Storie di violenza vissuta
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SABRINA PRIOLI: LO STUPRO TI UCCIDE DENTRO
Sabrina Prioli è una coordinatrice di progetti di sviluppo internazionale che ha pagato sulla propria pelle il prezzo più alto di essere donna. Sopravvissuta al terremoto de l’Aquila, nel 2016 viene chiamata in sud Sudan per un progetto di aiuti internazionale.
Durante i sei mesi nei quali Prioli è in missione, scoppia una guerra civile tra letruppe governative e quelle di opposizione che si contendono il comando del Paese. E qui succede un fatto terribile. Nel compound dove Sabrina si trova assieme ad altri volontari arrivano i miliziani. Scoppia il finimondo, tra uccisioni e violenze inaudite. Un giornalista viene ucciso davanti ai suoi occhi.Sabrina viene sequestrata in una stanza insieme ad altre quattro operatrici. Viene puntato loro un fucile alla tempia e vengono picchiate. Poi, a turno, vengono fatte inginocchiare a terra e brutalmente stuprate da 5 uomini.
Un incubo che pare non finire mai, perché gli stupri sisusseguono uno dietro l’altro. Dopo ore di tortura i militari dell’esercito sudanese se ne vannolasciando le superstiti della mattanza agonizzanti.
“Io quel giorno ho smesso di vivere la mia vita. Il mio cuore ha continuato a battere e oggi rido,vivo e scrivo, ma non è più la mia vita. Ciò che ero prima, qualunque cosa fossi, è stato fattodetonare, l’equivalente del terremoto che nel 2009 mi ha lasciato senza una casa a L’Aquila. Ognicosa, ogni organo, ogni centimetro di coscienza ha perso il proprio posto e, per una reazionechimica che non so se mi abbia salvato o maledetto, tutto si è poi posato, raggrumato, compattato,rappreso, coagulato, solidificato e, infine, indurito. Adesso lo porto dentro: un blocco in gola che pesa come piombo. Il mio corpo non porta ferite su di sé, non sanguina, non ha arti amputanti. È la mia anima a essere stata fatta a pezzi, è lei a essere stata uccisa”.
Prioli e le altre vengono interrogate. Viene istruito un processo ai danni dei militari per omicidio, violenza sessuale, aggressione, furto, danni alla proprietà, ma dopo un anno il caso sta per essere archiviato: nessuno se la sente di presentarsi in aula per riconoscere e denunciare i violentatori.
Prioli si fa coraggio e, nonostante la paura e gli incubi che ancora la assalgono, decidecoraggiosamente di prendere un aereo e tornare in Sudan.
È l’unica a presentarsi davanti alla corte marziale a Juba. Sono cinque ore di interrogatorio, dove pertutto il tempo Sabrina sente addosso a sé gli sguardi disumani dei suoi violentatori.
Alla fine del processo la Corte condanna i due soldati che si sono macchiati dei crimini più efferati all’ergastolo. Gli altri otto dovranno scontare dai 7 ai 14 anni di carcere. Alle vittime, tra cui Cristina, un rimborso di quattromila euro. Quattromila euro per essere stata stuprata da 5 persone.Una cinquantina di mucche alla famiglia del giornalista ucciso.
Ci vuole davvero un grande coraggio a trovarsi faccia a faccia con i propri aguzzini, non so quantedi noi ce l’avrebbero fatta. Significa rivivere quell’orrore. Eppure quel gesto ha un valore enorme: ogni volta che una donna denuncia uno stupro non lo fas olo per sè stessa, sta rendendo giustizia a tutte le donne del mondo.
La terribile storia di Sabrina Prioli viene magistralmente raccontata nel libro autobiografico “Ilviaggio della fenice”, un libro fondamentale, che entra nelle viscere dell’anima e che vi consiglio, non solo per entrare in empatia con questa straordinaria donna, ma anche per supportare la sua battaglia contro la violenza di genere.
di Agatha Orrico
LA GIORNALISTA FEDERICA ANGELI, SOLA CONTRO TUTTI
Tempo fa scrissi sul mio profilo Facebook un post di augurio su Federica Angeli, allegando anche una sua foto. In molti mi chiesero chi era. Assurdo, perché Angeli è una delle giornaliste italiane più capaci e importanti del nostro Paese. Oltre che essere un’attivista instancabile sul territorio. Eppure in pochi la conoscono e meno ancora ne parlano. Non la si vede nemmeno in tv, nonostante abbia contribuito con le sue inchieste sulla criminalità a far arrestare un bel po’ di gente.
Una delle sue inchieste più importanti è stata quella sui legami tra gli ambienti malavitosi di Ostia e la pubblica amministrazione. Fu grazie a lei che venne aperto un caso
giudiziario che ha fatto in modo venissero arrestate 51 persone.
Nel 2018, dopo aver testimoniato nel processo contro Armando Spada, alla redazione del Fatto Quotidiano è stata recapitata una busta indirizzata a lei contenente un proiettile.
Ma fu solo uno dei tanti avvertimenti, la Angeli e i suoi tre figli sono costretti a vivere sotto scorta dal 2013.
Dal racconto di come si vive in una sorta di gabbia dorata è scaturito il libro autobiografico “A mano disarmata. Cronaca di millesettecento giorni sotto scorta”.
Nel 2015 il Presidente Mattarella l’ha insignita del titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica per il suo impegno contro la mafia.
In tutti questi anni Federica Angeli ha continuato, attraverso i suoi servizi giornalistici, a raccontare l’illegalità, facendo della denuncia al malaffare una battaglia quotidiana.
Una Donna che è un esempio di tenacia e forza, minacciata perché fa il suo lavoro con coraggio e che è dovere di tutti noi sostenere.
di Agatha Orrico
Giornalista freelancer, si occupa di femminismo e temi sociali
Official Web Site: www.stayrockforever.it
Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute
Pubblicato sul numero di febbraio del mensile
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