SUL DEPOSITO NAZIONALE DEI RIFIUTI RADIOATTIVI UNA SVOLTA PERICOLOSA
Samuele Poy dopo aver illustrato il percorso normativo che sta portando alla scelta del luogo in cui realizzare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, sottolinea come la procedura, introdotta di recente, che consente l’autocandidatura dei territori può generare rischi non trascurabili in termini di minore sicurezza, opportunismo politico e mancato coinvolgimento del territorio. La sua conclusione è che non si deve rinunciare all’utilizzo di criteri scientifici inattaccabili e alla condivisione piena delle scelte con le comunità locali.
Discutere di energia nucleare in Italia, dalla tragedia di Chernobyl in avanti, non è facile. Non fa eccezione una questione connessa, che è l’identificazione del luogo in cui costruire il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi (e il relativo Parco tecnologico), tema sul tappeto oramai da decenni senza che si sia trovata una soluzione. Ma negli ultimi mesi vi sono stati alcuni rilevanti sviluppi che vale la pena di esaminare in chiave critica.
Il Deposito nazionale dovrebbe risolvere un problema annoso nel nostro Paese, cioè la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività, nonché lo stoccaggio temporaneo di quelli a più alta attività. Parte di essi sono il lascito delle centrali nucleari attive fino al 1990; altri, derivano dalla sanità, dalla ricerca, e dall’industria nella loro normale attività. I rifiuti sono attualmente stoccati in decine di luoghi sparsi in Italia (ex impianti nucleari, centri di ricerca, etc.) o all’estero, e dovranno essere manutenuti per diverse centinaia di anni. La scelta del luogo più idoneo è diventata urgente: i costi associati all’attuale allocazione sul territorio dei rifiuti sono notevoli, e i rischi ambientali si sono moltiplicati.
Un problema di lungo corso. La questione non è nuova. Per rimanere agli anni più recenti, nel 2003 il comune di Scanzano Jonico (Matera) fu scelto d’autorità dal governo con un decreto per ospitare il Deposito nazionale. L’esplosione della protesta (si ricorderà la “marcia dei 100.000”) convinse però l’allora governo a fare marcia indietro. Il percorso intrapreso dal 2010 in avanti si è caratterizzato per il rilancio di una procedura di valutazione dei territori basata su solide basi scientifiche e sulla condivisione con le comunità. L’Italia è stata scandagliata in lungo e in largo alla ricerca di zone che rispettino una serie di criteri riconosciuti dalla comunità scientifica (15 di esclusione e 18 di approfondimento) e che garantiscono sicurezza per il confinamento di rifiuti radioattivi. Al termine di un lungo lavoro (non poco costoso in termini di risorse) è stata redatta da Sogin la proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), che identifica 67 aree. Dopo consultazione pubblica e numerosi seminari, è stata proposta la Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) che considera tali 51 di quelle 67 aree.
Il tackle della politica. Negli ultimi mesi del 2023 il cambio di rotta. Con il Decreto Energia (D. L. 181/2023) si è introdotto un procedimento ulteriore che prevede la possibilità per i territori di “autocandidarsi” a ospitare il Deposito e la redazione della Carta Nazionale delle Aree Autocandidate (CNAA). Località già ritenute “non idonee” (non incluse, cioè, tra le 51 della CNAI) possono chiedere una nuova valutazione del territorio. Un emendamento approvato in fase di conversione in legge (su proposta dei deputati di Azione) consente di rivedere la valutazione con il solo vincolo che il giudizio negativo già espresso sia riconducibile a “ragioni tecniche superabili con adeguate modifiche al progetto definitivo di Deposito, o per non conformità ai criteri di esclusione nel frattempo decaduti o modificati”.
La procedura con autocandidatura, così come ideata, suscita diversi dubbi di merito e di metodo. Un primo tema è la messa in secondo piano di un percorso (quello delineato da CNAPI e CNAI) la cui architettura si basa su una combinazione di pareri scientifici e condivisione con le comunità, in atto da anni. Scegliendo la strada delle autocandidature non è più necessario l’impegno per raggiungere l’accordo con la parte interessata (evidentemente già consenziente) e ciò rende questa soluzione preferibile per il decisore. I rischi sono però molteplici. Il primo dubbio riguarda la sicurezza ambientale di un’infrastruttura, come il Deposito nazionale, ad alto rischio in caso di evento critico. La procedura sembra infatti aprire alla possibilità di non utilizzare gli stessi standard per la valutazione della sicurezza già impiegati per la redazione della CNAI. Con il progetto di realizzazione del Deposito si dovrebbero semmai aggiungere elementi di natura tecnica che garantiscono gradi di sicurezza ulteriori all’opera, ma non necessari di per sé a sanare eventuali criticità relative alle condizioni del luogo prescelto. I costi complessivi rischierebbero di lievitare e, d’altro canto, è elevato il rischio che l’intero processo sia condizionato da vincoli di opportunità politica (centrale e locale). Non ultimo, la voce dei cittadini non è contemplata, mentre l’inclusione delle comunità nelle scelte che le riguardano (specie di lunghissimo periodo) dovrebbe essere un diritto di cittadinanza acquisito.
AAA volontari cercasi. In questo panorama poco lineare si inserisce la storia di Trino, comune di circa 7.000 abitanti in provincia di Vercelli, già sito di centrale nucleare, che, finora, è l’unico in cui la maggioranza che lo amministra ha formalizzato la propria disponibilità a accogliere il Deposito, utilizzando la procedura dell’autocandidatura. Ciò è avvenuto prima che il Decreto Energia fosse convertito in legge.
Il Comune non è tra i 51 inclusi nella CNAI e non è complicato individuare le cause: sorge nel bel mezzo delle risaie vercellesi, zona umida per eccellenza (peraltro, con falda acquifera superficiale nota) . È a due passi dal fiume Po, che è stato causa di alluvioni devastanti. L’autocandidatura è stata avanzata senza essere ampiamente condivisa: è stata approvata dalla Giunta ma non dal Consiglio Comunale. L’istanza di autocandidatura è stata subordinata alla verifica di idoneità del territorio e alla valutazione di sicurezza secondo la procedura prevista. Secondo quanto appreso, le principali motivazioni della scelta sono stati i ritorni economici preventivati, oltre alla possibilità di stoccare in sicurezza i rifiuti già presenti sul territorio. I sindaci dei 39 comuni confinanti (mai consultati) hanno espresso contrarietà. Gli attori economici e il mondo agricolo (già in agitazione per altre questioni) temono ricadute negative per l’immagine del territorio (che molto dipende dal turismo e dalla enogastronomia) nonché sul consumo di suolo e la produzione agricola. I cittadini si stanno organizzando in un comitato di protesta contro una scelta che rischia di condizionare il loro futuro e rispetto alla quale non hanno avuto finora voce. È molto facile prevedere l’ampliarsi della protesta e l’aprirsi di una fase di conflitto sociale e legale.
Le lezioni ancora non apprese. Specie in Italia parlare di energia nucleare è difficile, e ciò va riconosciuto. Alcune lezioni però andrebbero apprese. È ben possibile che l’energia nucleare sia verde e sicura dal punto di vista tecnologico. La discussione sul deposito nazionale rende però palese quanto essa non sia “sostenibile”. Sostenibilità significa infatti non incidere in modo definitivo con le proprie decisioni sulla vita delle generazioni future. Se nessun luogo in Italia è disponibile e/o appropriato oggi a ospitare i rifiuti nucleari, del presente e del recente passato, occorre dare solide basi a una scelta – il ricorso al nucleare – che rischia di ipotecare pesantemente la vita di molte generazioni future.
Il dibattito intorno al nucleare è molto attuale, con posizioni diverse. Alcuni paesi stanno abbandonando la tecnologia, altri pensano di incrementarne la produzione. Tra i principali paesi europei, la Germania ha da poco finalizzato la chiusura degli impianti incrementando la quota di energie rinnovabili, così come la Spagna che ha scelto di abbandonare il nucleare entro il 2035. Di converso, è soprattutto la Francia a prevedere di investire su tale tecnologia negli anni a venire. Se, confidando in un cambio di opinione pubblica, l’obiettivo è quello di tornare a discutere nel merito del possibile utilizzo del nucleare in Italia, è fondamentale non perdere alcuna occasione per mantenersi sul tracciato delimitato dalla combinazione di inattaccabili criteri scientifici e inclusione piena della cittadinanza nei processi decisionali. Ogni tentativo di uscita da tale binario ha il prevedibile effetto di generare situazioni fortemente conflittuali e di condurre a un assai probabile stallo. Ciò vale anche per la procedura da utilizzare per decidere dove localizzare il Deposito nucleare, e le ultime vicende segnalano l’imbocco di una strada rischiosa. Rispetto a questa decisione, sembrerebbe logico che la responsabilità venga assunta dal Parlamento procedendo senza escamotagesulla strada già tracciata con la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI).
In conclusione, va aggiunto che nel dibattito corrente vi è un grande assente: l’economia. Per identificare il miglior luogo per il Deposito occorrerebbe anche chiedersi quale sarebbe l’impatto sull’economia dei territori, per cui servirebbero non solo valutazioni ambientali strategiche (VAS) come richiesto dalle normative ma anche analisi costi-benefici specifiche delle diverse alternative in discussione. La questione economica è spesso richiamata solo per evocare grandiosi impatti occupazionali, che sarebbero plausibilmente circoscritti a specifici settori (in particolare, costruzioni) e con effetti limitati nel tempo. A regime, gran parte delle figure professionali richieste per la gestione del Deposito (es. amministrazione, sorveglianza, sicurezza) già oggi sono facilmente sostituibili con le nuove tecnologie. Sarebbe, quindi, utile chiedersi quale sia il luogo più adatto per ospitare il Deposito tenendo conto anche dell’ecosistema economico specifico nel quale si va a innestare, stimandone con rigore scientifico tutti i potenziali impatti, positivi e negativi.
Samuele Poy
13/2/2024 https://eticaeconomia.it/
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