Sotto attacco i docenti di sostegno e l’integrazione nella scuola
Era facile prevedere quello che sta accadendo: la delega sul “sostegno” contenuta nella legge 107 (più nota con l’assurda definizione renziana di “buona scuola”) viene usata come strumento di un violento attacco all’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. E’ bene chiarire che l’integrazione scolastica dei ragazzi e delle ragazze con disabilità è uno dei punti forti, riconosciuti e studiati sul piano internazionale della scuola pubblica italiana (la scuola privata, ancora una volta finanziata in questi giorni dal governo, accoglie l’1% del totale degli alunni con disabilità!).Invece di fare leva su questo punto di forza i governi dell’ultimo decennio si sono impegnati a smontarlo. La cabina di regia, come in tanti altri aspetti dell’attacco alla scuola pubblica, va ricercata nei poteri forti e nei loro strumenti, in particolare l’”associazione Treelle” (espressione del mondo delle banche ed in specie del gruppo San Paolo) e la fondazione Agnelli (il nome dice tutto). Questi gruppi hanno investito molte energie (pubblicazioni, ricerche, convegni) nel tentativo di demolire i risultati del modello italiano di integrazione e i suoi stessi presupposti culturali, eredità di una stagione di lotte e cambiamenti della società italiana che si vuole ad ogni costo archiviare.
I governi hanno prontamente accolto questi suggerimenti dei loro padroni: nascono così innovazioni perverse come i BES (un calderone informe e ingestibile in cui vengono riversati numerosi alunni privati dell’ insegnante di sostegno) e soprattutto parte un progressivo e devastante taglio delle ore di sostegno, nonostante innumerevoli sentenze contrarie della magistratura, in ogni grado di giudizio.
Tutto ciò ha portato a gravi conseguenze dotando alunni con serie problematiche di un orario di sostegno assolutamente insoddisfacente. Inoltre l’aumento del numero di alunni per classe, frutto di altri tagli, ha fatto il resto: classi di oltre trenta alunni in cui vengono inseriti alunni disabili (le norme ne prevedono al massimo venti) e lo scandalo di classi “differenziate di fatto”: l’anno scorso abbiamo denunciato il caso di una classe in provincia di Catania che aveva 7 (!) alunni disabili certificati, ma i casi che superano il limite di due, previsto dalla normativa, sono molto numerosi.
A ciò si aggiunga che l’attività di integrazione nelle scuole soffre del ridimensionamento di altre strutture pubbliche, che dovrebbero lavorare in sinergia con le istituzioni scolastiche. Basti pensare, ad esempio, alle gravi carenze di risorse e personale delle strutture socio-sanitarie e degli Enti Locali.
Invece di affrontare questi nodi il governo, ancora una volta, nascondendo i suoi veri scopi sotto una coltre di menzogne, tenta di colpire al cuore il diritto allo studio delle persone disabili e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola.
Il centro della proposta del governo è l’espulsione dall’attività didattica del sostegno per confinarlo in una terra di nessuno. Che significa infatti, la proposta assurda e demagogica di specializzare i docenti sulla tipologia di handicap? Significa appunto medicalizzare (una medicalizzazione per forza di cose improvvisata, tra l’altro) il ruolo dell’insegnante di sostegno separandolo dalla funzione docente. I signori del governo ovviamente non si pongono neanche il problema che programmare “l’offerta” sul complesso spettro delle situazione di disabilità sarebbe compito impossibile con la conseguenza di avere docenti senza alunni e alunni senza docenti. Quanti sarebbero, infatti, disposti a specializzarsi su disabilità importanti ma percentualmente meno diffuse come ad esempio quelle sensoriali (sordità, cecità) con il rischio di diventare continuamente “soprannumerari”? Quanti su disabilità ancora più rare?
Anche le misure punitive proposte contro gli insegnanti specializzati (dieci anni obbligatori sul sostegno anziché cinque e un concorso per passare dal sostegno al curriculare) sono esemplificative di questa volontà di operare una frattura tra disabilità e scuola oltre che del più generale indirizzo di colpire i diritti e le tutele dei lavoratori e delle lavoratrici.
La bandiera della continuità didattica agitata a copertura di queste misure è una vergognosa menzogna, sventolata senza pudore da un governo che con tagli e deportazioni forzate di insegnanti è il responsabile primo dell’assenza di continuità e di programmazione.
Si punta nella realtà a smantellare il cuore del modello di integrazione nella scuola: il diritto allo studio per tutte le persone con disabilità, da esercitare intervenendo sulle condizioni di difficoltà con strumenti pedagogici e didattici, certo coordinandosi con interventi socio-sanitari che però restano nella responsabilità di altre istituzioni.
In questo quadro il pieno inserimento dell’insegnamento di sostegno nell’attività didattica quotidiana è un punto di reciproco vantaggio, che tra l’altro crea le condizioni di innovazioni che nascano dal confronto di esperienze che si incontrano sullo stesso campo e possono essere vissute da posizioni diverse nell’ambito della stessa carriera professionale.
Il vero obiettivo è rompere il nesso scuola-integrazione, fino a ventilare un insegnante di sostegno che sia fuori dalla classe (e dal consiglio di classe), un cosiddetto tutor, che coordini l’attività di integrazione dall’esterno (uno per tutta una scuola o per una rete di scuole?)
Di fatto è in gioco la fine del diritto dello studio per i ragazzi disabili, un altro attacco ai diritti dei docenti, l’apertura di un mercato speculativo (con soldi pubblici) a false associazioni no-profit che si “prenderanno cura” dei ragazzi disabili abbandonati nelle scuole e dalle scuole.
Di fronte a questa prospettiva che farebbe arretrare di decenni la scuola e la vita civile del paese è necessario rompere il silenzio, aprire una discussione, coinvolgendo in prima persona le associazione delle famiglie delle persone disabili nei cui confronti il governo sta svolgendo una opera di propaganda ingannevole, iniziare a costruire una mobilitazione che salvi l’integrazione nelle scuole italiane.
Luca Cangemi
Direzione nazionale PRC-SE
11/11/2015 www.rifondazione.it
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