SPIEGARE ALL’EUROPA IL 5G
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a uno sviluppo senza precedenti di tecnologie note come Information and Communications Technologies (ICT), che includono la comunicazione wireless utilizzata per i telefoni cellulari e, ad esempio, il Wi-Fi che utilizza campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF) (EMF).
La prima generazione di telefoni cellulari era disponibile alla fine degli anni ’80. Successivamente, la seconda (2G), la terza (3G) e la quarta (4G, Long Term Evolution = LTE) hanno aumentato drasticamente i loro tassi di penetrazione nella società, tanto che oggi in Europa ci sono più dispositivi che abitanti. Inoltre, il Wi-Fi e altre forme di trasferimento dati wireless sono diventati onnipresenti e sono disponibili a livello globale. Tuttavia, ci sono anche nuove diseguaglianze in termini di accesso a Internet ad alta velocità (anche all’interno dei Paesi ad alto reddito) e il controllo, il filtro e l’interdizione al web da parte dei regimi autoritari mostrano rischi per la democrazia e i valori europei.
Al momento stiamo assistendo all’introduzione di una generazione di radiofrequenze, 5G, su reti mobili. Il 5G non è una tecnologia completamente nuova, ma un’evoluzione delle tecnologie già esistenti. Le reti 5G funzioneranno all’interno di diverse bande di frequenza: le più basse sono quelle che interessano la prima fase dell’implementazione della rete 5G. Molte di queste frequenze sono state o sono attualmente utilizzate per le precedenti generazioni di comunicazioni mobili. Nelle fasi successive, si prevede di utilizzare frequenze radio molto più elevate, ben al di sopra della gamma Ultra High Frequency (UHF), con lunghezze d’onda nel centimetro (3-30 GHz) o nelle gamme millimetriche (MMW) a 30-300 GHz. Queste ultime bande sono state tradizionalmente utilizzate per collegamenti radar e microonde e pochissime sono state studiate per il loro impatto sulla salute umana.
Il report che ho redatto per il Parlamento europeo è una revisione delle evidenze scientifiche attualmente disponibili, da studi in vivo e studi epidemiologici sull’uomo, e si concentra sia sugli effetti cancerogeni, sia su quelli riproduttivi/dello sviluppo delle radiofrequenze utilizzate dai sistemi di telecomunicazione di telefoni cellulari. Gli studi valutati sono stati suddivisi in 2 gruppi:
1) Studi che valutano gli effetti sulla salute dovuti alle radiofrequenze nello spettro delle frequenze più basse (FR) (FR1: da 450 a 6000 MHz), che include anche le frequenze utilizzate nelle tecnologie delle generazioni precedenti della rete cellulare a banda larga.
2) Studi che valutano gli effetti sulla salute dovuti alle radiofrequenze nello spettro delle frequenze più alte (FR2: da 24 a 100 GHz – MMW). Le frequenze più alte sono nuove, mai utilizzate per la telecomunicazione e specifiche di questa nuova tecnologia 5G; hanno particolari caratteristiche fisiche e interazioni con la materia biologica (minore penetrazione, maggiore energia, ecc.).
Le cosiddette “scoping review” sono molto utili per fare sintesi in ambito di ricerca e sono spesso utilizzate per classificare o raggruppare le evidenze scientifiche esistenti in un determinato campo.
Effetti non termici
Gli effetti dannosi dell’interazione biologica non termica delle radiofrequenze con tessuti umani e animali non sono stati inclusi nella determinazione delle linee guida ICNIRP 2020, nonostante l’enorme quantità di pubblicazioni scientifiche disponibili che dimostrano la nocività o la potenziale nocività di tali effetti. Eppure sappiamo che esistono biorisposte atermiche, tant’è che alcune frequenze sono
utilizzate per scopi terapeutici in un certo numero di branche della medicina. Qualsiasi farmaco, come ben sappiamo, può portare con sé, assieme ai benefici, anche alcuni effetti negativi. Quindi, è necessario considerare tutti gli effetti, quelli termici e quelli non termici, delle radiofrequenze per la valutazione del rischio.
Stato dell’arte della ricerca su RF-EMF
L’introduzione di dispositivi di comunicazione wireless che operano nelle parti RF dello spettro elettromagnetico (da 450 a 6000 MHz, frequenze inferiori) ha innescato un numero considerevole di studi incentrati sugli effetti sulla salute. Questi studi comprendono studi sull’uomo (epidemiologici), sugli animali (studi sperimentali sui roditori) e sui sistemi cellulari in vitro.
Le reti 5G aumenteranno il numero di dispositivi wireless, richiedendo molta più infrastruttura, in modo da consentire un volume di dati mobili più elevato per area geografica. Inoltre, è necessario aumentare la densità di rete, poiché le frequenze più elevate richieste per il 5G (da 24 a 100 GHz, MMW) hanno gamme più brevi. Gli studi disponibili su queste frequenze sono pochi e di qualità mista.
La domanda che sorge è se queste frequenze più alte abbiano effetti sulla salute e sull’ambiente diversi da quelle a frequenze più basse. Le valutazioni sulla sicurezza delle radiofrequenze sono state eseguite, nel mondo, a diversi livelli, con la pubblicazione di documenti scientifici e politici.
Per quanto riguarda il cancro, la letteratura revisionata fino al 2011 (Baan, 2011), con una monografia IARC completa pubblicata nel 2013 (IARC, 2013), ha definito le radiofrequenze nell’intervallo di frequenza da 30kHz a 300GHz come “possibile cancerogeno” per l’uomo, sulla base di “evidenze limitate di cancerogenicità” nell’uomo e negli animali di laboratorio. Il problema è che gli studi disponibili nel 2011 riguardavano in gran parte le onde radio nella gamma da 450 a 6000 MHZ, e non quelle di 26 GHz (26.000 MHz). Queste nuove frequenze si aggiungeranno alle frequenze più basse già in uso, anche in parte dal 5G. Ne consegue che, quando si parla di 5G, nel range 450-6000 MHz (FR1) ci sono molti studi, molti raccolti nella Monografia IARC in relazione al cancro, mentre per 26 GHz e altre frequenze millimetriche, in generale c’è poca letteratura che esplori i possibili effetti negativi sulla salute, per il semplice motivo che finora non sono mai state utilizzate per la comunicazione di massa, quindi c’erano poche popolazioni esposte che potessero essere studiate; pochissimi sono anche gli studi sugli effetti non termici effettuati su animali da laboratorio.
I risultati
Nel report abbiamo analizzato 950 articoli sulla cancerogenicità delle radiofrequenze nell’uomo e 911 articoli su studi sperimentali sui roditori, per un totale di 1861 studi. Per quanto riguarda gli studi sugli effetti riproduttivi e sullo sviluppo, abbiamo trovato 2834 documenti per l’epidemiologia e 5052 studi per studi sperimentali sui roditori, per un totale di 7886 studi.
Cancro nell’uomo
FR1: frequenze da 450 a 6000 MHz
Esistono evidenze limitate di cancerogenicità delle radiazioni RF nell’uomo. Aggiornando i risultati della valutazione complessiva del 2011 al 2020, sono state nuovamente osservate relazioni tra l’esposizione alle radiazioni a radiofrequenza dei telefoni wireless e sia il glioma (tumore del cervello) che il neuroma acustico, ma l’evidenza umana è ancora limitata.
FR2: frequenze da 24 a 100 GHz
Non sono stati effettuati studi adeguati sugli effetti delle frequenze più alte.
Cancro negli animali da laboratorio
FR1: frequenze da 450 a 6000 MHz
Esistono evidenze sufficienti negli animali da esperimento per la cancerogenicità delle radiazioni RF. Nuovi studi a seguito della valutazione IARC del 2011 hanno mostrato un’associazione positiva tra RF-EMF e tumori del cervello e cellule di Schwann del sistema nervoso periferico, lo stesso tipo di tumori osservato anche negli studi epidemiologici.
FR2: frequenze da 24 a 100 GHz
Non sono stati effettuati studi adeguati sulle frequenze più alte.
Effetti sulla riproduzione/sviluppo nell’uomo
FR1: frequenze da 450 a 6000 MHz
Esistono prove sufficienti di effetti avversi sulla fertilità degli uomini.
Esistono evidenze limitate di effetti avversi sulla fertilità nelle donne.
Esistono evidenze limitate sugli effetti sullo sviluppo nella prole di madri che facevano uso intensivo di telefoni cellulari durante la gravidanza.
FR2: frequenze da 24 a 100 GHz
Non sono stati effettuati studi adeguati sulle frequenze più alte.
Effetti sulla riproduzione/sviluppo negli animali da laboratorio
FR1: frequenze da 450 a 6000 MHz
Esistono prove sufficienti di effetti avversi sulla fertilità di ratti e topi maschi.
Esistono evidenze limitate di effetti avversi sulla fertilità delle femmine di topo.
Esistono evidenze limitate di effetti avversi sullo sviluppo nella prole di ratti e topi esposti durante la vita dell’embrione.
FR2: frequenze da 24 a 100 GHz
Non sono stati condotti studi adeguati sugli effetti non termici sulle frequenze più alte.
Valutazione complessiva
Cancro
FR1: frequenze da 450 a 6000 Mz: queste frequenze sono probabilmente cancerogene per l’uomo.
FR2: frequenze da 24 a 100 GHz: non sono stati effettuati studi adeguati sulle frequenze più alte.
Effetti sulla riproduzione/sviluppo
FR1: frequenze da 450 a 6000 MHz: influenzano chiaramente la fertilità maschile. Possono influenzare la fertilità femminile. Possono avere effetti negativi sullo sviluppo di embrioni, feti e neonati.
FR2: frequenze da 24 a 100 GHz: non sono stati condotti studi adeguati sugli effetti non termici delle frequenze più alte.
Opzioni politiche
1) Optare per una nuova tecnologia per i telefoni cellulari che consenta di ridurre le esposizioni a campi elettromagnetici RF.
La fonte di emissione delle RF che sembra rappresentare attualmente la minaccia maggiore è il telefono cellulare. Sebbene gli impianti trasmittenti (tralicci radiobase) siano percepiti da alcuni come più pericolosi, in realtà il maggior carico di esposizione nell’uomo deriva generalmente dai propri telefoni cellulari. Gli studi epidemiologici hanno osservato un aumento statisticamente significativo dei tumori cerebrali e dei tumori a cellule di Schwann dei nervi periferici, soprattutto tra gli utenti assidui di telefoni cellulari.
Di conseguenza, dobbiamo garantire che vengano prodotti dispositivi telefonici più sicuri, che emettano una bassa energia e, se possibile, funzionino solo a una certa distanza dal corpo. L’auricolare con cavo risolve gran parte del problema ma è scomodo e quindi scoraggia gli utenti; d’altro canto, non è sempre possibile utilizzare una modalità vivavoce. L’opzione di ridurre il più possibile l’esposizione RF-EMF in connessione con i telefoni vale qualunque siano le frequenze utilizzate, da 1G a 5G. Paesi come gli Stati Uniti e il Canada che hanno imposto limiti SAR per i telefoni cellulari più severi rispetto all’Europa sono stati comunque in grado di creare comunicazioni 1G,2G, 3G, 4G efficienti (Madjar, 2016). Poiché il 5G mira a essere più efficiente dal punto di vista energetico rispetto alle tecnologie precedenti, l’adozione di limiti più severi nell’UE per i dispositivi di telefonia mobile sarà allo stesso tempo un approccio sostenibile e precauzionale.
2) Revisione dei limiti di esposizione per il pubblico e l’ambiente al fine di ridurre le loro esposizioni a RF-EMF dalle torri cellulari.
Recentemente le politiche europee (Commissione Europea, 2019) hanno promosso la sostenibilità di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale che utilizza le nuove tecnologie per monitorare costantemente lo stato di salute del pianeta, compresi i cambiamenti climatici, la transizione energetica, l’agroecologia e la conservazione della biodiversità. L’utilizzo delle frequenze più basse del 5G e l’adozione di limiti di esposizione precauzionali come quelli utilizzati in Italia, Svizzera, Cina e Russia, tra gli altri, che sono significativamente inferiori a quelli raccomandati dall’ICNIRP, potrebbero aiutare a raggiungere questi obiettivi di sostenibilità europea.
3) Adozione di misure per incentivare la riduzione delle esposizioni RF-EMF
Gran parte delle prestazioni della nuova tecnologia wireless 5G a frequenze inferiori può essere ottenuta anche utilizzando cavi in fibra ottica e adottando misure ingegneristiche e tecniche per ridurre le esposizioni dai sistemi 1-4G (Keiser, 2003). Ciò ridurrebbe al minimo l’esposizione, ovunque siano necessarie connessioni in siti fissi. Ad esempio, potremmo utilizzare cavi in fibra ottica per collegare scuole, biblioteche, luoghi di lavoro, case, edifici pubblici e tutti i nuovi edifici ecc. e i luoghi di ritrovo pubblici potrebbero essere aree senza campi elettromagnetici (come le abbiamo per il fumo di sigaretta), in modo da evitare l’esposizione passiva di persone che non utilizzano un telefono cellulare o una tecnologia di trasmissione a lungo raggio, proteggendo così molti anziani vulnerabili o persone immunocompromesse, bambini e coloro che sono elettrosensibili.
4) Promuovere la ricerca scientifica multidisciplinare per valutare gli effetti sulla salute a lungo termine del 5G e per trovare un metodo adeguato per monitorare l’esposizione al 5G.
La letteratura non contiene studi adeguati a escludere il rischio che si possano manifestare tumori ed effetti negativi sulla riproduzione e sullo sviluppo in seguito all’esposizione alle frequenze più alte del 5G, o per escludere la possibilità di alcune interazioni sinergiche tra il 5G e altre frequenze già in uso. Ciò rende l’introduzione del 5G carica di incertezze sia per quanto riguarda le questioni sanitarie sia per quanto riguarda la previsione/monitoraggio dell’effettiva esposizione della popolazione: queste lacune nelle conoscenze giustificano la richiesta di una moratoria sulle onde millimetriche (MMW) del 5G, in attesa che vengano completate le ricerche adeguate.
Alla luce di queste incertezze, un’opzione politica è quella di promuovere la ricerca di gruppo multidisciplinare su vari fattori riguardanti la valutazione dell’esposizione e anche sugli effetti biologici delle onde millimetriche del 5G, sull’uomo e sulla flora e fauna.
Le onde millimetriche saranno introdotte solo con il protocollo 5G finale, ovvero non prima di 3-5 anni. Considerando il tempo a disposizione, è senza dubbio possibile studiarne gli effetti prima di esporre l’intera popolazione mondiale e l’ambiente. Implementare la tecnologia MMW 5G senza ulteriori studi preventivi significherebbe condurre un “esperimento” sulla popolazione umana in completa incertezza sulle conseguenze.
5) Promuovere campagne di informazione sul 5G
Nell’attuale clima di incertezza in cui industria, organizzazioni non governative e istituzioni assumono spesso posizioni divergenti, i cittadini si spaventano: non si sentono più tutelati dalle istituzioni preposte, e talvolta formano comitati per chiedere il blocco del 5G. Le ripercussioni negative sono enormi: i progressi tecnologici vengono frenati proprio quando la pandemia di COVID-19 mostra i numerosi punti di forza e le carenze della tecnologia e quindi la necessità di svilupparla ulteriormente. Ancora una volta, la mancanza di fiducia delle persone (OCSE, 2017) nelle istituzioni ha scatenato proteste e la richiesta di una moratoria sul 5G. Le persone spesso non sono consapevoli che i rischi per la salute derivanti dai campi elettromagnetici possono essere gestiti introducendo limiti di esposizione più sicuri e modificando il proprio comportamento per ridurre al minimo l’esposizione alle radiofrequenze.
Sfortunatamente, mancano informazioni sui potenziali danni dei campi elettromagnetici RF. Il divario di informazioni dà spazio tanto ai negazionisti quanto agli allarmisti, dando origine a tensioni sociali e politiche in molti Paesi dell’UE. Le campagne per informare i cittadini dovrebbero quindi essere una priorità.
Le campagne di informazione dovrebbero essere realizzate a tutti i livelli, a cominciare dalle scuole. Dovrebbero mostrare i potenziali rischi per la salute, ma anche le opportunità per lo sviluppo digitale, quali alternative infrastrutturali esistono per la trasmissione 5G, le misure di sicurezza (limiti di esposizione) adottate dall’UE e dagli Stati membri e il corretto utilizzo del telefono cellulare. Solo attraverso un’informazione sana e corretta possiamo riconquistare la fiducia dei cittadini e raggiungere un accordo condiviso su una scelta tecnologica che, se correttamente gestita, può portare grandi benefici sociali ed economici.
Fiorella Belpoggi
Direttrice scientifica Istituto Ramazzini
29/7/2021 https://www.isde.it
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