce la fanno a pagare il ticket, questo è un problema enorme che allontana i malati dalle cure. Molti decidono di curare solo i figli. Noi ovviamente non possiamo aiutarli, ma in questi casi è molto utile fare informazione per coprire le zone grigie del sistema sanitario nazionale”. Un ginepraio che spinge molti a rinunciare alle cure (ticket costosi, liste di attesa, esenzioni per i farmaci e in più le Regioni che recepiscono la materia sanitaria in maniera discrezionale). “E’ in atto la disgregazione del welfare in nome del mercato — dice Bellardinelli — la logica aziendale e la corruzione stanno sgretolando il sistema sanitario. Dobbiamo riportare al centro la persona e i suoi bisogni, una popolazione sana fa bene a tutti, la buona salute non è un costo è una risorsa”.
Restando a Milano, il capoluogo della regione che vanta uno dei sistemi sanitari più efficienti, fanno impressione i numeri delle prestazioni fornite dall’Opera San Francesco, “un colosso” della carità fondato nel 1959 dai frati cappuccini. Sono quasi quadruplicate: nel 1996 erano 10.957, sono state 40.188 nel 2014 (167 al giorno). Totale: più di 560 mila visite mediche. La voce che meglio racconta l’impoverimento della popolazione si riferisce alle cure odontoiatriche: le prestazioni dentistiche fornite dall’Osf da 1.703 sono diventate 5.573 all’anno. E dire che tra le prestazioni “inutili” a rischio erogazione comunicate dal governo ce ne sono 30 che riguardano proprio i denti degli italiani.
Luca Fazio
24/9/2015 www.ilmanifesto.info
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