Siamo sull’orlo di una guerra nucleare?
Siamo sull’orlo di una guerra nucleare! Non è affatto uno scherzo! Ma qualcuno in Italia lo sa? Ne dubitiamo, visto che tutti i nostri media sono concentrati sulle squallide e inconcludenti vicende della politica italiana, che sicuramente non lascerà tracce visibili nella storia. Perfino le travagliate e interminabili manovre di unificazione/divisione delle sinistre non hanno fatto riferimento a questa vera emergenza per il destino dell’umanità (per la verità, neanche le guerre che dilagano hanno avuto un eco degno del problema), sebbene alcuni dei protagonisti siano di comprovata fede ecopacifista.
Eppure è proprio così, il mondo si trova sull’orlo di una guerra nucleare che riporterebbe la società umana all’età delle caverne! La previsione del più autorevole pool di esperti raccolti nel Bulletin of the Atomic Scientists, il cui Science and Security Board dall’inizio dell’Era nucleare monitora l’imminenza di questo rischio valutando la gravità delle tensioni mondiali, e lo riporta in modo simbolico ma espressivo nel Doomsday Clock (Orologio dell’Apocalisse) che rappresenta l’imminenza del rischio come minuti che mancano alla “Mezzanotte” della fine del mondo: proprio all’inizio del 2017 il Bullettinha avvicinato le lancette di mezzo minuto alla fatidica Mezzanotte, a soli 2 minuti e mezzo, rispetto ai 3 minuti dello scorso anno (erano 5 minuti nel 2012). Solo nel 1953 la minaccia era stata più incombente in coincidenza con la Guerra di Corea. Il Board del Bullettino ci avverte: «I pubblici ufficiali saggi dovrebbero agire immediatamente, allontanando l’umanità dall’orlo del baratro. Se non lo faranno, cittadini saggi devono farsi avanti e guidare la strada». [NOTA, rappresentazione storica eloquente inhttps://www.pressenza.com/wp-content/uploads/2017/03/Doomsday_Clock_graph.svg_.png, ma io non so fare a copiarle e incollarla]
Il pervicace silenzio dei nostri media (ottuso o intenzionale?) ci occulta, insieme al problema drammatico, che dovrebbe occupare a caratteri cubitali i titoli di testa, anche le prospettive aperte da una crescente mobilitazione della società civile, le cui possibilità di successo consistono nella generalizzazione della consapevolezza e della corrispondente volontà (proprio tutti i media, e non solo la nostra classe politica, di qualsiasi colore, hanno questa paura della consapevolezza e la mobilitazione sociale?!). Nel 2006 infatti l’IPPNW (International Physicians for the Prevention of Nuclear War, istituzione Nobel per la Pace) lanciò l’iniziativa globale ICAN (acronimo di International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, che in inglese corrisponde a «io posso») per mobilitare la società civile su questo obiettivo: più di 440 organizzazioni aderenti alla campagna in un centinaio di paesi hanno promosso, coinvolgendo molti governi e istituzioni internazionali e accademiche, tre incontri internazionali in Norvegia, Messico e Austria tra il 2013 e il 2014 sugli effetti umanitari delle esplosioni nucleari (http://www.icanw.org/campaign/campaign-overview/: tutti gli eventi disertati dalle potenze nucleari!). Questa campagna portò alla creazione di un gruppo di lavoro specifico delle Nazioni Unite (OWEG, Open-ended Working Group), che si è riunito a Ginevra in febbraio, maggio e agosto 2016, ed ha portato il problema all’Assemblea Generale dell’ONU; si è arrivati così alla storicadecisione dell’Assemblea Generale del 23 dicembre scorso che a grande maggioranza (113 Stati membri hanno votato a favore, 35 contrari e 13 astenuti) ha votato la risoluzione L41 che indice un negoziato per arrivare a un nuovo trattato che stabilisca l’assoluta illegalità delle armi nucleari (http://www.disarmo.org/ican/a/43691.html). Soprattutto le nazioni dell’Africa, dell’America Latina, dei Caraibi, del Sud-Est asiatico e del Pacifico hanno votato SI a grande maggioranza, e saranno protagonisti dei negoziati che si apriranno il 27 marzo a New York. È degno di nota che prima del voto dell’ONU il Parlamento Europeo il 27 ottobre 2016 aveva votato a larga maggioranza (415 voti favorevoli, 124 contro e 74 astensioni) una risoluzione in favore dell’avvio del negoziato per la proibizione delle armi nucleari, e a quella proibizione hanno detto “sì” anche gli europarlamentari del PD. E successivamente 15 premi Nobel per la Pace hanno esortato le nazioni a sostenere i negoziati auspicando “una conclusione tempestiva e di successo in modo che si possa procedere rapidamente verso l’eliminazione finale di questa minaccia esistenziale per l’Umanità”.
Tutto questo processo, come si diceva, ha incontrato la feroce opposizione delle potenze nucleari, che hanno definito “inopportuna” l’iniziativa: evidentemente non sopportano di incontrare interferenze nei loro affari, in particolare nelle questioni nucleari, anche se ci stanno portando verso il baratro dell’annientamento atomico! Ma nella seduta all’ONU del 23 dicembre la Cina, l’India e il Pakistan si sono inaspettatamente astenuti (anche se la Cina ha fatto sapere poi che non parteciperà ai negoziati). L’Italia poi, tanto per non perdere un’occasione per coprirsi di ridicolo, il 23 dicembre votò sorprendentemente a favore della risoluzione L41 ma poi, anche in modo poco chiaro e a distanza di tempo (non poteva quindi essersi trattato di un pur incredibile errore), dopo l’evidente tirata d’orecchi della NATO, ha rovesciato il suo voto in un NO. Le motivazioni comuni a tutti gli oppositori sono in sostanza che questi negoziati ostacolerebbero le trattative per arrivare all’abolizione delle armi nucleari: insomma, non disturbate il manovratore … anche se ci porta verso il burrone!
Fino ad ora il trattato che avrebbe dovuto regolare le armi nucleari è il Trattato di Non Proliferazione (TNP) del 1970, che fu voluto dalle potenze nucleari per loro uso e consumo e infatti non arrestò in alcun modo la proliferazione nucleare, che nei decenni successivi portò a quadruplicare la consistenza degli arsenali (fino alla cifra demenziale di circa 70.000 testate!), ed aumentò da 5 a 9 il numero dei paesi che hanno acquisito l’arma nucleare (addirittura raddoppiato a 10 contando il Sudafrica, che ha poi smantellato il proprio arsenale). In particolare gli Stati nucleari non hanno mai ottemperato all’impegno stabilito dall’Art. VI del TNP di “concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare, come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale”.
Insomma, il TNP si è rivelato un vero colabrodo che nella realtà ha legittimato le più sporche operazioni di disseminazione elle armi nucleari! In particolare non è stato impedito il nuclear sharing dei paesi della Nato che, in violazione dell’Art. II, hanno accettato di schierare sul proprio territorio testate nucleari statunitensi: tra questi spicca l’Italia, che ne ospita tuttora circa 70, in violazione non solo del TNP, ma ancor prima delle norme della nostra Costituzione sulla cessione di sovranità di parti del territorio nazionale a basi militari statunitensi sulla base di una “procedura semplificata” non prevista dalla nostra Costituzione e che hanno sottratto il problema all’approvazione del Parlamento ed al controllo di legittimità dello stesso Presidente.
L’assoluta malafede degli Stati nucleari è confermata dal fatto che tutti indistintamente stanno sviluppando progetti per centinaia di miliardi con prospettive di decenni di ammodernamento sostanziale degli armamenti nucleari (nuovi missili, bombardieri, sommergibili). Tra questi anche il sostanziale ammodernamento (10 miliardi di $) delle testate statunitensi B-61-12 schierate in Europa e in Italia (Aviano e Ghedi Torre, base italiana: si veda ad esempio il servizio di Stefania Maurizi suL’Espresso: http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/07/01/news/ecco-le-bombe-nucleari-di-brescia-1.171372).
Oggi vi sono ancora sul pianeta quasi 15.000 bombe atomiche ancora intatte, delle quali gli Usa e la Russia ne hanno circa 7.000 a testa (https://fas.org/issues/nuclear-weapons/status-world-nuclear-forces/): di queste 1.590 e 1.950 rispettivamente sono schierate operative e pronte al lancio immediato in caso di allarme dal sistema dei satelliti artificiali, puntate su obiettivi strategici dell’avversario: un sistema ormai assurdo dopo la fine della Guerra Fredda che è stato definito “una ricetta per il disastro”, ed ha causato numerosi rischi di una guerra nucleare per errore, evitata spesso solo grazie al sangue freddo di ufficiali che hanno rifiutato di confermare un attacco avversario e scatenare l’Armageddonanche se l’insussistenza dell’allarme non era del tutto provata. La sola esistenza delle armi nucleari sottopone l’umanità al rischio di autodistruzione!
Il nuovo trattato di messa al bando di queste armi non costringerà certo le potenze nucleari (che almeno nell’immediato non lo firmeranno e non lo ratificheranno) a smantellare i loro arsenali, ma definirà un quadro giuridico nuovo dal quale nessuno domani potrà prescindere, che per la prima volta nella storia rifletterà la montante volontà della società civile di evitare per sempre all’umanità questo rischio, sempre più incontrollabile, di annientamento.
È necessario estendere la consapevolezza e la mobilitazione, anche in Italia, esercitando una forte pressione sul nostro governo per indurlo non solo a partecipare ai negoziati, ma a contribuire attivamente al loro successo: si invita chi non lo avesse ancora fatto a firmare la petizione online www.petizioni24.com/italiaperilbandoanewyork; mozioni in tal senso sono state presentate alla Camera e al Senato.
Angelo baracca
Fisico, docente emerito Università di Firenze, autore di numerosi saggi in materia di nucleare e disarmo
Claudio Giangiacomo
Giurista, membro di Ialana, estensore della proposta di legge sullo smantellamento delle basi Nato
24/3/2017
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