Stiamo ancora a riparare i danni della Fornero, e procuriamo altri danni. Ma quanti bei regali ai padroni!
Sentire politici e opinionisti parlare di lavoro è come affidare la salute a uno stregone. Perdonate la brutalità ma da almeno 30 anni i politici hanno combinato solo guai, soprattutto chi pensa di avere una marcia in piu ,o maggiori argomenti e conoscenze giuslavoristiche.
Diffidiamo ancora di piu’ degli ex sindacalisti che divenuti parlamentari o ministri sono stati colpiti da rimozioni ed amnesie approvando leggi liberticide e cancellando diritti elementari.
Quasi 30 anni fa ce lo chiedeva l’Europa, cosi’ abbiamo cancellato il trattamento previdenziale che permetteva alle donne qualche anno di pensione anticipata, sempre l’Europa invocava la rimozione di ostacoli al mercato e i Governi Italiani hanno fatto di tutto per assecondare le richieste liberiste e di austerità.
In Italia si trova la forza lavoro piu’ anziana nella Pubblica amministrazione, anche nel settore privato il problema esiste con operai che andranno in pensione alle soglie dei 70 anni.
Una vergogna nazionale è rappresentata dalla Riforma Fornero, dalle migliaia di lavoratori e lavoratrici che da un giorno all’altro si sono trovati ad essere troppo giovani per maturare l’assegno previdenziale ma troppo vecchi per tornare in produzione, il girone infernale dei senza reddito e tutele.
Il pasticciaccio della Fornero è dimostrato dalla imminente e ottava salvaguardia degli esodati prevista con la prossima Legge di stabilità per il triennio 2018-2020. Numeri alla mano, sembra che il Governo abbia nel frattempo ricalcolato, ovviamente al ribasso, le risorse e il numero complessivo delle salvaguardie presenti e future il cui ammontare dovrebbe essere non inferiore a 160 mila.
Stando alle cifre, la ottava e imminente salvaguardia degli esodati dovrebbe riguardare quasi 35 mila lavoratori\trici, tante sono le richieste pervenute all’Inps ma nel frattempo le stime del Governo sono molto piu’ basse e 19 mila di tali richieste non sono state accolte almeno ai primi di Ottobre. Nel frattempo, partiranno nuove scadenze per presentare ulteriori richieste di ape sociale visto che gli esclusi sono migliaia.
Ma intanto quanti di noi sanno esattamente cosa sia l’Ape sociale?
Ape sociale, o anticipo pensionistico sociale, fa parte dei nuovi ammortizzatori sociali e viene riconosciuto, prima della pensione, a chi possiede almeno 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi, in base alla categoria di appartenenza.
L’ape sociale riguarda chi non ha ancora i requisiti per la pensione di vecchiaia e non avrebbe un euro per vivere. Chi beneficia ad oggi del trattamento? I disoccupati involontari (che non percepiscono il sussidio da almeno 3 mesi), invalidi (dal 74% in su), caregivers (persone che assistono da almeno 6 mesi un familiare di 1° grado o il coniuge portatore di handicap grave) e addetti a lavori faticosi e rischiosi (nel frattempo la lista di questi lavoratori è sempre piu’ ristretta ). Stanno pensando di allargare la platea degli aventi diritti ma prima devono dare due conti, le esigenze di bilancio sono del resto dirimenti per il Governo.
Ape sociale è a carico dello stato, poi esiste anche un ‘Ape volontaria (rivelatasi un flop visti i costi ingenti a carico dei lavoratori) per ricevere la quale bisogna indebitarsi chiedendo un prestito che graverà sull’importo della futura pensione
ln attesa di decisioni, è iniziato lo scaricabarile, il ministero del Lavoro vorrebbe che l’Inps allargasse le maglie previdenziali con norme estensive per accedere al requisito contributivo per il ritiro anticipato dei lavoratori precoci e per l’accesso all’Ape sociale: Parliamo dei lavoratori delle lavoratrici 63enni privi ormai di ammortizzatori sociali o in condizioni tali da non arrivare alla pensione, ossia di chi da un giorno all’altro si è trovato senza lavoro e senza pensione quando, con le regole di 20 anni fa, avrebbe già maturato i requisiti previdenziali. I processi di digitalizzazione vedranno fiumi di denaro alle imprese per la tecnologia e nella occasione arriveranno anche i licenziamenti di molti ultrasessantenni che saranno a carico della fiscalità generale. In questo modo. i padroni capitalizzano in un colpo solo piu’ risultati: innovano le loro aziende, assumono giovani con contratti favorevoli e finanziamenti statali e licenziano la forza lavoro piu’ anziana . E visto che nei prossimi due o tre anni il fenomeno riguarderà tante migliaia di uomini e donne , il Governo inizia a discutere di come ampliare i beneficiari dell’ape social prima di ritrovarsi in una situazione ancora piu’ grave di quella degli esodati.
Gli effetti della Fornero allora si aggiungono a quanto accade da qualche mese nelle industrie con un numero crescente di licenziamenti che colpiscono i prossimi alla pensione e con età anagrafica avanzata ma privi di tutti gli anni contributivi necessari per accedere alla pensione. Ormai è palese: gli ammortizzatori sociali siano inadeguati per numero, tipologia e durata, da qui la urgenza di cambiare qualche norma per evitare che il problema si acuisca.
Ecco svelato l’arcano, le stanno studiando di tutte per far quadrare i conti con la Legge di stabilità e normative pensate solo per contenere i costi in linea con le politiche di austerità senza calarsi nei problemi reali.Ma allo stesso tempo devono fronteggiare una nuova emergenza di esodati derivanti da Industria 4.0 e per farlo hanno bisogno di ritoccare l’ape sociale estendendone la platea dei beneficiari. Nelle prossime settimane capiremo chi pagherà i costi di questa operazione, di sicuro i padroni portano a casa un nuovo risultato, tanto la manutenzione delle strade, dei territori o delle scuole puo’ attendere.. E non ci vengano a dire che la miseria dell’ape sociale rappresenta una conquista o una vittoria, vittoria sarebbe cancellare la Fornero e abbassare l’età pensionabile magari calcolando l’assegno con il sistema retributivo. Queste si’ che sarebbero conquiste reali.
Federico Giusti
15/10/2017 www.controlacrisi.org
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