Sosteniamo la resistenza delle lavoratrici e dei lavoratori del GSE in sciopero

Pubblichiamo le dichiarazioni del Collettivo lavoratori del GSE –gestore servizi energetici in Italia- allo scopo di sostenerli nella loro lotta, diffondendo i motivi dello sciopero in corso.. I lavoratori sono il core business del GSE, quarto ente in Italia e destinatario di un’ingente quantità di fondi del Pnrr. I lavoratori della GSE da 14 giorni sono in sciopero per gli ammortizzatori sociali e chiedono che vengano rilanciate le assunzioni, mentre da oltre 10 anni passano di appalto in appalto, perdendo ogni volta buona parte dei diritti e salario. La loro lotta dura da troppo tempo e non si ferma qui.
Di seguito la loro voce e la vicenda

Descrivere la storia del Contact Center del GSE è cosa veramente ardua, in quanto si tratta di una storia costellata, nell’arco di pochi anni, di tutte le cattive pratiche del sistema capitalista di cui oggi è succube il mondo del lavoro. Il Gse – Gestore servizi energetici – è un Ente controllato al 100% dal Ministero Economia e Finanze e passato da poco sotto la guida del nuovo Ministero per la Transizione Ecologica. E’ il quarto Ente italiano e gestisce un giro di affari di circa 14 miliardi di euro all’anno, che arrivano dalle nostre bollette, voce oneri (circa il 21% del totale). Il Contact Center è l’unico sportello sul mondo esterno per il GSE e l’unico punto di interlocuzione che privati, aziende e PA hanno con tale ente per la concessione di incentivi, gestione pratiche, pagamenti, dichiarazioni antimafia, accesso agli atti, per sintetizzare gestiamo a 360 gradi quello che riguarda le rinnovabili nel nostro Paese. Gli operatori seguono “il core business” della società “lo dice lo stesso GSE.

La nostra è una storia di appalti e subappalti che per anni ci hanno sballottato da un’azienda a un’altra, passando da concordati, fallimenti e affitti di ramo di azienda. I dipendenti però sono sempre gli stessi, così come la sede in cui abbiamo operato per la maggior parte di questi anni. Un’incredibile storia di matrioske e scatole cinesi in cui le aziende private intascavano soldi pubblici, senza di fatto metterci nulla, mentre intanto i lavoratori venivano mantenuti in uno stato di costante precarietà che gli impediva anche di vedersi riconoscere il corretto inquadramento contrattuale, in quanto le aziende fallivano di continuo.
Nel 2015 maturò nelle nostre coscienze che l’appalto fosse illecito e iniziammo una serie di mobilitazioni, sostenute dalla FIOM, per ottenere l’unica cosa sensata: l’internalizzazione del servizio. Presidi, scioperi e una battaglia legale per appalto illecito che si è evoluta in una maniera controversa: il ricorso diviso in due gruppi dal Tribunale stesso, seguiti dallo stesso avvocato quindi assolutamente identici, ha avuto esiti opposti.

Una parte dei lavoratori ha vinto il ricorso, venendo internalizzata da GSE e pochi mesi fa la Corte di Appello di Roma ha riconfermato con dispositivo la sentenza di primo grado e ha ribadito nuovamente che l’appalto è illecito. L’altra parte dei lavoratori è finita con Almaviva; 72 dipendenti della sede di Roma quelli “infungibili” (ovvero insostituibili), avendo avuto esito dal Tribunale di Roma diametralmente opposto.

Nel frattempo altre 4 sentenze hanno stabilito che l’appalto fosse illecito. Ad oggi abbiamo 4 sentenze che confermano quanto da noi asserito e denunciato, ovvero, che l’appalto è illecito. Nel 2016 Almaviva Contact – la stessa azienda che nel dicembre 2016 licenzia 1666 lavoratori della sede di Roma – si aggiudica, dopo una bagarre giudiziaria, l’appalto con il GSE; iniziamo quindi una lunga battaglia durante il cambio appalto per conservare orario, salario, art. 18 e contratto metalmeccanico, oltre a tutti i diritti acquisiti nel tempo, battaglia che poi ci ha visto vincitori. Un’ulteriore sfida, ovviamente, è stata rappresentata dal Covid. Ai primi di marzo 2020 abbiamo subito colto la pericolosità e la gravità della situazione che si stava delineando, ma l’Azienda, sorda alle nostre avvisaglie, non si stava muovendo per tempo mettendo in campo le contromisure necessarie al fine di arginare i contagi. Anche in questa circostanza i lavoratori sono stati costretti ad entrare in sciopero e dopo 5 giorni l’Azienda chiude finalmente la sede. Ancora una volta i lavoratori per mantenere il loro diritto alla salute, con lo Smart Working, hanno dovuto scioperare. La gestione di un servizio pubblico, è stata possibile solo per merito dei lavoratori che si sono resi disponibili a portare avanti il servizio con dotazioni personali, senza rimborsi e investendo in alcuni casi parte dei loro stipendi per dotarsi della strumentazione necessaria.
Occorre aggiungere che in quasi 2 anni di pandemia l’Azienda ci ha applicato percentuali di ammortizzatore altissime, e fatichiamo a capire come l’ente che dovrebbe fare da traino alla transizione energetica per il 2050 non abbia lavoro.

Inoltre siamo sconcertati dal fatto che GSE riversi soldi pubblici a fornitori privati, i quali socializzano i loro costi (rischio d’impresa) attraverso gli ammortizzatori sociali. Insomma il privato ci guadagna 2 volte, con la commessa e con la cassa integrazione, il pubblico paga 2 volte per la commessa e per finanziare la cassa integrazione. I conti come sempre non tornano! Tutto questo con il beneplacito della stazione appaltante che ricordiamo essere Gestore dei servizi energetici GSE S.p.A. società per azioni interamente partecipata dallo Stato. I pochi successi nel mantenere i pochi diritti ormai sanciti nel nuovo mondo del lavoro trova riscontro in una lotta sindacale portata avanti, con caparbietà e soprattutto tutti uniti, perché anche in una situazione di emergenza come è la pandemia che ci coinvolge tutti in questo momento, pur con la responsabilità che sembra essere prerogativa più dei lavoratori che dei padroni, si può e si deve lottare per i propri diritti

La lettera del collettivo dei lavoratori in sciopero all’amministratore unico della GSE, Andrea Ripa di Meana

“Egregio Dott. Andrea Ripa di Meana,

Le scriviamo la presente a nome dei lavoratori e delle lavoratrici del Contact Center che fornisce, da più di dieci anni ai vari interlocutori del GSE (cittadini, professionisti, imprese ed enti locali), informazioni inerenti progetti di sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Il servizio viene erogato da operatori altamente qualificati ed è caratterizzato da contenuti specialistici, dalle tante normative di settore e le diverse procedure attuate dal GSE necessarie per attivare i meccanismi di incentivazione, fino all’assistenza per l’intera durata dei contratti/incentivi.

In questa delicatissima fase pandemica il servizio è stato erogato agli utenti solo in virtù dell’impegno profuso dai lavoratori impiegati sulla commessa del sito di Roma, che hanno messo a disposizione dell’Ente la propria strumentazione informatica e impegnando, in alcuni casi, anche parte del proprio salario per acquistare o mantenere tale strumentazione, senza ottenere rimborsi e/o riconoscimenti.

Siamo la voce del GSE, garante e promotore dello sviluppo sostenibile del Paese.

Siamo la generazione che sta provando a lasciare il mondo in un modo migliore e con più risorse di come lo abbiamo trovato noi.

Come recita il “nostro” sito www.gse.it, che quotidianamente usiamo: “Il bene della collettività è il nostro primo obiettivo, perché siamo consapevoli di quanto sia importante promuovere un modello di sviluppo che sappia coniugare sostenibilità ambientale, inclusione sociale e crescita economica.”

Se così è, se questi sono gli obiettivi, allora vorremmo offrirle un diverso punto di osservazione sullo stato della relazione del GSE con la propria utenza, al fine di valutare come si possano raggiungere detti traguardi, raccontandole la realtà in cui ogni giorno noi operatori da un lato, e l’utenza dall’altro, dobbiamo, purtroppo, operare.
Il nostro infatti è diventato un servizio depauperato delle sue risorse, sia in termini numerici (siamo da mesi in cassa integrazione con punte del 50%) che di qualità (non facciamo formazione da anni, nonostante le reiterate richieste rivolte ai nostri responsabili).

I due aspetti di cui sopra hanno un unico comune denominatore ossia voler trarre, da parte di chi gestisce la commessa, il maggior profitto possibile, senza investire alcunché, in quanto la formazione è considerata solo come un costo e non come un investimento per dare valore alle singole risorse e alla loro professionalità e fornire un servizio migliore agli utenti.

Ogni giorno parliamo con famiglie, imprese, Comuni, Enti locali piccoli e grandi, e offriamo il nostro supporto nella realizzazione di progetti in grado di coniugare efficienza energetica, mobilità sostenibile e utilizzo delle fonti rinnovabili.

Sono questi soggetti i “clienti del GSE” sono loro che mettono a disposizione risorse per investire in un futuro energetico sostenibile per il nostro Paese. Risulta veramente surreale credere che l’Ente che guida la transizione energetica e destinatario di ingenti investimenti dal PNRR, non abbia un Contact Center messo nella condizione di lavorare e di affrontare le nuove sfide che il futuro delle Rinnovabili ci prospetta.

Nell’ottica degli obiettivi auspicati nel piano degli indicatori e dei risultati attesi di Bilancio 2021-2023, al primo posto troviamo quello che noi realizziamo ogni giorno, ovvero, ci impegniamo a mantenere gli elevati livelli di qualità del servizio per gli utenti finali. Il GSE intende sviluppare il proprio ruolo di servizio nei confronti delle istituzioni, dei cittadini e degli operatori, garantendo, mantenendo e migliorando i livelli qualitativi dei servizi già ad oggi erogati”

RSU FIOM-CGIL CONTAC CENTER GSE

29/12/2021

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