Smetto quando voglio, o quando vuole lei?
IL LIBRO SI PUO’ LEGGERE SUL NUMERO DEL MENSILE DI DICEMBRE 2022 DA PAGINA 57
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Libro testimonianza. Intervista all’autore Luca Gardin
a cura di Elio Limberti
Ciao Luca,
E. L. Direi di iniziare con la tua presentazione. Quanti anni hai, dove sei nato?
L. G. Mi chiamo Luca Gardin e sono nato a Chieri il 16 novembre 1979, ho da poco compiuto 43 anni e per la maggior parte della mia vita ho vissuto tra Chieri e Moriondo Torinese, luogo dove ho passato la maggior parte della mia infanzia.
E. L. Nel testo che hai dato alle stampe descrivi buona parte della tua vita, come sei caduto e come ti stai rialzando dalle dipendenze e dalla tossicodipendenza. Se tu dovessi indicare le motivazioni che ti hanno portato a vivere queste esperienze, quali individueresti?
L. G. Sin da piccolo ho sempre avuto un’attrazione per le cose proibite, tant’è vero che le mie prime esperienze con l’alcool l’ho avuta a 11 anni e con le droghe le ho avute già a 12 anni, quindi credo che l’inizio è sempre stato a causa della mia voglia di trasgredire e inoltre mi è sempre piaciuto essere sballato, indipendentemente da quale sia la sostanza, in seguito sono diventate dipendenze in quanto ti rendono incapace di svolgere senza di esse qualunque tipo di attività, sia ludiche che normali. Indubbiamente l’incidente che ho avuto nel 2000 dove è mancata mia cugina in macchina con me, ha fatto sì che imparassi ad annegare i dolori nelle droghe non curandomi delle conseguenze. Il resto credo siano tutte conseguenze.
E. L. Vivere nelle dipendenze significa per molti vivere ai margini del “vivere normalmente” o, se preferisci, “border line”. Ma, scorrendo il tuo racconto, tu sei andato ben oltre, direi “off limits”: non solo al di là delle regole socialmente accettate ma addirittura contro quelle regole. Concordi con questa definizione?
L. G. Questa Elio è un’ottima domanda in quanto mi permetti di chiarire un punto che però ritengo sia molto importante.
Inizialmente nel “giro” c’era una regola: no eroina! In seguito ho capito il perché: io ero la classica persona che odiava i tossicodipendenti in quanto tra noi era ben chiara la differenza tra chi faceva uso di tutte le droghe “accettabili” e chi faceva uso di eroina, perché loro non avevano ritegno e pregiudizio per nulla e si vendevano anche la madre per una dose, cosa che invece noi non facevamo.
Quindi la mia preoccupazione è sempre stata cercare di raggiungere l’apice della scala gerarchica, cosa che feci e ovviamente con tutto ciò che fu necessario! Ma tutto ciò scompare dal momento che fai uso di eroina, vieni espulso!
Concordo invece con te che il tossicodipendente vive ai margini della società e soprattutto è molto molto discriminato (fino a un po’ di anni fa il tossicodipendente era visto come una persona malata e da aiutare, ora invece è colui che non ha voluto ascoltare e qualcuno gli ha messo un ago in mano)!
E. L. Nell’andare coscientemente contro le regole che i benpensanti chiamano “normalità” ci sono le necessità create dalle dipendenze ma, credo, anche molto desiderio di affermazione di sé contro il mondo, il costruire una propria identità in cui poterti riconoscere. Se questo è corretto, come descriveresti quell’identità che ti sei costruito allora?
L. G. Vedi Elio ai tempi la mafia era vista dalle persone come me, come se fosse uno status quo, quindi è lì che ho sempre cercato di arrivare e l’identità che mi ero creato (almeno credevo) era quella del giovane brillante che era arrivato a giocare con i grandi e che era rispettato e temuto. Questo era ciò che ero diventato ma, devo precisare che tutto questo finisce nel momento in cui fai uso dell’eroina perché perdi ogni stima di te stesso, ogni obiettivo e letteralmente vivi per lei! Quindi diventi il nulla!
E. L. A prescindere da ogni tipo di giudizio, hai fatto molte e svariate esperienze. Forse alcune di queste hanno pesato negativamente e probabilmente pesano ancora in te ma altre in qualche modo ti hanno arricchito. Se sei d’accordo con questa affermazione, quali esperienze consideri oggi arricchenti per te?
L. G. Certo che sono d’accordo con te, onestamente non credevo, ma molte cose che erano indispensabili in quell’ambiente, capovolgendole nel positivo diventano ottime qualità.
Sono un ottimo mediatore, conosco bene le persone e ho dovuto imparare a conoscerle anche in fretta, ho sviluppato un’ottima capacità di problem solving e soprattutto credo di essere un buon leader, ma la cosa più importante è che ho imparato ad avere a che fare con tutti i tipi di persone e ceto sociale.
E. L. Entrare nel mondo della tossicodipendenza finisce per essere quasi semplice, tu puoi indicare i fattori che hanno favorito quella situazione?
L. G. Certamente, ci tengo però a precisare che quando parlo, avendo fatto svariate comunità e sentito le storie di decine e decine di persone, ciò che dico accomuna un po’ tutti.
Ora purtroppo è diventato molto più semplice rispetto a prima entrare nella tossicodipendenza, in quanto la maggior parte delle persone che oggi arrivano all’eroina, lo fa a causa delle droghe che ha usato (cocaina) che essendo tagliate con anfetamine di ogni tipo, il drogato arriva all’eroina per fare scendere il senso di panico, ansia e cospirazione che ti crea la cocaina e l’eroina li fa sparire… il problema è che il giorno dopo la usano perché gli è piaciuto lo sballo e sono convinti di riuscire a gestirla, altri invece semplicemente ci arrivano perché non bastano più le altre droghe e cercano sballi più grossi.
E. L. La società, l’organizzazione sociale di questa nostra società, quanto pesa nel divenire tossicodipendente e quanto può aiutare a uscirne?
L. G. Anche qui parlo a nome di tutti e soprattutto le cose che dico sono facilmente confermabili: la società di ora non ti fa pesare l’essere tossicodipendente, ti annulla proprio!
Fino a qualche anno fa ti aiutavano tutti, ora abbiamo i Ser.D che io che sono iscritto da quai 20 anni posso dire che ha sempre cercato con comunità, colloqui e terapie di far sì che potessi ricominciare; ma ora purtroppo le cose stanno cambiando, il periodo storico e in più i pochi fondi stanno facendo sì che lo strumento più importante che abbiamo contro le dipendenze siano le comunità, perché senza di loro non puoi comprendere a fondo la tua dipendenza e di conseguenza combatterla.
Certamente non ci lasciano a terra ma si inizia sempre di più a utilizzare la RIDUZIONE DEL DANNO, ovvero ti aiutano dandoti delle terapie in base al tuo bisogno: metadone, antidepressivi e farmaci per il sonno o le ansie e facendo dei colloqui personali con psicologi e psichiatri. Sia chiaro che questo è la causa degli alti costi e dei pochi fondi, non credo che ci siano delle motivazioni sociali anche perché così facendo è solo più pericoloso.
E. L. Oggi tu ti stai ri-costruendo una nuova vita e ti rapporti con le persone “normali” in un modo nuovo. Come reagiscono le persone che conoscono in qualche modo i tuoi trascorsi?
L. G. Onestamente molto meglio di ciò che pensavo, un giorno ho detto a una signora che mi chiedeva come potessi raccontare certe cose senza troppa vergogna e io le risposi che sì, mi vergognavo, ma sono talmente orgoglioso di ciò che sto diventando che non mi preoccupo più di chi ero, questo sta facendo sì che le persone mi incoraggiano con complimenti e consigli. Qualcuno mi chiama sceriffo perché pensano che perché l’ho fatto io lo devono fare tutti ma non capiscono che ciò che voglio dire è che se ci sto riuscendo io lo possono fare anche loro anche perché si sta molto molto meglio.
E. L. La scrittura del tuo racconto è stata, immagino, importante per guardarti indietro e fare i conti con la tua storia. Lo scrivere ti ha aiutato, ti sta aiutando nel costruire il nuovo Luca?
L. G. Il progetto del libro all’inizio è nato come un gioco in comunità, poi però grazie a Manrica e Carmine che hanno creduto nel mio progetto e mi hanno aiutato in tutto e per tutto, oltre a Cristina che anche lei mi ha aiutato a indirizzarmi, il progetto è diventato via via sempre più importante in quanto non solo mi ha aiutato a prendere coscienza che c’erano delle cose irrisolte su cui non avevo lavorato, ma mi ha aiutato a mettere costanza e coerenza nelle cose che faccio.
La cosa più importante è che mi hanno fatto scoprire che voltando le mie esperienze al positivo possono diventare delle risorse e soprattutto mi permettono di aiutare le persone come me e ciò non ha prezzo.
E. L. Scrivere e scrivere di sé stessi in particolare, non è mai semplice. Quali ostacoli hai incontrato nel dare parola scritta ai tuoi pensieri e come li hai superati?
L. G. – Mah! il libro non l’ho fatto da solo ho avuto Manrica che mi ha aiutato e non è stato semplice sia perché mi auto-manipolavo e poi perché spesso non volevo essere sincero con me stesso, è stata Manrica che con la sua esperienza e personalità è stata capace non di dirmi ma di farmi arrivare alle cose e di conseguenza capirle e risolvere.
E. L. Questa società è fortemente divisa in classi o strati sociali che dir si voglia. Vederti nello strato meno avvantaggiato economicamente e culturalmente cosa comporta nel tuo reinserimento sociale?
L. G. – UMILTA’, FORZA e IMPEGNO!
Umiltà nell’ammettere i miei errori, evidenziando i miei cambiamenti per quanto possano esser stati duri. Forza per la forza di carattere che devo avere per non reagire come facevo prima e Impegno nel cercare di mettermi in pari con corsi formativi o simili, in quanto in sincerità l’anomalia in fondo ero io.
Queste sono le cose che cerco di fare per cercare di reinserirmi nella società “normale” ma soprattutto cerco di migliorarmi e fare le cose per me stesso e non per fare contenti gli altri e la verità sulla difficoltà e il sacrificio fatti per arrivare fin qui risolve molto da sé.
E. L. Non si esce da soli dalle dipendenze, cosa diresti a chi vuole aiutare altri ad uscire da quella situazione?
L. G. Innanzi tutto la cosa più importante è ammettere di avere un problema ma soprattutto di aver bisogno di aiuto, poiché da soli è impossibile, il problema è più grosso di noi.
Secondo, indirizzarli verso i servizi e far capire loro che i servizi sono un aiuto non una costrizione, ma la cosa più importante è che la persona che vuole aiutare qualcuno sappia di cosa sta parlando e che conosca ciò con cui ha a che fare perché le persone a loro care sono le stesse di prima solo che momentaneamente sono sopraffatti da una cosa molto più grande di loro e quindi si rivolgano ai servizi e seguano le loro indicazioni.
SOPRATTUTTO COMPRENDERE CHE E’ UNA COSA CHE SI PUO’ SUPERARE INSIEME!
E. L. Quali sono i tuoi progetti per il tuo domani?
L. G. I miei progetti per il futuro non sono così immensi, ciò che voglio è cercare di fare in modo di avere le possibilità di aiutare le persone, so cosa vuol dire aver bisogno di aiuto quindi voglio essere una risorsa e anche per questo motivo sono stato spinto a scrivere questo libro.
In ogni caso credo che mi dedicherò al sociale augurandomi di riuscire a farlo diventare un lavoro poiché devo mantenermi .
Presentazione del libro di Luca Gardin
A proposito di
Smetto quando voglio, o quando vuole lei?
di Manrica Buri
Più che un libro è “una chiacchierata con sé stesso” nella quale Luca ripercorre alcune tappe importanti che lo hanno accompagnato fino ad oggi e che sono parte del suo percorso di vita.
Non troverete una ricerca dell’estetismo in queste poche pagine, il libro tende ad essere “parlato” e non è alla ricerca di un oscar letterario.
Il contenuto invece è l’espressione di un lavoro di rete ampio nel quale ciascuno ha agito, anche indirettamente, a supporto di questo percorso che ha visto coinvolti il SerD, il Servizio Sociale, l’educativa di quartiere, il volontariato, le persone che quotidianamente Luca incontra ed io, che gli sono stata a fianco dal primo momento e poi in ogni fase del progetto incoraggiando, suggerendo e curando la stesura e la redazione di queste pagine.
Naturalmente, al centro della rete Luca! Luca che con fatica, ma anche determinazione, sta provando a riprendere in mano le fila della propria vita guardandosi allo specchio, senza rinnegare ciò che ha fatto in passato e che sa non poter cancellare, ma solo rielaborare per migliorare la propria vita, ben consapevole di quanto ciò sia difficile e di quanto quotidianamente cammini su quella sottile e, talvolta impercettibile linea di confine, con il rischio di cadere nuovamente e non avere le energie per rialzarsi.
Luca ha saputo far emergere quegli aspetti forti e curiosi del suo carattere che lo spingono verso la conoscenza e anche la condivisione.
Ogni aspetto di noi ha sempre un lato in luce e uno in ombra che convivono sempre e, in alcuni momenti della vita, l’uno o l’altro prendono il sopravvento
Questo è il momento in cui riconoscere l’ombra per fare emergere la luce facendo tesoro delle ombre come parte di noi stessi e del nostro percorso di apprendimento.
” A volte basta un raggio di sole perché tutto accada. E così accade. E’ questione di un attimo in fondo. La forza è proprio questo. Avere il coraggio di mantenere il cuore aperto anche quando abbiamo paura, anche quando qualcosa ci fa male, anche quando sbagliamo. Perché in fondo lo sbaglio è come un sasso: tutto dipende da che cosa ne facciamo. Possiamo usarlo contro qualcuno per ferirlo, ma anche farci una bellissima scultura, o addirittura trasformarlo in un seme. O in un sole. La forza è anche imparare ad ascoltarci e ad ascoltare, accogliere noi stessi in ogni nostra sfumatura, lasciandoci liberi di continuare a sorprenderci, sempre, qualsiasi cosa accada“.
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