Solo il Servizio pubblico può salvarci

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In versione interattiva http://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-novembre-2020/

Fanno dichiarazioni come se nulla fosse successo per loro responsabilità.
La nuova impennata del contagio conferma le critiche che abbiamo avanzato nei mesi scorsi alla gestione dell’emergenza covid da parte di governo e Regioni.

La sanità regionalizzata non riesce a garantire nemmeno il tracciamento che dovrebbe essere alla base di qualsiasi strategia di contenimento per carenza di tamponi e di un software e un formulario nazionale per la raccolta dei dati, per non parlare delle code per fare il tampone, della mancanza di organizzazione della medicina territoriale, della insufficiente disponibilità persino di vaccini antinfluenzali, della mancata realizzazione entro settembre dei posti letto aggiuntivi di terapia intensiva programmati.
Eppure non sono state attivate rigide misure di vigilanza e di sorveglianza sanitaria per verificare che nei luoghi di lavoro siano rispettate le norme di precauzione, limitandosi a mandare alle aziende dei questionari a cui rispondono le stesse imprese. Nulla è stato fatto per potenziare i servizi di medicina del lavoro delle ASL /Ats e aumentare il numero delle ispezioni. E nulla si è fatto per potenziare i servizi del trasporto pubblico. Una latitanza istituzionale che coinvolge le Regioni e il governo. Il ministro Speranza si è ben guardato dall’inviare ispettori centrali a verificare la situazione negli ambienti di lavoro più a rischio.

Per quanto riguarda la risposta sanitaria è vergognoso che invece di procedere a assunzioni di medici, infermieri e oss si proceda con contratti precari e persino con il ricorso alle agenzie di “somministrazione” consentendo di fare affari sulla pelle di chi rischia di ammalarsi in prima linea.

Quella prima linea abbandonata da decenni, ridotta ai minimi termini con gli standard di assistenza gradualmente ridotti negli ultimi due decenni, oltre a non considerare le centinaia di ospedali chiusi. Ufficialmente si parla di 70mila infermieri e di 50mila medici in meno ma questa cifra difetta di altre decine di migliaia perchè si riferisce principalmente agli ospedali non considerando il territorio anch’esso tagliato di strutture. Fino a quando le assunzioni saranno vincolate ai criteri di sostenibilità finanziaria non avremo servizi pubblici efficienti e organici adeguati, non sarà possibile rendere efficienti gli stessi, maggiormente accessibili alla cittadinanza. Riaprire gli ospedali chiusi recentemente e farne Rsa pubbliche.

Tutto questo non è stato fatto. Anzi, “i governatori” non hanno nemmeno speso gli 8 miliardi stanziati dal governo per la sanità: poche assunzioni per tracciamento, assistenza territoriale e terapia intensive; ritardo nelle ristrutturazione di ospedali e Pronto Soccorso per fare spazi e percorsi Covid dedicati; nulla per i trasporti il cui sovraffollamento comporta un altissimo rischio di contagio e per le scuole che sono nel caos, mentre il diritto allo studio è falcidiato dalle ricorrenti chiusure delle scuole.

Durante la pandemia le prestazioni pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale (esami/analisi/visite) sono state azzerate, se non per le estreme urgenze (e neanche tutte!), mentre le prestazioni private non si sono mai fermate e continuano tuttora a produrre profitti. Addirittura in molte ASL, invece dii riprendere a garantire le prestazioni per le altre patologie interrompendo le prestazioni, ha riaperto prima l’intramoenia (cioè le prestazioni a pagamento) che gli ambulatori negli ospedali e i poliambulatori sul territorio.

Come se non bastasse, anche adesso i fondi pubblici vengono indirizzati verso le strutture private. Lo ha fatto anche Zingaretti nel Lazio, riversando il 25% dei fondi pubblici in un ospedale religioso convenzionato, regalando un pronto soccorso al Campus biomedico che è dell’Opus Dei e finanziando profumatamente tutti i centri privati che hanno accolto qualche malato Covid.

Il caso del Lazio è l’ennesima conferma della pericolosità rappresentata da una deviante regionalizzazione estrema della sanità, ma il governo vorrebbe addirittura ringraziare i nuovi Podestà, rinunciando al suo ruolo costituzionale, concedendo anche la totale discrezionalità con l’autonomia differenziata prevista nella Legge di Stabilità.

Il rischio è di non risolvere il problema della salute e di spaccare ulteriormente la società, frammentandola in richieste corporative, tutte in competizione fra loro, tutte espresse con rabbia e disperazione.

Il governo vuole continuare ad ascoltare, e finanziare a fondo perduto, Confindustria mentre assume il comportamento delle tre scimmiette di fronte ai drammi di lavoratrici e lavoratori.

Il rischio è di non risolvere il problema della salute e di spaccare ulteriormente la società, frammentandola in richieste corporative, tutte in competizione fra loro, tutte espresse con rabbia e disperazione. In merito valutiamo che il “Decreto Lamorgese” che avrebbe dovuto superare i decreti “salvinissimi” è un mix di populismo penale e di criminalizzazione della povertà e dell’emarginazione sociale con la repressione prevista delle lotte dei lavoratori e delle proteste sociali.

Confermando come in materia di immigrazione e sicurezza il centrosinistra abbia ormai introiettato acriticamente la peggiore cultura securitaria neo-liberale.

Le misure del governo con la continua produzione di DPCM denota una incapacità politica e scientifica nell’affrontare la seconda ondata, La sanità pubblica è sotto assedio della confindustria e delle Regioni che si sono dimostrare motori propulsori Riteniamo urgente requisire le strutture private adeguate e non le Rsa che non hanno personale preparato. Inoltre, chiediamo ala ministro Speranza di dare con provvedimento d’urgenza il riconoscimento agli oltre 3000 infermieri e medici con titoli esteri, assumendoli immeditamente come risorsa gia preparata.

Ora, la situazione sta precipitando: i contagi aumentano esponenzialmente, le condizioni di molte strutture sanitarie e di molte ASL sono al collasso, specie nelle aree più deprivate, e tra queste vi è il Sud, che essendo da sempre considerato e trattato come colonia estrattiva, non ha mai avuto le risorse per i servizi essenziali.
Certo, vi è una responsabilità anche della classe dirigente e della criminalità organizzata, che ora sta facendo affari, ma queste sono state tollerate e addirittura, le mafie, ben accettate anche al Nord. Ora la crisi economica morde spingendo intere fasce sociali nella povertà e nella disperazione e nelle mani, appunto, delle mafie.

A fronte dell’incapacità delle Giunte regionali nella gestione sanitaria dell’emergenza Covid e della colpevole mancata assunzione immediata di personale sanitario, fondamentale per affrontare la prevista seconda ondata autunnale, valutiamo come atto di attacco alla salute pubblica la chiusura dei pronto soccorso.

Recuperare personale già provato da carichi di lavoro straordinario per coprire i buchi di organico determinato dalle scelte politiche di privatizzazione della sanità pubblica e’ una scelta tragica anche per la sicurezza e la salute delle professioni sanitarie.

Privare i cittadini della certezza di cura rappresentata dai pronto soccorso e’ una grave interruzione di pubblico servizio e un’inaccettabile abuso di potere. Chiediamo ai sindaci di onorare il loro compito istituzionale di responsabili della salute dei loro cittadini.

Purtroppo in questo sistema politico, malato terminale di inettitudine e malaffare – per non citare la poca autonomia di grossa parte della magistratura – è inutile chiedere chi paga per la responsabilità di tanti cittadini morti per covid; di tantissimi che subiranno tempi biblici per visite e interventi urgenti; di tante sofferenze nelle famiglie lasciate alla disperazione; di tanti operatori morti e tantissimi altri che saranno attaccati dalle malatttie professionali post-covid. La giustizia sociale si potrà avere solo con la lotta!

Redazione Lavoro e Salute

Articolo pubblicato sul numero di novembre del mensile

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