Su declino progressivo e caduta inevitabile dell’Impero USA

(seconda parte)

Prima parte https://serenoregis.org/2025/04/04/impero-usa-declino-progressivo-e-caduta-inevitabile-prima-parte/

Johan Galtung

(inedito del 2015)

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6. E il declino e la caduta?

Date uno sguardo alle 14 contraddizioni e poi alla definizione d’impero. Il modo di risolvere queste erosioni al cuore del sistema è molto semplice:

  • Per le 3 contraddizioni economiche: ridurre, magari anche smettere di sfruttare!
  • Per le 4 contraddizioni militari: ridurre, magari anche smettere di uccidere!
  • Per le 2 contraddizioni politiche: ridurre, magari anche smettere di dominare!
  • Per le 3 contraddizioni culturali: ridurre, magari anche smettere di alienare!
  • Per le 2 contraddizioni sociali: ridurre, magari anche smettere tutto quanto sopra!

Ad ogni riduzione, l’Impero USA, per definizione, declina. Ad ogni cessazione, l’Impero USA cade. Se cessano tutt’e quattro l’ìImpero USA è venuto meno, benché qualcosa possa sopravvivere in forme residuali, come l’Impero russo in Cecenia e l’Impero britannico in Iraq. L’esempio recente più drammatico è forse la dissoluzione dell’Impero francese: de Gaulle ebbe l’incredibile grandeur personale di porre fine all’intero impero (eccetto nel Pacifico e qualche altro luogo) e come gli imperi sovietico e britannico ne sorsero vari pasi indipendenti. Il capitalismo globale, però, ha la tendenza di ricreare sfruttamento transconfinario, e ci sono quindi, residui, come detto. Tuttavia, dagli imperi occidentali negli anni 1960 e dall’impero sovietico negli anni 1990 nacque un nuovo mondo.

Solo gli ingenui supporrebbero che fosse un paradiso in terra. I nuovi sistemi emergono con le proprie contraddizioni. I governate degli imperi britannico, francese e sovietico avevano concluso che i costi superavano di gran lunga i ricavi. Qualcun altro talvolta conclude che i costi della caduta, compresa la Periferia, superano di molto i ricavi. Il che ovviamente dipende dal sistema successore, dall’alternativa. In quanto a me, preferisco una governance globale delle Nazioni Unite, e non un Impero UE.[9] Ma quella è un’altra storia.

Gli imperi britannico e francese si basavano su colonie “oltremare”, quello sovietico su territori contigui, già zaristi/bolscevichi, in “unione”, e l’Impero USA su quanto sanciva il pianificatore del Pentagono, con la Periferia non-USA costituita da paesi “indipendenti”. Ciò confonde qualcuno il cui concetto d’impero è collegato a “colonie” anziché a paesi indipendenti; e altri il cui concetto è collegato all’“oltremare”, non a territorio contiguo. Altri ancora si sono confusi per l’essere tre di questi Centri democrazie occidentali, aldilà del sospetto di commettere mai torti importanti.

La definizione iniziale di questo saggio si basa sul rapporto di scambio ineguale fra Centro e Periferia, non sulla geografia periferica o la comunità civica centrale. Tale scambio ineguale, diviso nelle quattro componenti, è la contraddizione madre dell’impero in quanto sistema. Dalle 4 contraddizioni profonde derivano le 14 contraddizioni di superficie, visibili a tutti, la materia del giornalismo; quelle profonde quasi mai lo sono. Il modello in essenza esplorato finora è dunque: 4 contraddizioni profonde implicano 14 contraddizioni di superficie

Col maturare, sincronizzarsi e sinergizzarsi delle 14, il Centro può allentare la presa sulla Periferia in un atto consapevole, illuminato (de Gaulle) o veder dissolversi l’Impero, lentamente (UK) o rapidamente (URSS). USA, la scelta sta a voi.

Ma gli USA ora si comportano come un elefante ferito, scalciando in ogni direzione. E’ la fase ebolliente della demoralizzazione, con le emozioni che impediscono un pensiero razionale su quel che è e dovrebbe essere, cui segue una fase glaciale, un “ma sì, vada”, più come l’URSS, o Clinton. La demoralizzazione oscilla prima di stabilizzarsi. Come le patologie degli individui, la guarigione è in rapporto alla capacità di sovrastare la patologia anziché viceversa. Come adesso, con gli USA sospinti da un conflitto prevalentemente auto-prodotto.

Il modello di cui sopra adesso può essere espanso:

[4] implica [14] (che) implica demoralizzazione (che) implica -[4] (che) implica -[14]

Le 4 contraddizioni profonde conducono alle 14 di superficie che a sua volta conduce alla demoralizzazione che conduce a un lasciar fare dell’Impero e quindi alla dissoluzione delle 14.

Però: le 4 possono avere radici più profonde.

Allora, donde viene l’inequità? Da un capitalismo scatenato così inequo da aver bisogno di qualche protezione militare. Ma donde viene il capitalismo? E tutta quella violenza? Il complesso di superiorità culturale con tanto di diritti e doveri missionari, e nessun dovere di capire altre culture, può aver a che fare col senso di eccezionalismo in quanto Popolo e Paese Eletti da Dio. Ma donde viene quell’idea? E così via. Le 4 contraddizioni che definiscono l’Impero USA non son prive di cause, né di condizionamenti. Ma il punto qui non è la loro rimozione, né quella di cause ancor più profonde ma molto evasive. Che può avvenire con cicli di feedback negativo via una fede calante nell’attuabilità dell’Impero in quanto sistema, cioè la demoralizzazione.

Le 14 possono avere altre radici.

Le contraddizioni economiche provengono dal capitalismo; gli USA erano violenti prima dell’Impero USA; alcuni membri della UE possono odiare l’Impero USA perché è d’impiccio a loro proprie ambizioni; lo stesso vale per culture competitive come un Islam che vuole un dar-al-Islam (casa dell’islam) in espansione, come successore del campo di battaglia (il dar-al-harb). Ma il mondo sta meglio sotto gli USA che sotto la UE o l’Islam, dicono alcuni. In parte vero, ma il problema non è solo la quota USA della torta capitalista mondiale, ma come essa comporti uccisioni, dominazione e alienazione. Questo deve declinare, cadere e sparire, pur badando intanto alle altre contraddizioni.

Ci saranno lotte di classe, generazione, genere, nazione anche senza l’Impero USA. Sì, ma oggi è quello il maggior problema.

Le 14 possono rafforzare l’intento di mantenere le 4.

Inizialmente e una alla volta, sì. Ci si può fare della cosmesi, introdurre blandi compromessi, silenziare chi articola le contraddizioni, ridicolizzarli, perseguitarli, ucciderli. E’ la sinergia di varie contraddizioni che porta alla demoralizzazione e al definitivo declino. Le contraddizioni fra nazioni dominanti e dominate entro un paese tendono a rimbalzare indietro e trovare nuovi sfoghi. I dominate hanno di fronte una forza brutale ma non dubbi tormentosi sull’attuabilità. La loro patria nazionale è un sogno non messo alla prova da contraddizioni, mentre l’impero è stato verificato e trovato inattuabile a qualunque velocità.

La demoralizzazione può non rinnegare le 4.

Stiamo parlando di fede calante nell’attuabilità, addirittura nella legittimità, dell’Impero, dapprima con rabbia cocente, poi un lasciar andare glaciale, con la possibilità di un lasciar andare autonomo. O il Centro smolla intenzionalmente la presa, o la Periferia sguscia fuori da questi artigli viscidi e fiacchi. In un modo o nell’altro, declino e caduta.

Però, dopo una fase di demoralizzazione una nuova classe politica può decidere di non lasciar andare, ma anzi di rafforzare la presa, come stanno appunto provando gli USA proprio adesso. Dato l’ovvio, l’impermanenza di tutto, questo non farà che posporre l’inevitabile.

Non riconoscere le 4 può non rinnegare le 14.

Vero, certo più sì che no. Come esplorato qui di seguito, si può perfino parlare di contraddizione oggettiva l’averne perso o anche demolito l’argomento in cerca di un nuovo argomento. Ci sono molte altre radici per molte delle contraddizioni. Che una contraddizione (sindrome) possa nasconderne un’altra, l’una che sboccia mentre l’altra appassisce, è chiaro. Ma quest’intuizione taoista non ne fermerà la maturazione. In quanto all’Impero USA, c’è luce in fondo al lungo tunnel contorto. Ma dopo questo ci saranno nuovi tunnel.

7. Sulle contraddizioni in generale

Il concetto stesso è contraddittorio nel senso di tensioni fra i significati. Il fattore comune sembra essere un insieme, un holon, un sistema, con almeno due forze in azione. La tensione è fra le forze. Non si presumono solo due forze, né che siano esattamente opposte, né che siano della stessa grandezza. La Terza legge di Newton è scritta in quel modo, esprimendo una contraddizione. Ma quello è un caso speciale e non deve distorcerci le idee di sistemi sociali. Ci serve un discorso più generale.

Prima di valutare due o più forze, esploriamo i casi di una o nessuna.

Pur con la vaghezza di “forza” non è irragionevole attribuire la proprietà “morto” a un sistema senz’alcuna forza, alcun movimento, tendenza, inclinazione. Si può obiettare che avviene molto a un corpo sepolto: “a” sì, ma non “in”. Le forze sono esogene al sistema, non endogene, come in un organismo vivente.

S’introduca una forza, come correre. Il corpo spende energia. E a controforza non è lenta ad annunciarsi come affaticamento, dove tentare di cambiare un moto in non-moto s’intende come “riposo”. L’analogia meccanica suscita l’idea di R, una forza risultante in cambiamento dinamico che riflette ampiezza e direzione di tutte le forze. Il sistema si muoverà o riposerà con la risultante. R>0 significa movimento, R=0 equilibrio, R<0  deficit di riposo.

Una forza è sempre accompagnata da una controforza? C’è sempre una reazione con un’azione? E nei sistemi con previsione, potrebbe perfino esserci una proazione per ogni azione prevista? E una pro-proazione? Lo trovo un assioma molto utile nell’analisi di sistemi sociali e personali. Ma non vedo motivo di supporre che reazione e proazione siano necessariamente opposti. Potrebbero anche essere allineati all’azione e, almeno all’inizio, rafforzare l’azione.

L’idea di forza-controforza gemelle potrebbe condurci a un numero pari di forze poiché si presentano a paia. Non che una produca o generi l’altra, che porta a un numero infinito. Piuttosto, supponiamo sincronicità; sono “co-sorgenti”, secondo l’epistemologia buddhista, anziché una che genera l’altra, e così di seguito. E non c’è motivo di pervenire a un numero pari. Un’altra metafora potrebbe essere un fascio di forze in qualche modo responsabili delle tensioni nel sistema.

Passiamo dal discorso generale su “sistemi” e “forze” a più specifici sistemi sociali e personali. In prossimità concettuale c’è l’idea di “conflitto” come tensione nei sistemi tesi a un obiettivo a causa di incompatibilità fra gli obiettivi. I quali allora sono associati alla vita anche se attribuiti metaforicamente alla non-vita come in “montagne in sforzo verso l’alto”. Se ci sono obiettivi incompatibili nello stesso sistema abbiamo un dilemma, se in sistemi differenti, una disputa. Un soggetto con obiettivi conscio di essi è un attore, se non conscio, una parte. Col che s’introduce la principale distinzione fra contraddizioni soggettive e oggettive.

Una contraddizione soggettiva passa per ed è riflessa da un cervello umano, come pensiero/consapevolezza discorso/articolazione, azione/mobilitazione; ma non necessariamente in tale sequenza, intellettualizzata come da un filosofo che prima riflette, poi scrive e poi – può darsi faccia nulla. Potremmo altrettanto assumere l’ordine contrario, l’attore che si mobilita per l’azione per vecchia abitudine, poi dice quel che sente di pensare e pensa di sentire. O qualunque altra sequenza. Ma prima o poi c’è consapevolezza.

Con due obiettivi abbiamo due forze in cerca d’obiettivo, A e B,  e tre possibilità di risultante: R=A (A vince), R=B (B vince) or R=0, un equilibrio intermedio, noto anche come un compromesso.

A questo punto l’analogia meccanica viene meno. I tre casi non esauriscono le possibilità; inoltre, non eliminano la contraddizione. A o B vince non vuol che il perdente insoddisfatto non abbia più lo stesso o altro obiettivo incompatibile con quello del vincitore. La contraddizione c’è ancor sempre, sotto il coperchio del calderone bollente di una sconfitta. E un compromesso può lasciare insoddisfatti l’uno e l’altro. Se usiamo il termine “acuta” per la contraddizione com’era, a un compromesso può addirsi “smussato”. Ma come si trascende la contraddizione?

Visto che le tre possibilità esauriscono la logica delle forze opposte entro un sistema, la risposta è “cambiando il sistema”. Questo è quanto Gorbaciov si trovò di fronte nella contraddizione fra l’Impero URSS e le forze sociali che volevano un cambiamento basilare nella Repubblica Democratica Tedesca (DDR): lasciò andare la DDR. Essendo allora la contraddizione fra gente ed élite di partito nella DDR, questa seconda cedette alla Germania Ovest (BRD) essendone infine assorbita. Ne risultò che l’Impero URSS declinò e cadde e la BRD assorbì la DDR. C’è ancora la contraddizione, ma trova altre articolazioni.   Ed è quanto il successore di Gorbaciov non riuscì mai a fare con la Cecenia.Tutto quel che gli riuscì fu d’impedir loro di vincere, non di trascendere la contraddizione.Perché fosse invece possibile, avrebbero dovuto lasciar andare la Cec’nia, ciò che peraltro accadrà comunque prima o poi.

declino

Berlin: 40. Jahrestag DDR/ Parade/
Eine Ehrenparade der Nationalen Volksarmee leitete die Feierlichkeiten am 7.Oktober ein. Auf der Ehrentribüne in der Karl-Marx-Allee wurden herzlich begrüßt der Generalsekretär des ZK der SED und Vorsitzende des Staatsrates der DDR, Erich Honecker, und weitere Mitglieder der Partei- und Staatsführung der DDR sowie der Generalsekretär des ZK der KPdSU und Vorsitzende des Obersten Sowjets der UdSSR, Michail Gorbatschow (7.v.l.), und weitere Repräsentanten aus dem Ausland. Di Bundesarchiv, Bild 183-1989-1007-402 / Franke, Klaus / CC-BY-SA, CC BY-SA 3.0 de, Collegamento

Affinché sia trascesa la contraddizione e rilassata la tensione, ci vuole un cambiamento di sistema, tanto più quanto più è profonda la contraddizione nel sistema. Un impero non si cambia sopprimendo, vincendo su qualche parte in gioco e tanto meno attore, ciò rende l’impero solo più imperiale. Un impero si cambia diventando meno imperiale. Cosa nota anche come daclino dal punto di vista dell’impero. Al cui termine c’è la sua caduta.

Si possono così riassumere le fasi nel ciclo di vita delle contraddizioni:

[0] Contraddizione oggettiva indipendente dalla consapevolezza

[1] Formarsi della consapevolezza mediante il PENSIERO (intrasoggettiva)

[2] Articolazione mediante la PAROLA (intersoggettiva)

[3] Mobilitazione mediante l’AZIONE (privata e/o pubblica)

[4] Lotta fra gli attori mobilitati

– violenta o nonviolenta

– rapida o lenta

– senza o con mediatori esterni

– con meno o più polarizzazione = scoppiamento

[5] Esiti della lotta

[a] prevalenza o compromesso – tornando a [0]-[4]

[b] trascendimento = una nuova realtà

– trascendimento negativo subendo un nuovo attore

– trascendimento positive in quanto nuovo accoppiamento

Con la sequenza [1]-[2]-[3] una parte diventa attore che persegue obiettivi con tattica più o meno adeguata scelta fra [4].

[5a] non termina il ciclo vitale di una contraddizione, ma solo un coperchio appostole sopra o un suo smussamento, come sopra argomentato.

[5b] trascendimento, cioè fine del ciclo vitale di quella contraddizione. Ciò non significa fine/morte del sistema, che può albergare altre contraddizioni a vari stadi di ciclo vitale.

Trascendimento – l’andare oltre – è la creazione di una nuova realtà:

  • trascendimento negativo, né-né; obiettivi non conseguiti
  • trascendimento positive, sia-sia; obiettivi conseguiti, con uno sviluppo imprevisto.

Si prenda il conflitto Ecuador-Perù su dove tracciare il confine in una zona contestata di 500 km2 nelle Ande, con tre guerre per comporre la contesa. Vittoria militare per uno dei due, annessione della zona al proprio territorio nazionale – è “prevalenza”. Tracciare un confine, per esempio lungo una linea di tregua – è “compromesso”. Un trascendimento negative potrebbe essere destinare la zona all’ONU o all’OEA (Organizzazione degli Stati Americani), creando una nuova realtà sociale. Mentre positivo sarebbe farne una zona binazionale, in comproprietà, con lo sviluppo imprevisto che nessuno dei due paesi ne ha il monopolio. Una nuova realtà. E ambedue e nuove realtà/sistemi produrrebbero a loro volta le proprie contraddizioni.

E’ giunto il momento di esplorare i rapporti problematici fra contaddizioni oggettive e soggettive.

Un sistema sociale si presenta con differenze fra categorie– come generi, generazioni, razze, classi, nazioni, territori – che poi diventano rapporti in un sistema interattivo; che poi diventano linee di faglia, di solito perché l’interazione è in termini disuguali.; che poi possono arrivare a una polarizzazione e a una struttura di discriminazione accompagnata da una cultura di pregiudizio. Tutte le società note hanno in seno più o meno queste disuguaglianze e inequità.

Un impero usa tali strutture e culture come mattoni e lo si può considerare come un sistema binario (o multipiano) che collega linee di faglia nazionali e globali. C’è un Centro e una Periferia nel sistema globale paesi. Anche nel Centro stesso, e così nella Periferia, ci sono un centro e una periferia. Tutt’e tre i sistemi possono basarsi sulla logica della quadrupla inequità (talvolta uccisori-uccisi sostituiscono più blandi guardiani-prigionieri).   Il fulcro del sistema è l’armonia fra il centro del Centro e il centro della Periferia.[10]

Gli USA hanno ragione di provare proprio adesso (estate 2003) a costruire un centro irakeno in armonia di interessi con il centro dello stato/megaziende USA. Tale centro irakeno deve svolgere le quattro funzioni localmente e consegnare i frutti dello scambio ineguale – valore economico, terroristi ricercati, obbedienza, condizionamento – al Centro (USA/UK), trattenendo una commissione/ricompensa [per l’élite], cioè un livello di vita materiale equivalente a quello dell’élite USA.

Quanto appena descritto vale per un impero semplice che connetta tre sistemi di scambio ineguale, due nazionali e uno globale. L’impero USA è complesso; in quanto egemone mondiale, nessun sistema nazionale è interamente scollegato da tale impero. L’impero UE connette 15 paesi (presto 25) del Centro a oltre 100 paesi della Periferia, seppur blandamente.

Ci sono anche altre divisioni oltre alle line di faglia delle società nazionali e globale, come fra i partiti politici di società più o meno democratiche, e gruppi di paesi in un sistema globale non-democratico. I movimenti sociali, le contraddizioni soggettive, più o meno consce, articolati/e e mobilitati/e trasversalmente a linee divisorie primordiali o create di fresco, polarizzano il sistema e sono pronte alla tenzone [4]. Ma a che pro?

Idealmente per una contraddizione oggettiva, una tematica irrisolta al centro, che poi diventa la causa del movimento. E che dà luogo al problema basilare dell’adeguatezza nell’accoppiamento fra contraddizioni soggettive e oggettive, fra le cause e le problematiche; entrambe parti della realtà sociale. Ma i movimenti possono avere una consapevolezza inadeguata e dare un taglio sbagliato alle problematiche. E un tema stesso può essere un orfano, in attesa di essere colto da un movimento con adeguata consapevolezza. Può esserci contraddizione fra di movimento contraddizione e una di tema. E il risultato è male, una politica fuori binario.

Sicché, la contraddizione soggettiva in Myanmar/Birmania fra l governo militare autocratico SLORC e il movimento pro-democrazia capeggiato da una donna, identificata con una nazionalità in una società multi-nazionale, una di ceto medio/superiore in una società poverissima, sposata a un’occidentale in a paese che sta sviluppando una propria identità, può essere inadeguata per le contraddizioni oggettive del paese. Da un punto di vista occidentale le contraddizioni base sono autocrazia vs. democrazia (occidentale) e chiusura vs. apertura del paese alla penetrazione economica e culturale. La contraddizione soggettiva è adeguata a quelle problematiche. Ma ce ne sono altre; l’inadeguatezza può far deragliare il processo. l’oggettivo e il soggettivo devono in qualche modo specchiarsi reciprocamente.

Così, Gandhi aveva letteralmente parlato per spogliarsi della sua occidentalità e degli effetti personali da casta superiore, diventando molto hindu e condividendo le condizioni di vita delle caste inferiori e degli intoccabili prima di poter guidare le masse indiane verso la libertà e la democrazia. Il leader dell’India Libera, però, Jawaharlal Nehru, era molto occidentale, di casta molto alta, molto laico, e guidò l’India esattamente in quella direzione. Gandhi voleva un’India basata sui “circoli oceanici” di villaggi autonomi, autosufficienti; Nehru un’India moderna, laica, industriale, socialista. Il soggettivo importa.

I liberal tendono a studiare i movimenti soggettivi e i marxisti le questioni oggettive. L’argomentazione qui è a favore del sia-sia, e più in particolare sulla contraddizione fra le due contraddizioni.

Un esempio dalla Norvegia: la contraddizione oggettiva di un secolo fa fra i “benestanti” e la maggioranza della “gente comune”, in condizioni di vita scoscese all’inverosimile, e le contraddizioni soggettive nel sistema dei partiti. La gente comune viveva d’agricoltura, pesca, caccia, e come lavoratori dipendenti; i benestanti di rendita patrimoniale, come datori di lavoro o autonomi. C’erano zone grigie. Il partito Laburista, con un atto di genio politico, creò un’alleanza di coltivatori, pescatori e operai d’industria, molto adeguatamente posizionata contro i benestanti; che vinse le elezioni, prevalse per due generazioni, e creò una nuova realtà sociale, lo stato previdenziale (welfare).

Quella società aveva le proprie contraddizioni oggettive, nel porre una minoranza di anziani-donne-fragili/handicappati-lavoratori stranieri contro il resto. Non portata avanti da contraddizioni soggettive adeguate, la contraddizione oggettiva si approfondisce in mezzo all’abbondanza. Il partito Laburista era del tutto inadeguato. E la questione rimane insoluta.

Movimenti contro l’Impero USA: la realtà sociale è complessa.

Solo quando causa e problema coincidono i movimenti saranno adeguati.

NOTE:

[9]. Negli USA si vede sovente un’alternativa in un Impero Cinese, in linea con l’antica tradizione anglosassone di vedere il rapporto fra n.1 e n.2 al potere come un gioco a somma zero. Per l’Inghilterra, il paese che si presume senza amici permanenti, senza nemici permanenti ma con interessi permanenti, questo era di solito la Francia, ma dopo che essa fu sconfitta dalla Germania unita nel 1870-71 che esibì la sua bravura industriale, fu la Germania ad essere nominata nemico. La Cina come nemico trascura migliaia d’anni di storia cinese con nessun sistema imperiale al di fuori dei confini [fisici] dell’ Himalaya, del Gobi, della tundra e del mare. La Cina è centrata su di sé nel proprio sviluppo/modernizzazione e tende tuttora a vedere il mondo aldilà di quei confini come di barbari del sud, ovest, nord ed est.

[10]. Così, “A Structural Theory of Imperialism” (in Essays in Peace Research, Volume IV, Copenhagen: Ejlers, 1980, pp. 437-91) di Johan Galtung costituisce il fondamento allo sviluppo della teoria dell’involuzione imperiale – declino e caduta- di questo saggio.


EDITORIAL, 31 Mar 2025

#893 | Prof. Johan Galtung – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

11/4/2025 https://serenoregis.org/

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