Superdiffusori e contact tracing a ritroso
Sembra che anche in questa epidemia esistano i super diffusori, cioè soggetti capaci di trasmettere il virus molto più di altri pur nelle stesse condizioni ambientali o relative alla suscettibilità dei contagiati, e di questo se ne è parlato molto in rete come dalle citazioni riportate in calce.
Normalmente si pensa che la contagiosità degli infetti siano pressapoco simili e che il numero di contagi da loro prodotto dipenda soprattutto dal numero dei contatti e dalle situazioni in cui il contatto si è consumato. Una stanza chiusa, non areata, con molte persone sicuramente favorisce il crearsi di più contagi, ma questo è indipendente dal soggetto contagiante. Sicuramente se i soggetti contattati dal contagiante hanno un sistema immunitario più debole è più facile che si instauri un contagio indipendentemente dal soggetto che causa il contagio.
Ma sembra che ci siano proprio dei soggetti che per una caratteristica loro o per come il virus si è sviluppato in loro abbiano una capacità di contagiare molto superiore ad altri. Si considera come capacità di un virus di contagiare, in assenza di misure di contenimento, il valore dell’indice R0 che è la media del numero di contagi prodotti da tutti i contagiati.
Se conosciamo, o stimiamo, le date dei contagi e sappiamo qual è il tempo medio (x) in cui un individuo contagiato può diventare a sua volta contagiante, allora R0 è il rapporto tra i casi al tempo tx rispetto ai casi al tempo t0. Lo stesso lo si può dire per la capacità di contagiare pur in presenza di misure di contenimento, e l’indice viene indicato con Rt ma è del tutto simile all’indice R0.
Però queste sono delle medie ed invece possiamo ipotizzare che la contagiosità di un individuo sia kR0 ovvero kRt dove k è il parametro che indica la capacità dell’individuo a contagiare di più o di meno della media dei contagianti. Di questo passaggio, dai valori media della popolazione ai valori dei singoli individui, ne parla diffusamente A. Kucharski nel suo libro Le regole del contagio pubblicato in Italia da Marsilio.
Non so se vi siano solide evidenze della presenza di super diffusori e se vi sia conoscenza della distribuzione di questo parametro k che è chiamato anche fattore di dispersione in quanto se non varia molto da 1 allora non si creano dei cluster di contagio da super diffusori, ciò che invece succede se vi è maggiore dispersione. In tal caso il valore medio di k nella popolazione risulta inferiore ad 1 in quanto vi sarebbero pochi soggetti con k elevato e molti soggetti con k molto minore; A. Kucharski stima che per il Covid il valore medio di k sia 0,1.
C’è una letteratura non ancora consolidata sull’argomento con ricerche effettuate in Cina, in India ed altrove. Non siamo in grado di definire la certezza della dimensione del fenomeno, però sembra che la presenza dei super diffusori sia ormai considerata certa e come tale quindi la consideriamo.
Richiamiamo, per sviluppare il nostro ragionamento, il cosiddetto “paradosso dell’amicizia” sviluppato nel 1991 da Scott L. Feld e per il quale i miei amici hanno in media più amici di quanti ne abbia invece io. Questo dipende dal fatto che in media se uno mi è amico è più probabile che le sue amicizie siano numerose. Questo paradosso trasferito sulla rete dei contagi porta a ritenere che chi contagia un soggetto ha probabilmente contagiato più soggetti della media dei contagianti. Ad esempio se in una popolazione di cento soggetti ci fosse un super diffusore e alcuni pauci diffusori, la probabilità sarebbe maggiore di essere contagiato dal super diffusore che non dagli altri.
Queste osservazioni portano alla conclusione che sarebbe importante operare un contact tracing anche a ritroso oltre che, come si fa solitamente, in avanti. Infatti la probabilità che gli infetti che non sono super diffusori producano dei contagi nei loro contatti sarebbe relativamente scarsa, mentre la probabilità che il super diffusore, ipoteticamente asintomatico, continui a diffondere il virus sarebbe molto elevata. Quindi chi si occupa di contact tracing è giusto che cerchi di individuare e di sottoporre a controllo tutti i soggetti che sono venuti a contatto con un soggetto positivo al test, ma sarebbe ancora più importante riuscire ad individuare a ritroso il soggetto super diffusore responsabile di un numero consistente di contagi.
Che poi se il fattore della super diffusione non fosse un contagiato bensì una situazione che favorisce i contagi, allora sarebbe ancora più importante individuarla per cercare di rimuoverla. E’ poi ovvio, comunque, che in tutto ciò poi è essenziale che le misure di quarantena vengano imposte non solo a tutti coloro che sono venuti a contatto con il contagiato, bensì, ma ancor di più, a coloro che hanno avuto rapporti con il super diffusore che ha causato il contagio in esame. L’individuazione di un super diffusore, consistente sia in un soggetto che in una situazione ambientale, può essere fatta osservando la comunanza in più soggetti contagiati con una medesima situazione o con lo stesso soggetto di cui potrebbe paradossalmente non esser neppure conosciuta la positività.
C’è da chiedersi infine se situazioni di forte concentrazione di casi come quelli in val Seriana o in alcune RSA non siano da attribuire alla presenza di super diffusori non identificati come tali, e se lo stesso meccanismo di diffusione non si stia manifestando ora in alcune Regioni come la Liguria e la Campania dove il virus sembra abbia trovato delle vie di espansione molto più favorevoli che altrove.
Evitiamo però in ogni casso di innescare una “caccia al super diffusore” incolpandolo dei guai che sta producendo; un super diffusore, se c’è, magari non sa neppure di esserlo e non ha colpa di non aver fatto nulla per evitare di esserlo. Sarà compito del contact tracing l’individuarlo e di conseguenza isolarlo sin tanto che la sua contagiosità non abbia termine.
Oltre a tutto ciò è auspicabile che la ricerca riesca ad appurare cosa fa di un infetto un super diffusore ed anche quali sono i fattori per cui in talune situazioni il virus si diffonde maggiormente che in altre. Solo un esempio: perché il virus si è diffuso così tanto tra i giocatori di calcio del Genoa e non tra quelli del Napoli nonostante abbiano giocato spalla a spalla per novanta minuti? Ci si contagia maggiormente negli spogliatoio che sui campi di gioco? Chissà, però sarebbe importante saperlo anche ovviamente per chi non gioca a calcio in seria A ma ha situazioni di vita che possono molto somigliare.
Cesare Cislaghi
Citazioni di articoli che parlano in rete di super diffusori di Covid-19
Corriere del Ticino:
Il Bo Live, Barbara Paknazar:
alcuni degli http://ilbolive.unipd.it/it/news/covid19-cosa-sappiamo-sui-super-diffusori-virus-si
Scienzainrete, Simonetta Pagliani:
Virgilio Notizie:
https://notizie.virgilio.it/superdiffusori-coronavirus-chi-sono-identikit-galli-crisanti-1417793
Corriere della Sera, Daniela Natali:
People for planet, Michela Dell’Amico,
https://www.peopleforplanet.it/covid-19-science-ecco-chi-sono-i-super-diffusori/
Wired.it:
The Atlantic, Zeynep Tufekci,
https://www.theatlantic.com/health/archive/2020/09/k-overlooked-variable-driving-pandemic/616548/
Le Scienze, Christie Aschwanden,
https://www.lescienze.it/news/2020/07/03/news/covid-19_superdiffusori_ruolo_eventi_molta_gente_spazi-4753512/
Post:
Giornalettismo, Ilaria Roncone:
Alto Adige:
Medical Facts, Renata Gili:
Difesa on line, David Rossi:
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