Sicurezza sul lavoro, il Far west dei corsi di formazione tra enti non abilitati, patentini contraffatti e finti medici
C’è chi falsifica i registri e chi i registri non li redige neppure. C’è chi subappalta i corsi a enti non autorizzati e chi tiene lezioni di primo soccorso senza alcuna esperienza in campo medico. Sono solo alcuni dei casi in cui si imbattono i responsabili della Ats(la ex Asl) di Milano nei loro controlli sui corsi di formazione sullasicurezza nei luoghi di lavoro. Si tratta di seminariobbligatori, rivolti ai dipendenti di aziende e imprese di ogni settore per insegnare loro le misure da adottare per prevenire rischi diinfortuni e reagire a situazioni di pericolo. Uno scopo, però, largamente disatteso. Accade un po’ in tutta Italia e la Lombardianon fa eccezione. Tanto che, tra i reati ipotizzati dagli ispettorinegli ultimi anni, a Milano e dintorni, c’è di tutto: dallacontraffazione alla truffa, fino all’associazione a delinquere.
La denuncia della Atp: “Controlliamo solo il 5% delle aziende. La garanzia dell’impunità è molto alta” – Susanna Cantoni, responsabile di sicurezza sul lavoro nella Asl di Milano dal 1978, lo spiega così: “La legge del 2008 è stata molto utile: ha reso obbligatoria la formazione facendo chiarezza in un settore che prima vedeva ampie zone di ambiguità. Ma al contempo ha generato un mercato che ha fatto gola a tanti. Creareenti bilaterali o società fittizie attraverso cui fornire corsi farlocchi è diventato un business allettante”. A favorire la proliferazione degli illeciti, però, “è anche e soprattutto la garanzia d’impunità. La legge c’impone di controllare appena il 5%delle aziende”. Ciò significa che delle oltre 170mila impresepresenti nei registri della Ats nelle province di Milano e Lodi, dal 2013 ad oggi sono state appena 8.500 a subire dei controlli. “Intensificare le ispezioni sarebbe impossibile, data la penuria di risorse e personale a nostra disposizione”. Alla scarsità dei controlli, poi, bisogna aggiungere le lentezze della giustizia. I datori di lavoro scoperti a promuovere corsi di aggiornamento fittizi possono adeguarsi alle direttive dell’Ats e pagare una multa moderata. Quanto alle aziende che offrono formazione illegalmente, i loro abusi sono perseguiti seguendo i binari della normale giustizia penale, con i relativi ritardi. “Spesso questi procedimenti – afferma Cantoni – vengono considerati tutto sommato di minore gravità rispetto a quelli relativi ad altri reati, e quindi messi in coda. Sarebbe utile che invece a questo tipo di illeciti si riservasse maggiore attenzione”.
Corsi di formazione mai svolti e sigilli contraffatti: così si fabbricavano falsi patentini per la rimozione dell’amianto – Ma quali sono i casi di illecito che più di frequente vengono riscontrati? “Uno dei più ricorrenti – spiega Cantoni – riguarda la falsificazione degli attestati di formazione. È accaduto di recente, ad esempio, con una azienda che si occupava dellarimozione dell’amianto“. Operazione per la quale la legge prevede una preparazione specifica attraverso un corso apposito con tanto di prove pratiche. L’azienda milanese incaricata della bonifica di alcuni siti contaminati riusciva a falsificare i dati attraverso la complicità di una società di formazione e di un ente paritetico (ovvero un’associazione di datori di lavoro o sindacati dello stesso settore): le indagini hanno appurato che i presunti corsi in realtà non venivano affatto svolti. Alla Ats milanese hanno inoltre scoperto che ad emettere gli attestati erano società prive dell’autorizzazione di legge, che certificavano di aver organizzato prove finali di abilitazione mai svolte. “Il tutto – chiarisce Cantoni – per poter rilasciare i cosiddetti Patentini amianto: falsi puri, dal momento che presentavano sigilli contraffatti di Regione Lombardia”.
Il meccanismo dei corsi di formazione subappaltati da piccoli sindacati a enti privi di abilitazione – A volte, però, le macchinazioni per aggirare la legge sono più complesse. È il caso, ad esempio, di quelle piccole associazioni sindacali ed enti bilaterali costituiti col fine pressoché unico di acquisire l’autorizzazione necessaria ad organizzare i corsi di formazione. Dice Raoul Ortolani, responsabile della sicurezza per la Filcams-Cgil: “Si tratta di strutture, talvolta create da ex sindacalisti, nate apposta per gettarsi in questo business”. Piccole associazioni, dunque? “Sì, che però riescono a conquistarsi la fiducia di datori di lavoro spesso più sprovveduti che complici. E una volta che i contratti con le varie aziende vengono stipulati – prosegue Ortolani – si innescano veri e propri processi di subappalto illecito”. Queste strutture, infatti, attraverso specifiche convenzioni affidano a società private o a liberi professionisti privi di abilitazione il compito di svolgere i corsi di formazione. E a rimetterci sono soprattutto i lavoratori che vi prendono parte e che, ignari di tutto, si ritrovano poi con dei certificati privi di qualsiasi valore.
Titolari di aziende di consulenza che si spacciano per medici: così vengono rilasciati gli attestati per il primo soccorso – La piaga dei corsi farlocchi non risparmia neppure le pratiche di primo soccorso. Per l’insegnamento di queste ultime, la legge prevede che a tenere i corsi sia un medico professionista. Non solo: la normativa prescrive che, anche in questo caso, al termine dei seminari venga svolta una prova sul campo, in cui i lavoratori devono dimostrare di saper effettuare correttamente unmassaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. “E invece – raccontano gli ispettori della Ats milanese – non solo proliferano i registri farlocchi su cui vengono registrate fittiziamente le presenze, ma talvolta ci si imbatte in titolari della società di consulenza che, senza alcuna preparazione medica specifica, tengono loro stessi lezioni sulle pratiche di primo soccorso”.
La truffa online. I corsi in e-learning erogati da enti privi di autorizzazione – Anche internet è un terreno fertile per queste speculazioni. Ci sono associazioni sindacali che offrono corsi inmodalità e-learning anche per addetti a settori in cui le mansioni da svolgere sono tutt’altro che virtuali. “È così che alcuni lavoratori edili – spiega Cantoni – si ritrovano a seguire lezioni via internet anche su come montare in quota ponteggi e impalcature, per poi vedersi rilasciare attestati dal valore nullo”. La legge, infatti, stabilisce che gli uffici regionali competenti rilascino preventivamente una autorizzazione dei percorsi formativi sperimentali in e-learning: ma molto spesso i datori di lavoro lo ignorano, e i titolari delle aziende di consulenza ne approfittano.
Valerio Valentini
20/4/2017 www.ilfattoquotidiano.it
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!