Siamo milioni, bloccheremo il T-tip
Chissà se la voce “mobilitazioni” fosse contemplata dai rappresentanti della Commissione europea e delle più influenti lobby a livello internazionale quando ad aprile del 2012 iniziarono a incontrarsi a Bruxelles nell’intento di dare corpo e sostanza ad un’area di libero scambio fortemente agognata sin dagli anni ’90 quando venne avviato il Transatlantic Business Dialogue tra Usa e Ue e poi ulteriormente sollecitata nel 2007 con l’istituzione del Transatlantic Economic Council, un organo inter-governativo volto ad intensificare l’integrazione economica tra le due sponde dell’atlantico.
Eppure l’argomento principale oggetto dei numerosi meeting intercorsi riguardava una questione che di certo non avrebbe potuto lasciare indifferenti le migliaia di Ong, associazioni, comitati, movimenti e sindacati che hanno contribuito a ispirare la normativa europea ai più alti standard di tutela dei diritti non solo economici, ma anche sociali, civili ed ambientali. La mission principale degli incontri era infatti risolvere il problema dellarimozione delle barriere sia tariffarie e soprattutto non tariffarie tra Usa e Ue.
Se le prime sono state significativamente ridimensionate nel corso degli anni, le seconde continuano a essere l’incubo principale di quelle multinazionali che hanno la forza economico-finanziaria per movimentare beni e vendere servizi in giro per il pianeta. Se un’azienda statunitense a volesse ad esempio vendere i propri cosmetici in Europa attualmente dovrebbe misurarsi con il regolamento di gestione delle sostanze chimiche chiamato Reach che tutela i cittadini europei da pericolose sostanze tossiche imponendo alle industrie di provare che una sostanza chimica sia sicura prima che venga messa in commercio coerentemente con il principio di precauzione comunitario. Una tale limitazione non tariffaria per lo scambio delle merci e per gli investimenti non può che essere osteggiata dalle multinazionali d’oltre oceano pur traducendosi in concreto in una maggiore tutela per la salute umana e l’ambiente assicurando che i confini europei non siano oltrepassati da prodotti, beni, sostanze e materie prime pericolose.
È così che durante più di un centinaio di incontri tra gruppi d’affari e lobby tra cui l’European Service Federation, la Chemicals Lobby Group e l’US Business Round Table che si profilano i connotati di quello che sarà il più importante accordo di libero scambio della storia del commercio mondiale: il Transatlantic Trade and Investment Partnership meglio conosciuto come T-tip. Al momento i negoziati arrivati all’ottavoround sono ancora in pieno stallo e tra le cause vi è un argomento molto caro a paesi che come l’Italia hanno reso il settore agroalimentare un’eccellenza in tutto il mondo, cioè le indicazioni di origine controllata.Denominazioni come ”parmigiano”, “mozzarella di bufala”, “pomodori pachino” rischiano di diventare con il T-tip un comune brand volto a definire un alimento non per la sua provenienza geografica, bensì per il suo aspetto evocativo dell’Italia ma che di italiano ha poco o nulla (cosiddetto Italian sounding).
Sin dal primo round negoziale avvenuto tra l’8 e il 9 luglio 2013 decine di organizzazioni della società civile si sono mobilitate per denunciare tali e molti altri pericoli nascosti dietro dei negoziati che si ostinano a rimanere segreti nonostante il recente invito del Difensore civico europeo alla Commissione europea di assicurare maggiore trasparenza alle questioni relative al T-tip. In Italia come in Europa le organizzazioni che animano la protesta hanno dato vita a campagne strutturate che da due anni a questa parte hanno la finalità di informare i cittadini e fare pressione sulle istituzioni europee affinché pongano fine a un trattato le cui prospettive stridono con il bisogno urgente di adottare misure economiche in grado di creare uno sviluppo equo, diffuso, partecipato e sostenibile.
La campagna italiana, forte di un significativo radicamento nei territori grazie alla preziosa azione intrapresa dai comitati locali Stop-T-tip, oltre a diverse iniziative di mobilitazione tra cui un sit-in in piazza Venezia a cui ha partecipato anche Vandana Shiva, più di cento incontri informativi in diverse città italiane, un’azione diretta dinanzi il Colosseo insieme ai Belarus Theatre, un incontro pubblico con Naomi Klein per la presentazione del suo ultimo libro, ha coinvolto i comuni e le regioni italiane per l’adozione di una mozione di sfiducia contro il T-tip impegnando la giunta, il sindaco e i presidenti regionali ad intraprendere tutte le azioni di pressione di propria competenza volte a promuovere il ritiro del governo italiano dal T-tip e realizzare azioni di informazione e mobilitazione contro il trattato.
Decine di manifestazioni, sit-in, flashmob, assemblee pubbliche, volantinaggi, tavoli di discussione, appelli, mozioni e mobilitazioni si sono moltiplicati anche in Europa costituendo una delle principali cause che ha fortemente rallentato la conclusione dei negoziati prevista per i primi mesi del 2015 e sollevato non poche remore sul fronte istituzionale europeo.
La consultazione avviata dalla Commissione europea sull’introduzione del sistema di arbitrato internazionale Isds (tra le questioni più converse del trattato poiché permette ad un’impresa di fare causa ad uno Stato che ha impedito l’ingresso di merci o la vendita di servizi sul proprio territorio considerandoli non adeguati alla normativa interna o pericolosi) ha avuto in risposta 150.000 richieste di annullamento dei negoziati (è stata la consultazione pubblica più partecipata della storia della Commissione Europea).
Poiché però né la consultazione né l’ondata di mobilitazioni che dal 2013 animano le piazze di tutta Europahanno avuto adeguato riscontro rispetto alla richiesta di rinunciare al trattato la campagna italiana insieme a quella europea ha deciso di aderire all’Iniziativa dei Cittadini europei (Ice o Eci) per la quale si intenderaccogliere almeno 2 milioni di firme entro ottobre 2015 per rendere ancora più evidente e non più trascurabile il volere dei cittadini europei di porre fine ai negoziati.
Si ritiene infatti che sia un diritto dei cittadini dell’Ue di avere voce in capitolo sulle questioni che li riguardano: il T-tip come il Ceta (il Comprehensive Trade and Economic Agreement negoziato dall’Ue con il Canada) avrà profondi effetti sulle vite della società europea. Attraverso questo ulteriore strumento di mobilitazione laCampagna STOP-TTIP Italia intende offrire ai cittadini europei la possibilità di esprimersi e di tradurre il proprio dissenso un qualcosa di concreto cioè in un’azione di pressione democratica sulle istituzioni europei affinché non vengano meno ai principi fondamentali su cui si fonda l’Ue.
I risultati non si sono fatti attendere. In questi giorni infatti si sta festeggiando il perseguimento di un importante obiettivo: 1.500.00 firme contro il T-tip in tutta Europa. Ciò vuole dire che più di un milione di cittadini europei hanno detto “No!” al T-tip come al Ceta in difesa della democrazia e di alti standard sociali, ambientali, sulla privacy e la tutela dei consumatori, sui servizi pubblici e il lavoro che questi trattati rischiano di minacciare. La campagna Stop-T-tip sta riuscendo in tal modo a promuovere un’idea di commercio e degli investimenti alternativa e più democratica perché pensata per e con i cittadini.
Per l’Ice ufficiale si intende raggiungere a livello italiano l’ambizioso traguardo di almeno 54.000 firme entro aprile 2015 attraverso la petizione online, i moduli cartacei (scaricabili qui) e l’inserimento del widget per la raccolta online sui siti delle realtà che vogliono sostenere la campagna contro il T-tip. Raggiungere questa meta è possibile anche grazie alle prossime iniziative.
A livello nazionale il prossimo appuntamento è indetto presso la città di Firenze e costituirà un momento di formazione, confronto e dibattito su tutte le questioni più controverse legate al T-tip e sulla strategia da porre in essere per rendere maggiormente efficace e partecipata la campagna italiana Stop-T-tip attraverso la preziosa azione dei comitati locali. Le date dedicate all’evento sono il 14 e il 15 marzo. Durante il primo giorno i lavori saranno dedicati agli aggiornamenti sui negoziati, i risultati perseguiti e le prossime sfide da affrontare a livello italiano ed europeo, con una suddivisione in gruppi di lavoro che approfondiranno le questioni specificamente legate alle mobilitazioni, la comunicazione, gli enti locali e le mozioni. Il giorno 15 invece si terrà la seconda assemblea nazionale della campagna in cui saranno affrontate le questioni e le complessità politiche legate al trattato e declinate alle peculiarità di ciascuna realtà rappresentata dalla campagna. L’assemblea si terrà a Firenze, nella Sala del Consiglio di Quartiere 2, Parterre, in piazza della Libertà e costituirà un’opportunità per organizzare la prima giornata di mobilitazione transatlantica da quando i negoziati sono stati avviati.
La data scelta è il 18 aprile in cui milioni di cittadini, organizzazioni della società civile, sindacati, movimenti e associazioni parteciperanno a decine di eventi in tutta Europa e negli Usa per esprimere il loro dissenso nei confronti del T-tip. La scelta del periodo non è un caso fortuito. Nel mese di maggio infatti il Parlamento europeo elaborerà raccomandazioni specifiche sui negoziati per il T-tip sulla base delle indicazioni fornite dalla Commissione per il Commercio Internazionale (Inta) che in queste settimane sta raccogliendo le opinioni elaborate dalle altre commissioni del Parlamento Europeo sul T-tip.
Sarà quindi fondamentale rendere visibile il dissenso dei cittadini europei contro il T-tip che si concretizzerà nella raccolta delle firme Ice e nell’adesione alle iniziative che giorno 18 aprile avranno luogo anche nelle piazze italiane. La prima giornata di mobilitazione transatlantica vorrà essere un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alle controverse questioni del T-tip, ma darà anche la possibilità di agire concretamente alcune delle prerogative fondamentali di ogni cittadino europeo, tra cui la difesa dell’agro-alimentare, dell’ambiente, del lavoro, della salute e dei servizi pubblici. I negoziati proseguono, ma la mobilitazione continuerà a solcare il percorso tracciato impedendo che il T-tip possa continuare a farsi strada in barba a qualsiasi forma di partecipazione democratica.
Simona Maltese
9/3/2015 http://comune-info.net
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