Strage di Brandizzo: no all’uso del cosiddetto “errore umano” come capo espiatorio
La orrenda strage era prevedibile e si configura come “strage dolosa “ o quantomeno come “strage colposa con previsione “ da imputare- a nostro avviso- a RFI E SIGILFER
Il rispetto delle vittime esige LUTTO SOLIDARIETA’ e VERITA’
Ovviamente non vogliamo né sostituirci alla procura di Ivrea né “dare suggerimenti”; esprimiamo semplicemente e con forza il nostro punto di vista che cercheremo di “portare” anche in tribunale;
la ricostruzione dei fatti che hanno causato la strage deve essere garantita con un approccio sistemico che prenda in esame la organizzazione del lavoro nel suo complesso, i rischi effettivi, la ergonomia , i ritmi di lavoro, la fatica, gli orari, la psicologia del lavoro, il distress occupazionale ;
rigettiamo la interpretazione semplicistica, semi-assolutoria e sostanzialmente iniqua e falsa del cosiddetto “errore umano” , concetto abusato da sempre dai padroni per negare le proprie responsabilità;
pare che i riflettori si stiano accendendo su due potenziali “responsabili” : il responsabile RFI addetto al contatto con la ditta esecutrice dei lavori e il capocantiere di questa ultima , la Sigilfer, descritta peraltro dal sindaco di Borgovercelli come un “fiore all’occhiello del paese” ! ;
il rischio che i riflettori si accendano “solo” su questi due lavoratori, scampati dalla strage e ancora sotto shock, verosimilmente, anche per un loro eventuale vissuto di colpa rispetto agli eventi, è rischio grande che porterebbe ad una lettura semplicistica e riduzionistica dell’evento;
occorre invece una chiave di lettura sistemica che punti i riflettori sulla organizzazione del lavoro:
- Il lavoro notturno è non solo fonte di distress ma è classificato persino (dopo il relativo tempo di latenza) a rischio cancerogeno (Iarc 2 A) ; già alla fine dell’ottocento le prime leghe operaie lo consideravano un lavoro disumano e ne auspicavano il superamento ; oggi anche fonti istituzionali parlano di “orari antisociali” e si evidenzia in tutto il mondo un eccesso evitabile- per ragioni di salute pubblica- di ricorso al lavoro notturno; ai padroni questo non interessa perché usurare i lavoratori fa parte integrante della economia capitalistica
- Il distress, in questo caso lavorativo, può avere effetti deleteri sulla salute umana; tra questi anche effetti negativi sulla memoria, sulle capacità e performances cognitive, sulla capacità e velocità decisionale
- Le prime cronache ci dicono che uno dei lavoratori avrebbe affermato : “pensavo che il treno fosse già passato” ; altri riscontri testimoniali, per ora “giornalistici”, asseriscono che il treno è transitato in ritardo e dunque i due riscontri sembrerebbero combaciare anche se il lavoratore “pensava” ma non ha visto
- E’ più che evidente che affidare la sicurezza e la speranza di vita e di salute ad una organizzazione del lavoro fondata sul “pensavo” e/o su orari che slittano in avanti (senza preavviso ?!) , evidenzia una colpevole incuria ed una estrema precarietà del sistema di prevenzione
- RFI destina notevoli risorse (sempre delegando la gestione a soggetti esterni) a: formazione alla sicurezza generale, “cultura della sicurezza della circolazione dei treni” , psicologia del lavoro , controlli fiscali sull’eventuale uso di sostanze stupefacenti (risorse dedicate all’acquisto di kit per esami di sangue, urine, saliva e matrici cheratiniche !) ; MA CON QUALI RISULTATI SE POI SI EVIDENZIANO BUCHI ENORMI COME QUELLO DI NON RIUSCIRE AD EVITARE UNA STRAGE PERCHE’ UNO DEGLI ADDETTI ALLA SICUREZZA “PENSAVA” CHE IL TRENO FOSSE GIA’ PASSATO ? Di fronte alla strage di Brandizzo si ha l’impressione di programmi di formazione e ricerca “astratti” , evidentemente con scarsa ricaduta e inficiati da una impostazione “parolaia” ; ma come si spiega la solerzia fiscale (d’accordo la legge “consente”) sulle eventuali abitudini “voluttuarie” del personale viaggiante se poi non si fa abbastanza per evitare che due macchinisti transitino rovinando su un cantiere in attività ?
- Chi si è reso responsabile di un sistema di prevenzione così aleatorio deve pagare anche per il trauma subito dai macchinisti , certamente, non mortale , ma da non sottovalutare (COME SPESSO FINO AD OGGI SI E’ FATTO ANCHE IN SEDE ASSICURATIVA E MEDICO-LEGALE)
- DUNQUE, certamente, come abbiamo già detto, la procura di Ivrea non ha bisogno dei nostri “suggerimenti” : dobbiamo tutti acquisire il DUVRI-documento di valutazione dei rischi da interferenza per capire come è possibile CHE SI CONSUMI UNA STRAGE perché uno dei preposti “<PENSAVA CHE…”;
- LE TRAGEDIE SI RIPETONO A RITMO INCESSANTE E PURTROPPO LE DINAMICHE SONO SPESSO ANALOGHE, PREVEDIBILI, A VOLTE – QUESTO AUMENTA I SENTIMENTOI DI LUTTO E DI RABBIA-FACILMENTE PREVEDIBILI
- La strage di Brandizzo conferma drammaticamente che i lavoratori non possono e non devono delegare la valutazione del rischio alla gerarchia aziendale, devono invece, ATTIVANDO OVUNQUE GRUPPI OPERAI OMOGENEI DI LAVORATORI ESPOSTI A RISCHIO, FARE LA LORO VALUTAZIONE CONFRONTADOLA CON QUELLA DEL PADRONE E COOPERANDO DIALETTICAMENTE CON I SERVIZI DI VIGILANZA
OCCORRE RIEQUILIBRARE I RAPPORTI DI FORZA TRA CAPITALE E LAVORO, OCCORRE “ARRIVARE IL GIORNO PRIMA”, I LAVORATORI HANNO DIRITTO ALLA STESSA SPERANZA DI VITA , DI SALUTE E DI BENESSERE DI CHI NON E’ ESPOSTO A RISCHI
ABBIAMO VISTO IERI UNA SCRITTA “NAIF” LUNGO LA AUTOSTRADA A RIMINI : QUELLO VESTITO IN GIALLO SULLA STRADA E’ IL MIO PAPA’ , RALLENTA…
FA SORRIDERE E FORSE FA SCAPPARE QUALCHE LACRIMA MA E’ VERO : QUESTA ORGANOZZAZIONE DEL LAVORO FA PIANGERE PER LE CONSEGUENZE E PER I LUTTI DIROTTO ANCHE I BAMBINI, LA DOBBIAMO FERMARE E CAMBIARE
Anche questa volta siamo arrivati “il giorno dopo”; anche “noi” abbiamo le nostre responsabilità ; questo aumenta il senso di frustrazione e di impotenza, AUMENTA I NOSTRI SENTIM ENTI DI RAMMARICO E DI LUTTO ma ci induce a intensificare i nostri sforzi per un futuro “migliore”.
Vito Totire
Medico del lavoro/psichiatra
Portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
Bologna, 2.9.2023
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