STRAGE CONTINUA PER IL CAPITALISMO

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Come sulle catastrofi naturali anche sulle morti sul lavoro ci vorrebbero far capire che non c’è niente da fare e dovremmo solo pregare che non ne succedono tante. E a chi risponde che come nelle catastrofi anche nelle stragi sul lavoro non c’è la mano punitiva di un Dio ma le scelte dell’uomo contro la natura e contro i diritti del lavoratore lo deridono come fosse lo scemo del villaggio. Ma noi scemi gridiamo anche che che di fronte allo stillicidio di morti sul lavoro, la risposta delle istituzioni rappresenta una evidente complicità raffigurabile in un palo che coadiuva una rapina. Solo che in questi quotidiani casi non si tratta di denaro ma di vite umane, non si tratta di casseforti ma di luoghi di lavoro, non si tratta di comuni banditi ma di imprenditori, non si tratta di un complici che fungono da pali in strada ma soggetti deputati alla salvaguardia del benessere psicofisico delle lavoratrici e dei lavoratori.

Banditi e pali che, invece, sono solerti nei tagli al costo del lavoro e quindi ai salari di chi lavora, ovvero: cornuti (poveri) e mazziati (messi a rischio di infortuni e morte).
L’Italia è prima in Europa per regali alle imprese (ammontano a vere e proprie finanziarie governative): i dati sul costo del lavoro pubblicati il 9 dicembre dall’Istituto Statistico della Germania mostrano che l’Italia è il Paese europeo che durante la pandemia ha ridotto di più il costo del lavoro (-8,2%), a fronte del fatto, conclamato da decenni, che fosse già ampiamente inferiore rispetto al resto dell’Europa.

Questa è l’Italia degli ultimi trent’anni, almeno, ma pochi l’hanno impressa nella memoria, forse perchè – nonostante lo stakonavismo dei grandi giornali e delle TV nello smemorizzare gli italiani – nessun pittore si è ancora cimentato in un’opera che raffiguri volti, luoghi e atti, vuol dire che oggi non abbiamo un Caravaggio che immortala i crimini dell’italico capitalismo come opera da tramandare non ai posteri ma in tutto l’occidente produttore di morte sul lavoro. Però l’originale sarebbe da conservare in Italia come territorio più subdolo nei suoi atti di connivenza con la morte sul lavoro.

I numeri sono inconfutabili di fronte all’ipocrisia dei banditi e dei loro pali: nel 2021 ci sono stati oltre 1404 omicidi di lavoratrici e lavoratori: oltre 695 sono deceduti sul luogo di lavoro mentre gli altri sono avvenuti durante il tragitto che portava al posto di lavoro.

Omicidi? Si, di omicidi si tratta se è vero, com’è vero, che tutti conoscono i percorsi produttivi e legislativi responsabili degli eventi quotidiani ma non prevengono il crimine girandosi dall’altra parte, gli imprenditori con la loro arroganza e le istituzioni con le loro lacrime di coccodrillo mentre scrivono le loro leggi con l’inchiostro simpatico, appositamente usato per non irritare i loro referenti economici: quelli che hanno solo 6.293 controlli in azienda su una platea di oltre 3,2 milioni di imprese: l’ 1,97 per mille (dati INAIL). Quelli che sono assistiti dal loro avvocato ministro Brunetta, il quale avendo la delega del DdL Concorrenza assicura che le imprese continueranno ad essere avvisate preventivamente delle ispezioni, più di prima per permettere loro di fare concorrenza alla vita dei lavoratori.

L’Osservatorio sulla sicurezza sul lavoro -curato dal già operaio metalmeccanico Carlo Soricelli, che in un governo di onesti sarebbe già stato inserito tra i maggiori consulenti del Ministero del lavoro- certifica che nel 2021, rispetto al 2020, i morti sui luoghi di lavoro sono aumentati del 18 per cento e rispetto al 2008 (anno di inizio delle rilevazioni di Soricelli) con un aumento dell’8 per cento. mentre l’INAIL dall’inizio dell’anno al 30 novembre 2021 -ancora non conteggiato dicembre – registra 1.116 denunce per infortuni mortali, al netto delle tante categorie di lavoratori non rilevate e dei lavoratori in nero, ad esempio in edilizia, nelle migliaia di mini imprese, al nord come al sud, piene di lavoratori immigrati e di tanti altri, anche anziani (oltre il 20 per cento dei morti nell’anno scorso aveva più di 60 anni) licenziati da grandi luoghi di produzione.

Come risponde il governo Draghi a questi numeri? Regalandoci altri incartamenti (Decreto-legge 21/10/2021 n. 146) nei quali si parla di potenziamento alle figure ispettive dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro facendone un fiore all’occhiello che però è appassito subito di fronte alle immediate critiche da parte sindacale e dei medici del lavoro. Il governo ha confuso compiti e figure competenti e non solo, ha calpestato per Decreto uno dei principi fondativi della riforma sanitaria 833 del 78, che assegna al SSN i compiti di prevenzione, vigilanza e controllo.

E’ noto che l’INL non ha figure competenti per esercitare funzioni che gli vengono attribuite, professionalità invece presenti negli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL che, però, negli ultimi due decenni sono stati depauperati dal 2009 al 2018 dai continui disinvestimenti operati da governi e Regioni con il taglio del 50% di operatori nei Servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro.
Senza una corretta attribuzione di competenze ai diversi “rami” ispettivi (Ispettori Ausl, Ispettori del Lavoro, Ispettori Inps, Ispettori Inail), al loro potenziamento e sempre maggiore specializzazione; senza l’abolizione degli Ispettori Inps e Inail; senza bandi per l’assunzione di nuovo personale in tutti i rami ispettivi, non ci sarà nessun atto concreto di salvaguardia della salute nei luoghi di lavoro.

Con questo decreto il governo ha anche ignorato l’essenza del retroterra che determinano salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare nelle microimprese e nelle assunzioni in precariato, ma dimentica anche i morti per tumori di origine professionale che sono stimati in numeri enormemente maggiori in rapporto ai morti accertati sul lavoro.

Deduciamo che ogni atto governativo viene fatto a prescindere da una analisi elementare: i lavoratori sono tutti morti per cause che già le leggi degli anni Cinquanta del secolo scorso avevano individuato, a conferma che i diritti del lavoro e la sicurezza dei lavoratori sono tornati indietro di 70 anni. Quindi la lotta contro la strage sul lavoro, è lotta alle categorie del capitalismo.

Non pretendiamo che questo governo assuma questa lotta di civiltà, non è nel suo DNA, però qualche atto di buonsenso potrebbe compierlo e giustificarlo, per non essere brutalmente rimproverato dai suoi referenti finanziari e impreditoriali, come obbligo istituzionale in questo periodo di emergenza pandemica che vede il mondo del lavoro, quello in chiaro e quello in nero, come luoghi sacrificabili al Dio profitto.
Nel caso questo miracolo succeda vogliamo regalare a qualche Parlamentare sensibile, per trasmetterlo al governo, un promemoria dal quale partire:

. L’organizzazione del lavoro negli ultimi 20 anni è gravemente peggiorata in quanto le aziende considerano gli investimenti sulla sicurezza un costo sapendo che penalmente rischiano poco metto in conto i morti sul lavoro, ai quali vanno aggiunti quelli che muoiono a causa delle malattie professionali per patologie dovute alle esposizioni di sostanze tossiche presenti sul lavoro di varia natura e si aggiungono quelle differite per infortunio e quelli non denunciati perché lavoranti al nero;

. Le aziende pur di fare più profitti tolgono anche gli strumenti di protezione la dove esistono, come è avvenuto nel caso di Luana D’Orazio, togliendo le sicurezze che impediscono a chi ci lavora;

. Le imprese per risparmiare sui costi del lavoro, non fanno formazione, informazione, addestramento dei lavoratori, in modo adeguato e di norma le RLS non hanno più nessun ruolo di contrattazione per il controllo dell’organizzazione del lavoro;

. Le imprese assumono, con contratto di apprendistato, contratto interinale, contratto a termine, partite iva, false cooperative, contratto in affitto, ecc…ecc…, ci sono ben 45 forme di contratti precari in base alla legge n. 30 (Biagi) e cercano di incrementare in continuazione carichi e ritmi di lavoro, costringono a straordinari per non assumere nuovo personale, non facendo formazione adeguata;

. Con la legge la legge n. 30“Biagi” e con il Jobs Act attraverso l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori, il datore di lavoro può dire: “fai come ti comando altrimenti sei licenziato“ ed i lavoratori sono costretti ad accettare ogni tipo di vessazione!

. Il lavoro è stato frantumato in termini legislativi anche dall’ultima legge sugli appalti, con le aziende “madri”, che possono dare in appalto e subappalto attività lavorative con gare al massimo risparmio (prima dell’ultima legge si chiamava “massimo ribasso”) e quindi tagliando sui costi della prevenzione e sicurezza (la maggioranza dei morti nei luoghi di lavoro sono dipendenti da aziende in appalto);

. In Italia ci sono circa 800 contratti pirata: cioè, non essendoci una legge sulla rappresentanza e rappresentatività dei lavoratori, le aziende fanno costituire sindacati di comodo dei lavoratori e con loro fanno contratti nazionali con salari e normative capestro che dopo applicano ai propri dipendenti.

Quindi, se ci sono orecchi sensibili nel Parlamento potrebbero utilizzare questo promemoria per dare un senso al loro mandato e accorciare le distanze con il mondo del lavoro. Concedere fiato ai sindacati e conforto alle famiglie dei 1404 lavoratori morti nel 2021.

Franco Cilenti

Già Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza

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