Sostiene che la lotta palestinese è resistenza: Imam di Bologna espulso dall’Italia
In Italia siamo «al ritorno a uno stato di polizia e al perseguimento di reati di opinione». Queste le parole dell’avvocato Francesco Murru al termine dell’udienza del Tribunale Civile di Bologna, che ha confermato il decreto di espulsione nei confronti di Zulfiqar Khan, l’Imam di Bologna raggiunto da un provvedimento firmato dal ministro dell’Interno Piantedosi. Le accuse mosse nei suoi confronti sono di un «crescente fanatismo religioso, connotato da un forte risentimento antioccidentale e antisemita». Per questo motivo è stata disposta per lui l’espulsione dall’area Schengen per almeno 10 anni e il ritorno nel suo paese d’origine, il Pakistan.
Peccato che Zulfiqar Kahn di pachistano abbia ormai ben poco. Da 30 anni vive in Italia, con un permesso di soggiorno prolungato, lavora come commerciante in una ditta alimentare, si è sposato in Italia e ha tre figli che hanno la cittadinanza italiana. «È perfettamente inserito nel nostro Paese – ha spiegato a L’Indipendente l’avvocato Murru – è un imprenditore, ha un’azienda con 8 dipendenti, paga le tasse, i suoi figli parlano il dialetto bolognese, la sua famiglia è totalmente integrata nella città».
L’espulsione per «motivi di sicurezza dello Stato» è uno dei provvedimenti più gravi cui può essere sottoposta una persona straniera e può essere disposto sia dal ministero che dalla prefettura. Il tribunale civile, che deve rendere esecutivo il provvedimento, valuta solo la correttezza della procedura, senza entrare nel merito. In pratica per difendersi dalle accuse di essere un pericoloso fanatico religioso, l’Imam dovrà attendere l’udienza del TAR, che si terrà tra 30 giorni. Nel frattempo però, dovrà fare ritorno in Pakistan.
Ma quali sono, nel dettaglio le accuse mosse contro Khan? Nel testo si parla di «propensione a posizioni radicali». Kahn è solito pubblicare i suoi sermoni in italiano sul web, durante i quali, spiega il decreto, «ha più volte manifestato una visione integralista del concetto di jihad, arrivando a definirlo un pilastro della religione mussulmana». Inoltre, «ha esaltato il martirio e l’operato dei mujaheddin nell’ambito dell’odierno conflitto israelo-palestinese». In alcuni discorsi, Kahn ha accusato americani, tedeschi, francesi, inglesi e italiani di sostenere il massacro di civili nella striscia di Gaza, usando parole molto dure nei confronti dello Stato di Israele, che gli sono valse l’appellativo di «Sostenitore di Hamas».
«A volte usa parole forti, ma facendo riferimento a testi religiosi, che poi commenta in un’ottica di insegnamento religioso – spiega l’avvocato Murru – è vero che in un video ha detto che Netanyahu è un delinquente perché sta assassinando migliaia di bambini, ma non è certo l’unico al mondo che lo dice, penso che sia un’opinione comunque legittima».
«Finalmente lo abbiamo rispedito a casa» ha commentato sui social Matteo Salvini. La Lega, infatti, aveva cominciato a interessarsi di Kahn già dallo scorso giugno, buttandola come al solito in caciara. Il sottosegretario Alessandro Morelli aveva pubblicato su X un video di pochi secondi dal titolo L’Imam di Bologna invita alla Jihad, nel quale si sentiva il predicatore dire in uno dei suoi sermoni: «Dobbiamo ucciderli tutti, anche i più piccoli e le donne incinte». In realtà la frase era stata estrapolata dal contesto. Nel suo discorso Kahn accusava Netanyahu di «voler uccidere donne e bambini». L’esatto contrario insomma, motivo per cui l’Imam ha denunciato Morelli per diffamazione.
Salvini ha risposto così: «Anziché vergognarsi denuncia il leghista Alessandro Morelli: l’Imam Zulfiqar Khan merita soltanto una richiesta di espulsione immediata dal nostro Paese». Espulsione che è arrivata pochi mesi dopo. «Sembra quasi una rappresaglia contro il fatto che abbia denunciato una situazione della quale lui è vittima» spiega Murru.
Quella dell’Imam di Bologna è la 164esima espulsione per motivi di sicurezza da quando il governo è entrato in carica, la 94esima dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Kahn è stato a sua volta denunciato da alcuni esponenti della Lega per istigazione all’odio e su di lui pende un procedimento penale della Procura di Bologna per istigazione a delinquere. Tutte accuse dalle quali lui non potrà più difendersi in tribunale perché espulso dal Paese. «Sarebbe stato più facile giudicarlo in Italia per il reato penale – spiega Murru – e invece si è preferito adottare un provvedimento amministrativo che intanto toglie al mio assistito la possibilità di difendersi».
Entro poche ore Kahn verrà quindi rimandato in Pakistan, da li attenderà i 30 giorni per l’udienza al TAR. «Lui è fiducioso, credo che il TAR possa entrare nel merito e decidere in maniera favorevole, siamo speranzosi» afferma l’avvocato.
Fulvio Zappatore
11/10/2024 https://www.lindipendente.online/
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