Tamponi e tracciamento dei contagi nel caos.
Il Direttore Sanitario dell’ATS di Milano Vittorio Demicheli già due giorni fa, a SkyTg24, diceva: “Non riusciamo a tracciare tutti i contagi… chi sospetta di avere un contatto a rischio o sintomi stia a casa.”
Come dire, sbrigatevela da soli, arrangiatevi. E i milanesi, brava gente, si stanno arrabattando e arrangiano – «fanno andà i man».
Il 20 ottobre, Andrea Gori, primario di malattie Infettive al Policlinico di Milano, intervistato dal Corriere diceva che: “La prima battaglia persa è stata arrendersi al tracciamento dei casi. Significa che, dice, non potendo stare dietro ai contatti stretti dei positivi di giornata, ora ci affidiamo alla responsabilità e alla coscienza di ogni individuo.”
E gli individui, i milanesi, sono responsabili, come il lavoratore di 43 anni, sentito dal Corriere proprio ieri.
Il 7 ottobre, si legge sul Corriere, il lavoratore si è recato in un centro di analisi per fare il tampone, ma è stato rimbalzato presso un ospedale in zona San Siro. Qui gli hanno detto che per fare il tampone occorre la prenotazione. Allora il lavoratore ha chiamato il suo medico di base, il quale ha inviato la prenotazione e finalmente è stato tamponato. Passate 24 ore, nessuno si è fatto sentire per comunicare l’esito. Il 13 ottobre, 6 giorni dopo il tampone, è arrivato finalmente il referto: positivo.
Dall’Ats nessuna intervento per il famoso «contact tracing». Il lavoratore ha segnalato la positività sull’App Immuni. Tutto bene, ma nessuno dell’amministrazione pubblica gli ha fornito il codice per far scattare l’alert. Dopo diversi tentativi, è riuscito a parlare con un impiegato della Regione Lombardia che gli ha detto che Ats lo contatterà il 23 ottobre – 16 giorni dopo il tampone (SEDICI).
Il CEO di un Centro Medico Milanese (privato al 100%), con una rete di poliambulatori nel nord Italia, ha scritto che il sistema di tracciamento messo in piedi dallo Stato fa schifo; che (cito) nel 2020 la coda in macchina invece che le prenotazioni online con un orario preciso in cui andare a fare un tampone è inconcepibile; che (cito) uno degli aspetti incredibili di questo paese è l’impossibilità di dialogare con la politica in modo intelligente.
Se dialogo con un imprenditore di un tema, dice, facciamo ragionamenti, facciamo test per verificare ipotesi, sbagliamo e torniamo sui nostri passi. Fino a che non abbiamo capito meglio e cambiato le cose. In tutto il processo c’è un ascolto reciproco e l’assoluta prontezza a cogliere ogni spunto interessante da valutare.
In tutti questi mesi, nei tentativi di dialogo con la politica e con i tecnici pubblici, tutto il processo si è fermato all’inizio: zero ascolto. La politica Italiana, dice, è totalmente sorda alla competenza e non sa ragionare con chi sta fuori dal ristretto cerchio dei politici.
Vince l’immobilismo e le scelte «ignoranti», cioè quelle che ignorano processi, persone, risorse, rischi, impatti di secondo e terzo livello.
Ne ha anche per il delirio delle 3T (Tracciare, Testare e Trattare), e soprattutto per il fallimento del Contact tracing (nel quale la sua Ditta ha giocato un certo ruolo).
I call-center, dice, oggi sono delle strutture raffinatissime – cyborg – un misto di uomo e macchina. Hanno script che vengono gestiti in tempo reale, mano a mano che cambiano le condizioni; formano di continuo agli operatori; hanno sistemi informatici per la gestione delle telefonate; hanno sistemi di registrazione GDPR-compliant; hanno sistemi di misura precisa dei tempi medi delle chiamate, della distribuzione statistica di queste; hanno sistemi di raccolta dei feedback degli utenti; hanno sistemi che collegano il personale con i volumi in entrata.
Di solito, dice, c’è personale IT che fa modifiche continue dei sistemi, in poche ore, allo scopo di adattarli ai nuovi bisogni. Il personale può essere fatto scalare in alto e in basso a seconda delle esigenze in tempo quasi reale.
Io mi chiedo – continua il CEO: ma i politici che hanno deciso di lasciare a centinaia di ASL e ATS la gestione del contact-tracing oppure addirittura a 60.000 Medici di Base pezzi di questo lavoro, hanno presente il crollo di efficacia, l’aumento dei costi e soprattutto la limitazione di risorse che non permettono di fare tracing già a questo punto dell’epidemia?
Insomma, dice il CEO (traduco), come ci è venuto in mente di mettere la nostra salute nelle mani di un gruppo di cialtroni (i tecnici della pubblica amministrazione), guidato da un manipolo di caproni (i politici), che ha affidato la progettazione dei sistemi complessi a una combriccola di incapaci (i consulenti)?
Cosa ci è passato per la testa quando abbiamo creduto che si potesse gestire una mole di dati con burocrati della pubblica amministrazione fermi alla prima rivoluzione informatica e che fanno corsi di aggiornamento per capire la differenza tra firma meccanografica e firma elettronica, posta certificata e scansione digitale, quando qui servono persone in grado di capire il contesto, raccogliere i dati e tradurli in un algoritmo scritto in python?
Gli impiegati statali, galvanizzati (giustamente) dai dati sullo Smart Working, si stanno facendo attirare su questo terreno. Credono che il lavoro dei funzionari e degli impiegati pubblici vada giustamente misurato e apprezzato per il valore che produce, e che questo valore vada misurato in termini di produttività, ovvero di ore-pratica o pezzi-uomo – come altro misurarlo in questo contesto!
Se gli impiegati pubblici accetteranno il confronto su questo piano verranno sbranati vivi. Fanno bene gli insegnanti quando resistono ad ogni tipo di misurazione, contestandone i criteri, i metodi e persino la sensatezza.
Tutto ciò non significa che bisogna voltare gli occhi dall’altra parte di fronte a quelle scrivanie che si affacciano sul nulla, o a quegli impiegati che elaborano e custodiscono le pratiche degli impiegati che elaborano e custodiscono le pratiche, come manco in un incubo di Borges.
Ricordiamoci che l’amministrazione pubblica che conosciamo oggi nasce dal fallimento (FALLIMENTO) del capitalismo basato sulla produttività, l’efficienza e la meritocrazia.
Ricordiamoci, sennò facciamo un torto alla storia, che questa stessa amministrazione ci ha fatto vivere il periodo più prospero (prospero per le classi lavoratrici) della storia dell’umanità – mica pizza e fichi!
L’attacco allo Stato assume anche queste forme subdole. Nel mentre ci si complimenta con i lavoratori pubblici per la maggiore produttività raggiunta durante il Blocco, li si mette sullo stesso piano delle imprese di mercato, e si misura il loro lavoro come se fosse una merce. Ma il loro lavoro non è una merce. Non c’è un mercato dei Certificati di residenza o delle Carte di Identità o dei Certificati dello stato civile – per adesso.
Perché i privati si stanno facendo avanti, il business è allettante.
Leo Essen
28/10/2020 https://www.lantidiplomatico.it
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